Corriere della Sera

Le mosse delle 7 «madamin» corteggiat­e da mezza Italia «Non c’è solo l’alta velocità»

- Gabriele Guccione

Si erano illuse di potersi riposare e dedicare al pranzo domenicale con le famiglie, almeno nel «day after» della marea arancione che sabato ha inondato Torino e, con lei, la sindaca dei «no» Chiara Appendino. E invece le sette donne dei «Sì» ieri hanno trascorso la giornata chiuse nello studio profession­ale di una di loro, in un villino liberty affacciato sul parco del Valentino, per rispondere davanti a una tazza di tè e a una guantiera di pasticcini alla valanga di messaggi e di proposte di collaboraz­ione arrivati da tante città italiane e dall’estero. «Compliment­i, siete state grandi. Vivo in Giappone ma sono torinese e sabato mi sono sentito insieme a voi in quella piazza piena di gente», ha scritto loro un giovane «cervello» fuggito a Tokyo. E così, messaggi dello stesso tenore sono arrivati da Brasile, India e Albania. «Abbiamo ricevuto anche un’offerta di matrimonio da Brindisi: vi sposerei tutte», fanno sapere ridendo le madamin. «Chi se lo sarebbe mai aspettato? Soltanto mezz’ora prima di salire su quel palco, sabato — racconta una di loro, Simonetta Carbone, di profession­e pierre —, guardavamo la gente fino a quel momento in piazza, temendo di aver fatto un buco nell’acqua». E invece, alla fine, sono arrivate 30 mila persone. «E ora — aggiunge l’informatic­a Giovanna Giordano -—ci fermano per strada e ci dicono: grazie per quello che avete fatto».

Tanti messaggi di affetto, insomma. Eccetto uno, almeno per ora: quello della prima cittadina, da cui non hanno ricevuto nemmeno una telefonata. Non che se l’aspettasse­ro: «Il nostro obiettivo era un altro, e non puntava contro qualcuno o qualcosa, ma a favore della rinascita di Torino», rimarcano le sette signore. Ma molti, in città, darebbero per scontato un segnale di avviciname­nto della sindaca.

L’obiettivo delle madamin che hanno risvegliat­o l’orgoglio dei torinesi è un altro, del resto: farsi ricevere dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Andremo avanti finché non ci arriveremo», ricorda Patrizia Ghiazza, la donna che sabato ha parlato dal palco. Hanno già cercato un contatto informale con il Quirinale: «Per capire qual è la prassi in questi casi», sottolinea Carbone. Nei prossimi giorni partirà la richiesta ufficiale.

Le istanze della piazza sono anche altre: sviluppo, un futuro di lavoro, cultura, turismo, per una città che vuole crescere e non rimanere indietro

Ma nessuna di loro vuole tirare per la giacca il Capo dello Stato nella contesa sulla Torino-lione. «Vorremmo un garante super partes per l’analisi costi-benefici — precisa l’esperta di comunicazi­one — ma non c’è solo la Tav, le istanze della piazza sono anche altre: sviluppo, un futuro di lavoro, cultura, turismo, per una città che vuole crescere e non rimanere indietro».

E dopo aver varcato la soglia del Quirinale che cosa faranno? Qualche malizioso ha ipotizzato che vogliano scendere nell’agone politico, magari fondando una loro lista civica in vista delle comunali del 2021. Loro, a chi gli chiede che sia vero, rispondono con una risata: «Siamo sette donne, non una di più. Alle spalle non abbiamo nessuno. A parte le nostre vite profession­ali e le nostre famiglie».

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