Florida, non è finita Si ricontano i voti Proteste e veleni
Non è finita in Florida. Le autorità dello Stato hanno deciso di procedere al riconteggio dei voti in quattro competizioni, comprese quelle che contrappongono il repubblicano Rick Scott al democratico Bill Nelson per un seggio al Senato e il conservatore Ron Desantis al progressista Andrew Gillum per la carica di governatore. Sono le leggi a imporre di verificare le schede, se il distacco è inferiore allo 0,5%. Il vantaggio di Scott è pari allo 0,15%; quello di Desantis allo 0,41%. Nonostante le regole siano chiare, i repubblicani stanno scatenando una polemica furibonda. L’ex governatore Rick Scott sospetta che in alcune contee a forte concentrazione democratica ci siano stati brogli. E’ intervenuto anche Trump: «E’ una vergogna». Il nervosismo dei repubblicani ha motivazioni più generali. All’indomani del 6 novembre, Trump aveva annunciato una «grande vittoria» mettendo in vetrina i risultati del Senato, dove il partito di maggioranza sembrava in grado di aumentare il margine da 51 a 54 (su 100). Per ora è a 52. Oltre al seggio della Florida, resta da assegnare quello dell’arizona, dove nelle ultime ore la democratica Kyrsten Sinema ha superato l’ex top gun Martha Mcsally. Anche qui è possibile il riconteggio. La vittoria al Senato di Trump potrebbe essere ridimensionata. Alla Camera i democratici si avviano a strappare agli avversari tra i 35 e i 40 deputati. La rimonta più ampia dal 1974 (più 49, con Nixon alla Casa Bianca). Quando mancano 10 distretti da attribuire, i democratici sono a quota 226, oltre la soglia della maggioranza (218), con i repubblicani fermi a 199.