«Porto in scena i dolori di Pound Una sfida più che un omaggio»
Rigillo protagonista di «Ezra in gabbia»: così si celebra il processo al poeta
C hiuso in gabbia, in piena estate, sotto al sole di giorno e sotto i fari di notte. Mariano Rigillo interpreta Ezra Pound chiuso in quella gabbia. «Era stato arrestato dai partigiani nel 1945 perché fascista — ricorda l’attore — e consegnato agli americani, che lo rinchiusero in un campo di prigionia vicino Pisa, in una condizione disumana dove era costretto persino a mostrarsi mentre espletava i suoi bisogni corporali. Ebbe un collasso e, in seguito, trasferito negli Stati Uniti nel manicomio criminale di Saint Elizabeth, accusato di alto tradimento, dove rimase ben 13 anni: il buco dell’inferno, lo chiamava lui, abitato dalle urla e dalle bestemmie di persone con le braccia legate da camicie di forza».
Si intitola Ezra in gabbia lo spettacolo di cui è protagonista Rigillo, su testo di Leonardo Petrillo, che debutta il 16 novembre al Teatro Goldoni di Venezia, città dove il poeta americano è sepolto. «Più che un semplice spettacolo è una sfida — afferma l’attore —, una provocazione, un riscatto nei confronti non solo di chi continua a considerare Pound soltanto un fascista, dunque a censurarne la straordinaria opera letteraria, ma anche e soprattutto nei confronti di ● Mariano Rigillo, attore di teatro, cinema e tv, ora direttore della Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Napoli. quei gruppettari di Casapound, che si sono appropriati del suo nome, facendo tutto fuorché qualcosa di poetico. Mi rendo conto — aggiunge — che può essere una provocazione pericolosa, non credo infatti che i suoi Cantos siano mai stati portati in scena».
Il testo è basato sulle sue ossessioni: ossessione per la giustizia, per la libertà, per l’usura che corrode il mondo. Rigillo in scena è affiancato da Anna Teresa Rossini che legge alcuni dei brani più significativi dell’opera dello scrittore/profeta. «Sono profondamente attratto dalla grandiosità della sua lirica — continua il protagonista — ed è questo che intendo evocare. Il personaggio che interpreto in modo epico, non didascalico, è un uomo che torna in pubblico per farsi giudicare dalla platea per i presunti “reati” commessi in vita: in palcoscenico si celebra il processo che Ezra non ebbe mai e ora lo pretende. Espone i momenti più duri e più bui della sua esistenza e vuole essere finalmente giudicato: colpevole o innocente. Essere liberato oppure no da quella gabbia... per trovare pace».
Lo spettacolo, prodotto dallo Stabile Veneto, si inserisce in «Venezra», programma ideato in occasione dei 70 anni dalla pubblicazione dei Cantos. Ma avrà per ora solo due repliche: si teme che un’operazione del genere in- Prigioniero Mariano Rigillo (79 anni) in un momento di «Ezra in gabbia», testo di Leonardo Petrillo, il 16 e 17 novembre al Goldoni di Venezia contri ostruzionismo e non trovi ospitalità in altri teatri? «Le due serate — risponde l’attore — intendono proporsi solo come debutto, in previsione di una tournée, dunque mi auguro che non si verifichi ostruzionismo nei confronti di uno spettacolo che vuole essere solo un omaggio a un intellettuale, figura centrale della poesia del ’900, per riscattarne la memoria».
E se alla «prima» si presentassero quelli di Casapound con le bandiere? Replica secco Rigillo: «La figlia Mary de Rachewiltz, avuta da una relazione extraconiugale con Olga Rudge, nel 2011 chiese
Auspicio
L’attore: «Mi auguro che dopo il debutto non si verifichi alcun ostruzionismo»
espressamente ai giudici italiani di far togliere il nome del padre dal gruppo politico di estrema destra. Purtroppo non ottenne il risultato voluto e lo sa perché? Nelle motivazioni si diceva che non essendo Mary figlia legittima dello scrittore, non poteva fare una simile richiesta. Proprio per questo — conclude — trovo giusto poter legare il nome di Pound, relegato da sempre nel dimenticatoio dell’infamia, tanto da essergli stato negato pure il Premio Nobel, a un progetto culturale che per di più esordisce a Venezia, sua città d’elezione dove riposa nell’isola di San Michele».