ALL’ITT il decreto Dignità si supera con l’«articolo 8»
In Piemonte (settore automotive) accordo sindacati-azienda per l’uso dei contratti a termine
MILANO Il decreto Dignità non vale per tutti. Ci sono aziende (poche) che sfuggono alle maglie strette delle nuove regole sui contratti a termine. La chiave che fa tornare indietro l’orologio a prima del 12 luglio — la data del decreto Dignità — si chiama «articolo 8». Parliamo dell’articolo 8 del decreto 138 del 2011 voluto dall’allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. La norma permette agli accordi aziendali di derogare addirittura alla legge.
Se nel 2011 l’articolo 8 serviva alla Fiat per adottare un’organizzazione di lavoro in grado di saturare gli impianti di Pomigliano, oggi viene sfruttato per rinnovare i contratti a termine oltre i due anni massimi fissati dal decreto Dignità. Evitando la specificazione delle cosiddette «causali», cioè i motivi che giustificano il contratto con scadenza.
La prima azienda dove è stato firmato un accordo di questo tipo è stata la Fiocchi munizioni di Lecco. Oggi tocca alla ITT di Barge, provincia di Cuneo. Nella sede piemontese della multinazionale americana lavorano 1.200 persone. Il settore è quello della produzione e vendita di pastiglie per freni. Qui, a fronte delle deroghe alle norme nazionali sui contratti a termine, sono state stabilizzate 45 persone. «Le limitazioni introdotte dal decreto Dignità sono difficilmente compatibili con il business e l’organizzazione aziendale di ITT — recita l’intesa —. Le parti pertanto concordano sull’opportunità di dettare una nuova disciplina organica che risulti funzionale a una maggiore competitività del mercato nonché alla produttività e redditività dell’impresa nella prospettiva di poter raggiungere maggiori livelli occupazionali».
In ITT la durata dei contratti a termine non potrà superare i tre anni invece dei due anni oggi fissati come limite dalla legge. Azienda e sindacato hanno inoltre convenuto che non sia necessario precisare alcuna causale. I contratti a termine non potranno superare il 30% di quelli a tempo indeterminato. Per quanto riguarda il lavoro in somministrazione (ex lavoro in affitto) l’accordo stabilisce che non possa andare oltre i 36 mesi.
Se in Fiocchi l’accordo è stato firmato anche dalla Fiom Cgil, in ITT la Filctem Cgil si è sfilata. Non senza polemiche con le categorie «sorelle» di Cisl e Uil.