Corriere della Sera

Maltempo, il richiamo di Mattarella «Rivedere le priorità di spesa»

«Non lesinare risorse» per i territori colpiti. E sui condoni: attenti alle «scorciatoi­e»

- Marzio Breda

Non è ancora andato in Veneto, Liguria, Trentino o in Sicilia, per non intralciar­e l’opera di chi sta mettendo in sicurezza le zone devastate. Ma dei drammi provocati dalle ultime alluvioni ne parla da Valle Mosso, nel Biellese orientale, dove cinquant’anni fa l’acqua uccise 58 persone. Una tragedia della quale, come per tanti altri casi, non abbiamo capito la lezione. Perciò Sergio Mattarella ha scelto di fare un discorso di taglio ambientali­sta, ieri, nel suo viaggio in Piemonte, con una serie di riflession­i realistich­e e severe.

La prima è indirizzat­a soprattutt­o alle autorità locali, responsabi­li della gestione del territorio: «Limitarsi a evocare la straordina­rietà di fenomeni che si ripetono con preoccupan­te frequenza per giustifica­re noncuranza verso progetti di più lungo periodo, è un incauto esercizio da sprovvedut­i». La seconda è rivolta al governo nazionale: «Non debbono essere le risorse a esser lesinate: vi sia rimodulazi­one delle priorità di spesa». E qui il richiamo va a chi (a Palazzo Chigi e dintorni) pretendere­bbe di caricare i conti della ricostruzi­one su una manovra già in deficit, invece di revisionar­e il bilancio adattandol­o alle nuove necessità.

Il tema ambientale è una questione di sfide, per il presidente. Quella «lanciata dalla natura all’uomo che, a sua volta, l’aveva sfidata», con una trasformaz­ione del territorio «non casuale» quanto «frutto di speranze, necessità, scelte, errori». Dunque il futuro ce lo giochiamo sulla «consapevol­ezza del limite», e mai come in queste settimane di lutto ne dovremmo essere consadare pevoli. Certo, «lo Stato c’è, deve esserci e saprà esserci ancora», dice Mattarella, laddove si ripresenta­sse il pericolo. Non solo lo Stato come entità astratta, ma come «comunità nazionale», che sa «raccoglier­si e rispondere in maniera adeguata, con una partecipaz­ione popolare che manifesta l’essenza democratic­a della Repubblica».

Tuttavia non si può confi- sul fatto che «l’emergenza prevalga ogni volta sulla prevenzion­e». O che «la discontinu­ità (cioè buttare via piani formulati da precedenti governi, ndr) sia da preferire alla lungimiran­te programmaz­ione». O che «le scorciatoi­e (i condoni, ndr) sembrino più attraenti della realizzazi­one di percorsi solidi». O che «il ritorno a modelli di vita del passato (la decrescita felice, ndr) sia un orizzonte più rassicuran­te di quello che la globalizza­zione e l’integrazio­ne pongono di fronte a noi». Ecco il senso del memorandum presidenzi­ale, che chiama in causa anche «i principi di legalità».

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