RINITE CRONICA E IPERTROFIA DEI TURBINATI QUANDO È CONSIGLIABILE UN INTERVENTO? E QUANTO PUÒ ESSERE RISOLUTIVO?
Ho 71 anni e da sempre soffro di rinite cronica, con ipertrofia dei turbinati, che si manifesta in particolare quando mi corico e in ambienti secchi e fumosi. Nessuna allergia, nessuna infezione. Decenni fa ho subito una resezione dei turbinati senza risultati. Recentemente mi è stata prescritta una terapia cortisonica e lavaggi con sali ipertonici. Risultato eccezionale, ma solo temporaneo. Mi è stato prospettato un intervento di turbinoplastica con una tecnologia innovativa. Considerata la mia storia, sarà risolutivo?
I turbinati sono strutture situate sulla parete laterale delle fosse nasali. Sono normalmente tre: inferiore medio e superiore, ma talvolta è presente anche un turbinato supremo. Si tratta di strutture costituite da uno scheletro osseo e rivestite da epitelio respiratorio. Al di sotto dell’epitelio si trova un tessuto erettile che, gonfiandosi e sgonfiandosi con maggiore e minore afflusso di sangue, ne cambia il volume.
I turbinati svolgono una funzione assai importante nella funzione respiratoria nasale, infatti sgonfiandosi e gonfiandosi regolarmente ogni sei ore circa permettono alle narici di alternarsi nella funzione respiratoria «dandosi il cambio».
Nell’espletare la funzione respiratoria, il naso usa i turbinati per fare un grande lavoro di condizionamento e filtrazione dell’aria, garantendole di raggiungere la faringe a 37 gradi centigradi con una umidità relativa del 100 per cento, allo stesso modo servono per raffreddare e asciugare l’aria in uscita.
Delle tre coppie di turbinati, quella più interessata dalla funzione respiratoria in senso stretto è quella degli inferiori che contribuiscono a formare la «valvola nasale interna» , il punto più ristretto delle fosse nasali. E questi sono proprio i turbinati che più spesso debbono essere trattati chirurgicamente.
I turbinati oltre ad andare incontro a regolari cambiamenti di volume durante il ciclo nasale, reagiscono anche a stimoli di natura infettiva, allergica o a riflessi che possono alterarne il volume dapprima in maniera intermittente e poi in maniera sempre più costante. Venendo al suo caso, la causa più probabile dei sintomi che accusa è una rinite vasomotoria, simile alla rinite allergica ma scatenata non da allergeni, bensì da fattori quali i cambiamenti di temperatura o gli stimoli luminosi. e che manca del prurito tipico delle manifestazioni allergiche. Con il tempo e con il ripetersi del fenomeno, i turbinati rimangono perennemente gonfi e impediscono una buona respirazione.
Il trattamento all’inizio è medico: si ricorre a steroidi topici, come sta facendo lei, che contrariamente a quello che molti suppongono non danno particolari problemi e il cui uso può essere protratto nel tempo.
I tassi ematici di steroidi in questa terapia sono di solito trascurabili e i soli due effetti collaterali possibili sono la crescita di miceti (funghi ndr) nelle cavità nasali (effetto collaterale personalmente mai visto in 40 anni di professione) o lievi sanguinamenti dovuti all’azione degli steroidi sulla mucosa nasale. Di solito questo effetto si evita lavando le fosse nasali con soluzione fisiologica immediatamente prima di spruzzare la soluzione steroidea.
Quanto all’opzione chirurgica, non esiste una tecnica che garantisca un risultato migliore in assoluto, ma ci sono alcune regole da rispettare.
Dato che i turbinati sono come spugne che con l’afflusso e il deflusso di sangue si gonfiano e sgonfiano, ogni manovra amputativa può causare sanguinamenti importanti.
Inoltre queste strutture sono rivestite da epitelio respiratorio ciliato: se il turbinato viene tagliato mentre si sta riepitelizzando non viene più ricoperto da questo epitelio «nobile», ma da un tessuto senza ciglia e questo può portare a un ristagno di secrezioni con formazione di croste fastidiose e maleodoranti.
Infine ,se il volume eccessivo dei turbinati viene rimosso, si viene a creare la cosiddetta empty nose syndrome: il naso pur essendo praticamente vuoto senza i turbinati, al paziente sembra «bloccato» ed è una sensazione estremamente fastidiosa. Per intervenire chirurgicamente in modo corretto bisogna agire sul tessuto sottomucoso riducendolo o utilizzando ustioni controllate che inducono una cicatrizzazione, rispettando però sempre il rivestimento mucoso del turbinati.