COME SALVARE I NOSTRI FIGLI DAL DOMINIO DEI
VIDEOGIOCHI
Caro Aldo, ho 75 anni e condivido quanto espresso da Carlo Calenda contro i videogiochi: bisogna davvero salvare i nostri ragazzi da questa imperante ludicizzazione elettronica. Ho due nipoti di 12 e 9 anni, che ogni giorno passano parecchie ore chiusi nella loro cameretta a combattere guerre, uccidere mostri e altre diavolerie digitali. Le posso confermare che questi videogiochi creano degli automi, passivi, apatici e incapaci di avere una vita sociale, oltre che goffi nei movimenti a causa della prolungata immobilità a cui i giochi sul telefonino li costringono. Difficile credere che proprio i videogiochi siano ritenuti un valido strumento di apprendimento anche scolastico.
LCaro Enzo, e racconto quel che è successo a me. Qualche anno fa, scrissi una rubrica su Iodonna sui marzianetti dei videogiochi che ci stavano portando via i figli. Nel giro di pochi minuti arrivarono centinaia di commenti, molti più del solito. Qualche mamma preoccupata come me per i ragazzi. Qualche difensore dei videogame, che mi augurava di morire tra atroci tormenti, con questa motivazione: i videogiochi non sono più quelli dei tuoi tempi, maledetto; sono interattivi, creativi, educativi. Gli altri si limitavano ad augurarmi la morte, senza spiegazioni. Il loro livore era impressionante, come quello di una persona che ha subito un torto grave, ingiusto, irreparabile. Come insultare il santone di una setta. Però vanno rispettati. Diceva un grande scrittore, Carlo Fruttero: «Le passioni le condono tutte». E i videogame sono di sicuro una grande passione.
Mi pare evidente che producano dipendenza e rischino di allontanare dalla vita reale. Ma sono anche una forma di arte, di intrattenimento, di business. E saranno una specialità olimpica a Tokyo 2020, per quanto possa sembrare incredibile. Non possiamo certo abolirli. Si può sperare che i nostri ragazzi li padroneggino, e non se ne lascino dominare. Ma è dura. È la rivoluzione digitale, e noi ne siamo in balìa. Forse potremmo provare ad alternare la playstation con una partita a pallone, o la Wii con un gioco d’altri tempi, tipo acchiapparello o nascondino. Alla fine i ragazzi sono anche più contenti.
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