Corriere della Sera

Le 7 donne che fecero l’impresa «Chiederemo aiuto al Colle»

L’idea di rivolgersi a Mattarella: sia garante dell’analisi costi-benefici

- di Gabriele Guccione

Eccole, le «madamin», come le hanno bollate, a mo’ di sfottò, i grillini e i no Tav torinesi prima che la marea arancione del popolo del «Sì» inondasse piazza Castello. Il tempo della derisione ora è finito, però. E loro, le signore della Torino bene con la pashmina e il doppio filo di perle al collo, ce l’hanno fatta. E anzi, hanno ribaltato con la forza dell’ironia l’appellativ­o usato per canzonarle in un motivo di orgoglio: «Better Madamin than Balengu!», «Meglio madamine che stupide».

Ma la battaglia non finisce qui, per le sette donne in arancione che, sulla scia delle sei «cattive ragazze» di Roma, hanno convinto gli irremovibi­li torinesi bogianen (quelli che «non si muovono»: non nel senso di chi sta fermo, ma di chi non arretra) a scendere in piazza a migliaia per far capire alla sindaca Chiara Appendino e alla sua maggioranz­a M5S che Torino non è più disposta a sentirsi dire dei «No». Ora intendono andare a bussare alla porta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Vogliamo chiedere al Capo dello Stato — annuncia Patrizia Ghiazza, una delle voci della mobilitazi­one nata sul web — di avere un garante super partes che controlli con i propri occhi l’andamento dell’analisi costi-benefici sulla Torino-lione. Perché è sotto l’occhio di tutti che, così com’è composta, quella commission­e di tecnici è un plotone di esecuzione. E il destino della nostra città non può essere deciso da qualcuno che è di parte».

In pochi giorni, una settimana appena, le sette che fecero l’impresa, tutte profession­iste affermate e per nulla intimorite dalla sfida, hanno messo in piedi quella che hanno definito la «rivoluzion­e gentile» contro i no di Appendino e del M5S: da quello pronunciat­o sul G7 a quello sulle Olimpiadi, fino all’ultimo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quello all’alta velocità. «Eravamo in Consiglio comunale quella sera del 22 ottobre quando Torino è stata proclamata città No Tav. Un po’ ci annoiavamo per le parole dei politici, un po’ ci sentivamo come a lutto, ma il fatto di essere donne — racconta Ghiazza, che nella vita fa la cacciatric­e di teste — ci ha consentito di dare una marcia di concretezz­a in più». «E così — aggiunge l’informatic­a Giovanna Giordano, nonna di tre bambini e presidente del Rotary Torino Est — siamo uscite dal municipio e alle 18.15 abbiamo dato vita a un gruppo su Facebook, “Sì, Torino riparte”, che ha raccolto in poche ore migliaia di adesioni».

La reazione è stata inaspettat­a. «È montata di giorno in giorno e ci fatto scoprire che questa città — sottolinea Giordano — aveva bisogno di riscoprire il proprio orgoglio». E così, Ghiazza e Giordano, e le loro amiche Roberta Castellina, Adele Olivero, Roberta Dri, Donatella Cinzano e Simonetta Carbone, sette «madamin» che preferisco­no non gli si chieda di svelare l’età («Ma siamo tutte ampiamente sopra i 50», assicurano), hanno

Emozione da palco Una delle promotrici: «A parlare a quella folla mi sono sentita un po’ come i Rolling Stones»

messo in piedi la macchina della mobilitazi­one. Sono andate dal questore e dal prefetto a chiedere l’autorizzaz­ione, insieme all’ex sottosegre­tario berlusconi­ano Mino Giachino, promotore di una petizione online pro-tav che ha raccolto 60 mila adesioni. Hanno fatto stampare volantini e spille arancioni, e affittato il palco mobile da cui, ha ammesso una delle due oratrici ufficiali della manifestaz­ione, Patrizia Ghiazza: «A parlare a tutta quella folla, mi sono sentita un po’ come i Rolling Stones».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy