«Chiusure domenicali? Sì, ad Avellino»
Sala contro Di Maio: non rompa le p..., Milano ha 9 milioni di turisti. La replica: chi se ne frega, è un fighetto del Pd
MILANO Le chiusure domenicali dei negozi? «Se vogliono le facciano ad Avellino, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le p... a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti». Quando Corrado Formigli gli chiede se sia giusto che una commessa con 700 euro di stipendio al mese debba lavorare anche la domenica, il sindaco di Milano, Beppe Sala sbotta perdendo il suo proverbiale aplomb («Quando ce vò ce vò», dice alla trasmissione di Gramellini su Rai3). Con due bersagli precisi: il vicepremier Luigi Di Maio, nato ad Avellino e la proposta di legge dei Cinque Stelle di regolamentare l’apertura e la chiusura dei negozi durante le festività. È solo l’inizio di uno scambio al calor bianco che si protrae fino a sera. Il primo a replicare è proprio Di Maio: «Per il sindaco Sala i diritti delle persone sono una rottura di p .... Nessuno vuole chiudere nulla a Milano né da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le p... a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!». La replica velenosa di Sala arriva dopo pochi minuti. «Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10 per cento di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi “fighetto”». Sui social si scatena la guerra dei sostenitori: 3.507 condivisioni per Sala, 2.188 per Di Maio. Interviene anche Clemente Mastella, sindaco di Benevento: «Come meridionale sono indignato». Nel frattempo Sala aveva spiegato che quella su Avellino «era una battuta, anche se dietro ci sta tanta verità, mi auguro che gli abitanti non si arrabbino più di tanto. Il mio bersaglio era Di Maio». Sicuramente si arrabbia l’altro vicepremier, il segretario della Lega, Matteo Salvini e dopo l’accusa di essere un «fighetto» arriva quella di «radical chic»: «Da milanese porto più rispetto ad Avellino rispetto a questo radical chic da salotto buono. Se fossi il sindaco di Milano mi occuperei di alcune zone della mia città assolutamente fuori controllo».
La polemica Il primo cittadino: «Sui negozi il governo è contro il senso comune»