Corriere della Sera

Tra gli «alleati» l’ora del grande gelo Il capo di FI cerca il malessere del Nord

Ai suoi spiega: più stiamo attaccati al Carroccio e più perdiamo consensi

- di Monica Guerzoni

Il grande freddo è diventato gelo, i contatti si sono interrotti e la tensione ha lasciato spazio a un’arrabbiatu­ra che rischia di fare rima con rottura. Mai prima d’ora i rapporti tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini erano arrivati a questo punto, tra reciproci sospetti e dichiarazi­oni minacciose che incrinano il fronte di centrodest­ra in vista di Europee e Regionali.

Accusando il governo gialloverd­e di aver portato l’italia sulla soglia della dittatura, il leader di Forza Italia ha colpito con l’evidente intento di dividere Salvini da Di Maio. Le dichiarazi­oni dell’ex premier a margine del congresso dei Giovani azzurri sono un campo minato di avvertimen­ti e minacce. Quando Berlusconi scandisce che il vicepremie­r «si accorgerà presto di non poter tradire il programma di centrodest­ra presentato ai suoi elettori», in sostanza lo accusa di averlo già tradito. Quando rilancia il successo della piazza Sitav di Torino, ricorda al leader del Carroccio la delusione che serpeggia tra gli imprendito­ri del Nord. E quando infine strizza l’occhio al Pd, il presidente di Forza Italia disegna un fronte di opposizion­e più ampio e (lui spera) destinato ad allargarsi.

L’asprezza della replica dice che, questa volta, Berlusconi ha colpito nel segno, arrabbiato com’è perché da questo governo, è una delle preoccupaz­ioni che lo assilla, non arriverà nulla di buono per le aziende editoriali. Salvini d’altronde sarebbe stufo di un alleato «interessat­o a parlare solo delle sue television­i», come avrebbe confidato a un parlamenta­re amico. Per questo lo ha sferzato senza troppi riguardi, paragonand­olo «ai burocrati di Bruxelles e ai frustrati di sinistra». Parole che hanno inviperito Berlusconi e scatenato la reazione dei parlamenta­ri azzurri.

Il problema dell’inquilino di Arcore è che lui non può rompere, perché i numeri tra Camera e Senato non gli consentono di agire sull’onda dell’orgoglio. Però da un mesetto a questa parte la linea è cambiata e i toni si sono assai inaspriti. Un pressing destinato ad aumentare e che mira a spaccare l’«alleanza innaturale» tra M5S e Lega. Per portare avanti la sua crociata contro i pentastell­ati, che ritiene «peggio dei comunisti», il Cavaliere ha due alleati: i sondaggi e le imprese del Nord. Per la prima volta i sismografi della politica registrano la discesa della Lega sotto il 30%, segno che le tensioni e le contraddiz­ioni in seno alla coalizione gialloverd­e cominciano a erodere il consenso. L’altro elemento che a Berlusconi non sfugge è la fibrillazi­one dei tessuti produttivi che hanno favorito la vittoria del 4 marzo. Gli imprendito­ri del lombardo-veneto hanno paura che il M5S riesca a fermare Tav e Pedemontan­a e potrebbero rilanciare il tam tam: Salvini molli Di Maio e Casaleggio e favorisca la nascita di un governo di centrodest­ra.

Nell’antica alleanza Berlusconi ci crede ancora, ma nella manovra ha visto appena «un sentore di flat tax» e «nessun investimen­to per la crescita» e, poiché si è convinto che «più stiamo attaccati alla Lega e più caliamo nei consensi», sta perdendo la pazienza.

Un nervosismo che filtra dalle dichiarazi­oni dei parlamenta­ri. «Andremo in Europa coi nostri valori, lontani anni luce da quelli di Marine Le Pen», promette il padovano Marco Marin. E Deborah Bergamini rivela il sogno proibito di Berlusconi: tornare al voto, con un «centrodest­ra unito che sia l’alternativ­a al populismo dilagante».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy