I Johnson, fratelli (un poco) coltelli La Brexit divide un’altra «dinastia»
Jo secchione e filo-ue si dimette dal governo Il patriarca, l’isola dei famosi, i loro show
LONDRA L’altro ieri si è dimesso un altro Johnson. A luglio era toccato a Boris lasciare la carica di ministro degli Esteri, ieri è stata la volta del fratello minore Jo di abbandonare la poltrona di sottosegretario ai Trasporti. Ma i paralleli finiscono qui: perché i due appartengono, su sponde opposte, alla più bislacca famiglia della politica britannica, che annovera anche la sorella Rachel e il padre Stanley.
Come dice la stessa Rachel, «a Londra, come con i ratti, non sei mai a più di un metro di distanza da qualcuno dei Johnson». Una schiatta onnipresente, celebre anche se non sempre celebrata, arrivata all’unisono ai vertici dei giornali e di Westminster.
Boris e Jo, separati da sette anni di distanza, hanno avuto carriere simili. Ma non potrebbero essere più diversi: tanto è clownesco il primo, esuberante e prono alle gaffe, tanto è introverso e cerebrale il secondo. Jo viene infatti chiamato «quello intelligente dei Johnson» e ha sempre suscitato una certa invidia in Boris sotto questo aspetto. E’ stato l’unico a laurearsi col massimo dei voti e quando è successo pare che Rachel abbia telefonato a Boris dicendo: «Hai saputo la cattiva notizia su Jo? Ha preso la lode».
Per il resto i due fratelli hanno entrambi frequentato l’esclusivo college di Eton e poi l’università di Oxford (Rachel è invece andata alla St. Paul, la migliore scuola femminile d’inghilterra, e dopo anche lei a Oxford, a fare Lettere classiche come Boris). Al prestigioso ateneo i due fratelli maschi erano membri dell’infame «Bullingdon club», quello dei privilegiati figli di papà il cui rito di iniziazione consiste nel bruciare banconote da 50 sterline in faccia ai senzatetto.
Prima della politica, tutti si sono cimentati nel giornalismo. Boris si è fatto una fama di campione euroscettico con le sue caustiche corrispondenze da Bruxelles per il Telegraph, mentre Jo ha seguito un percorso più tranquillo che lo ha portato a fare il corrispondente da Parigi per il Financial Times (lui infatti dopo la laurea ha anche frequentato nella capitale francese l’insead, la migliore scuola di management in Europa, e poi la Libera Università di Bruxelles).
Sono queste credenziali che fanno di lui un convinto europeista, a differenza di Boris, che è stato il volto e la voce della campagna per la Brexit. Jo infatti, quando si è dimesso l’altro ieri, è stato il primo ex membro del governo a chiedere un secondo referendum, con l’obiettivo di restare in Europa. Una posizione che era stata già assunta da Rachel, che pure ha fatto una brillante carriera di appuntita columnist per i migliori giornali inglesi ed è la più progressista dei tre, tanto che l’hanno scorso ha annunciato di lasciare i conservatori, il partito di famiglia, per aderire ai liberaldemocratici.
Finora la carriera politica di Jo si è svolta decisamente in secondo piano rispetto a quella di Boris. Mentre quest’ultimo è stato due volte sindaco di Londra e poi ministro degli Esteri, il primo si è limitato a presiedere la cellula politica di Downing Street (un posto da cervelloni) e poi a fare il sottosegretario.
Ma ora con le sue dimissioni si è posizionato per prendere la testa dello schieramento filo-europeo: e non si sa mai che, in caso di un clamoroso ribaltone della politica britannica, non possa essere lui a diventare primo ministro, beffando il fratello maggiore che insegue questo sogno fin da ragazzo.
Se andasse male, potrebbero sempre seguire le orme di Rachel, che ha partecipato al Grande Fratello in tv. O meglio ancora del padre Stanley, il patriarca, che ha fatto l’isola dei Famosi. Una famiglia che è davvero uno spettacolo.