Corriere della Sera

Ma può fare meglio

Georgia battuta, scelte arbitrali stravagant­i

- DAL NOSTRO INVIATO Domenico Calcagno

FIRENZE Contava vincere e l’italia ha vinto 28-17. Contava giocare un buon rugby e a tratti il buon rugby si è visto. Contava evitare di allungare la partita, farsi trascinare in un corpo a corpo nel quale avremmo avuto tutto da perdere e qui proprio non ci siamo, perché gli ultimi 27 minuti sono stati di sofferenza e resistenza e sarebbe bastato veramente poco per rovinare il lavoro fatto in precedenza.

Gli azzurri hanno battuto la Georgia evitando di mettere in discussion­e il proprio status e, almeno nelle chiacchier­e, il posto nel Sei Nazioni. Ma meta tecnica concessa con generosità alla Georgia dall’arbitro neozelande­se Jackson con la collaboraz­ione dell’inglese Hughes al Tmo il successo poteva (e doveva) essere più netto e definitivo. Se non è arrivato la colpa va divisa tra i nostri (sopra tutti), che hanno buttato via almeno un paio di mete fatte, i georgiani, aggressivi e screanzati come ci si aspettava, e l’arbitro, il neozelande­se Jackson, protagonis­ta, con la collaboraz­ione dell’inglese Hughes al Tmo (television match official), di alcune decisioni perlomeno stravagant­i.

Ma andiamo con ordine. Dopo un quarto d’ora di studio, la Georgia, spinta da 3 mila tifosi imbandiera­ti, appassiona­ti e rumorosi (alcuni, si dice, arrivati dagli States), andava in meta e in vantaggio con il centrone Mchedlidze. Scendeva il gelo, ma il cazzotto svegliava l’italia che segnava 5 minuti dopo con Campagnaro in fondo a un’azione bella e insistita. Poi marcavano Bellini, Budd a inizio secondo tempo e ancora Allan. Quando una partita prende una certa strada, la legge del rugby — che l’italia purtroppo conosce benissimo — pre-

vede il crollo dei meno bravi, nella fattispeci­e i Lelos. Ma ecco Jackson che, su una buona giocata dei georgiani, concedeva una meta di penalità molto «generosa». «Sì, abbiamo chiesto spiegazion­i all’arbitro — raccontava capitan Ghiraldini —. Se ci ha convinto? Beh, insomma…». Insomma era un colpo basso e i nostri, con il vantaggio ridotto a 11 e un uomo in meno (giallo a Benvenuti), si facevano prendere dall’affanno mentre i georgiani, che avevano fiutato l’occasione della vita, caricavano come indemoniat­i.

Non succedeva nulla, nel senso che l’italia resisteva, ma come ammetteva il c.t. O’shea il finale doveva essere un altro. «Sono contento perché abbiamo vinto una gara della quale si parlava da un anno e la pressione c’era. Però quegli ultimi 20 minuti… La meta tecnica ha cambiato la partita». Sull’arbitro il c.t. sorvolava, ma con un sorriso che diceva tutto. Giusto: in fondo quello che contava, la vittoria, è arrivato e allora meglio pensare a sabato prossimo, quando a Padova ce la vedremo con l’australia. E sarà sicurament­e un’altra storia.

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(Afp) Placcaggio L’azzurro Steyn braccato da due avversari georgiani a Firenze

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