«Il segnale da recepire»
Il governatore Zaia dopo le critiche dei 5 Stelle: «Serve, qui c’è il consenso di tutti»
MILANO «Se qualcuno nel cappello ha il coniglio, la grande idea, prego...». Luca Zaia parte piano. L’uscita di Luigi Di Maio sulla Pedemontana veneta («Un problema dal punto di vista economico e ambientale») non gli è piaciuta, ma il governatore veneto non lo lascia trasparire: «Guardi, io nasco in campagna. Se ci fosse qualcuno che ha in tasca la soluzione per fare la superstrada facendo anche risparmiare dei soldi, si faccia avanti».
Non sarà che i 5 Stelle, semplicemente, la Pedemontana non vogliono farla?
«Cosa devo dire? I 5 Stelle negli anni hanno fatto una campagna spaventosa contro quest’opera. Ora, cominciano a dire che l’infrastruttura serve, ma che i conti sono tutti sbagliati, che ingrasserà i privati... Intanto, prendo atto che i 5 Stelle non discutono più dell’utilità dell’opera ma solo sui contratti».
Presidente, ha visto? A Torino, a favore della Torino-lione ha manifestato qualche decina di migliaia di persone. La piazza non la tenta?
«Come le dicevo, io vengo dalla campagna. Nella mia ragione sociale c’è scritto “fare le robe”. Detto questo, quella manifestazione è stata un segnale e da noi la Pedemontana è un’opera plebiscitaria. Proprio i 5 Stelle che parlano di popolo e di Rousseau dovrebbero sapere che qui da noi, tolti i militanti politici, farebbero fatica a trovare una persona contraria. Si ricordi che i 36 sindaci interessati dal progetto hanno dato tutti parere favorevole. I veneti l’aspettano ed è normale che sia così».
Ci può ricordare il perché?
«La Pedemontana è la maggior opera pubblica in Italia, vale 2 miliardi e 258 milioni
per 94 chilometri di superstrada tra 36 Comuni con 14 caselli. Al servizio di un territorio che, pur essendo la vera pompa del pil, non dispone di un grande bypass tra le aree di Treviso, Montebelluna, Bassano e Vicenza. Veda lei».
Ma allora perché i 5 Stelle non la vogliono?
«Ma non lo so... Chi rappresenta a qualunque titolo le persone, invece di parlare con i giornali dovrebbe parlare con i procuratori. Una bella deposizione volontaria. Io da mia mamma e mio papà sono stato educato all’onestà, la politica delle insinuazioni con me non attacca».
E dunque? Come se ne esce?
«Io penso che sia ragionevole per dei ministri porsi dei problemi. Quel che non posso accettare è che si dia, nella migliore delle ipotesi, degli incapaci agli amministratori. E che nella peggiore si faccia credere che qualcuno ci guadagna. Per questo rinnovo la mia proposta».
Quale?
«L’opera nasce nel 2002, è stata messa a gara e vinta, poi si è dovuto modificare il progetto sulla base contrattuale di un progetto che, ripeto, era stato aggiudicato. Ma se esiste qualcuno che ha un piano concreto per migliorare le condizioni economiche della Pedemontana, io sono pronto: sono disposto a cedere il ruolo di concedente al ministero alle Infrastrutture. Tutto, ma questa agonia deve finire. Ricordo che ai primi di dicembre ne apriamo già una tratta e nel 2020 l’opera sarà completa».
Ne ha parlato con il vicepremier Salvini?
«Ma di che cosa? Lui sa perfettamente come la penso e come la pensiamo tutti».