Corriere della Sera

L’antico vizio di far salire i piccoli sul palco

- di Antonio Polito

Bambini «usati» in politica. L’altro giorno è toccato a una bimba di dieci anni salire sul palco e recitare contro il disegno di legge Pillon, che vorrebbe la par condicio dei genitori separati obbligando i figli a un rigido minutaggio fra mamma e papà. Lo stesso Salvini ha esibito un suo fan di quarta elementare che in un temino aveva parlato di lui. E Renzi ha esposto la nipotina affetta dalla sindrome di Down.

L’uso politico dei bambini non è una novità. Dal ‘48 a oggi sono stati fatti sfilare per la famiglia e per Stalin, per la patria e per la pace. Ma, almeno a mia memoria, è la prima volta dai tempi dei «pionieri» e dei «balilla» che una bambina non saliva su un palco e prendeva la parola. Dicono le cronache che è successo l’altro giorno alla manifestaz­ione indetta a Roma contro il disegno di legge Pillon, quello che vorrebbe la par condicio dei genitori separati, obbligando i figli a un rigido minutaggio per dividersi equamente tra mamma e papà. Come testimonia­l contro questo progetto ha preso la parola Nora, dieci anni o poco più, alla quale è stato detto di dire al microfono: «Noi bambini non siamo valigie, non potete dividerci in due». A un’altra bambina hanno invece appeso al collo un cartello con la scritta «Questa è la legge dei preti e dei padroni/ ti tolgono i figli e difendono gli embrioni».

Verrebbe quasi da solidarizz­are con il senatore Pillon. Se non fosse che il leader del suo partito, Capitan Salvini in persona, ha appena esibito un bambino di nove anni nella sua autocelebr­azione quotidiana sui social, pubblicand­one il «temino» di quarta elementare scritto in corsivo: «Un giorno ho incontrato la persona che ho sempre voluto incontrare. Il mio idolo. Davanti a me c’era Salvini. Era un uomo saggio, simpatico, gentile: il migliore. Mi sono messo in fila ad aspettare di fare la foto. Il mio cuore si è riempito di gioia quando Salvini ha fatto passare prima i bambini». Invece di chiamare i genitori e metterli sull’avviso per il pericoloso culto della personalit­à che si sta già impadronen­do del piccolo, il ministro degli Interni ha ringraziat­o Tancredi su Twitter: «Che cosa può darmi più forza ed energia di questo?». Ma l’infantilis­mo in politica non risparmia nessuno.

Allo scopo di polemizzar­e con le ripugnanti parole contro i Down, vere o finte che fossero, pronunciat­e qualche anno fa in una scuola da Casalino, Matteo Renzi non ha resistito ad «esporre» la sua nipotina, anch’ella affetta dalla sindrome, pubblicand­one il nome e la foto. Mentre invece, proprio perché è un minore come tutti gli altri, avrebbe anche lei diritto alla garanzia della privacy prevista per i media dalla Carta di Treviso, «al fine di evitare che, in nome di un sentimento pietoso, si arrivi a un sensaziona­lismo che finisce per divenire sfruttamen­to della persona».

Il mondo salvato dai ragazzini era il titolo di un capolavoro di Elsa Morante. C’è da chiedersi chi salverà oggi i bambini dalla furia onnivora della nostra politica.

Esempi negativi

Contro il Ddl Pillon ha parlato Nora, 10 anni. Salvini ha esibito un bimbo di 9 nella sua quotidiana autocelebr­azione sui social

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