L’antico vizio di far salire i piccoli sul palco
Bambini «usati» in politica. L’altro giorno è toccato a una bimba di dieci anni salire sul palco e recitare contro il disegno di legge Pillon, che vorrebbe la par condicio dei genitori separati obbligando i figli a un rigido minutaggio fra mamma e papà. Lo stesso Salvini ha esibito un suo fan di quarta elementare che in un temino aveva parlato di lui. E Renzi ha esposto la nipotina affetta dalla sindrome di Down.
L’uso politico dei bambini non è una novità. Dal ‘48 a oggi sono stati fatti sfilare per la famiglia e per Stalin, per la patria e per la pace. Ma, almeno a mia memoria, è la prima volta dai tempi dei «pionieri» e dei «balilla» che una bambina non saliva su un palco e prendeva la parola. Dicono le cronache che è successo l’altro giorno alla manifestazione indetta a Roma contro il disegno di legge Pillon, quello che vorrebbe la par condicio dei genitori separati, obbligando i figli a un rigido minutaggio per dividersi equamente tra mamma e papà. Come testimonial contro questo progetto ha preso la parola Nora, dieci anni o poco più, alla quale è stato detto di dire al microfono: «Noi bambini non siamo valigie, non potete dividerci in due». A un’altra bambina hanno invece appeso al collo un cartello con la scritta «Questa è la legge dei preti e dei padroni/ ti tolgono i figli e difendono gli embrioni».
Verrebbe quasi da solidarizzare con il senatore Pillon. Se non fosse che il leader del suo partito, Capitan Salvini in persona, ha appena esibito un bambino di nove anni nella sua autocelebrazione quotidiana sui social, pubblicandone il «temino» di quarta elementare scritto in corsivo: «Un giorno ho incontrato la persona che ho sempre voluto incontrare. Il mio idolo. Davanti a me c’era Salvini. Era un uomo saggio, simpatico, gentile: il migliore. Mi sono messo in fila ad aspettare di fare la foto. Il mio cuore si è riempito di gioia quando Salvini ha fatto passare prima i bambini». Invece di chiamare i genitori e metterli sull’avviso per il pericoloso culto della personalità che si sta già impadronendo del piccolo, il ministro degli Interni ha ringraziato Tancredi su Twitter: «Che cosa può darmi più forza ed energia di questo?». Ma l’infantilismo in politica non risparmia nessuno.
Allo scopo di polemizzare con le ripugnanti parole contro i Down, vere o finte che fossero, pronunciate qualche anno fa in una scuola da Casalino, Matteo Renzi non ha resistito ad «esporre» la sua nipotina, anch’ella affetta dalla sindrome, pubblicandone il nome e la foto. Mentre invece, proprio perché è un minore come tutti gli altri, avrebbe anche lei diritto alla garanzia della privacy prevista per i media dalla Carta di Treviso, «al fine di evitare che, in nome di un sentimento pietoso, si arrivi a un sensazionalismo che finisce per divenire sfruttamento della persona».
Il mondo salvato dai ragazzini era il titolo di un capolavoro di Elsa Morante. C’è da chiedersi chi salverà oggi i bambini dalla furia onnivora della nostra politica.
Esempi negativi
Contro il Ddl Pillon ha parlato Nora, 10 anni. Salvini ha esibito un bimbo di 9 nella sua quotidiana autocelebrazione sui social