Carige, la spinta del governo per il salvataggio «privato»
Carige trova la sua rete di salvataggio privata, senza bisogno di chiedere aiuti allo Stato, per rimettere «inequivocabilmente» — sottolinea una fonte diretta — in una situazione di solidità patrimoniale l’istituto ligure. La soluzione privata consiste in un finanziamento-ponte, sotto forma di un bond subordinato, da parte dello strumento creato ad hoc per le crisi bancarie, lo Schema Volontario nato nell’ambito del Fondo Interbancario. Di fatto è una replica del fondo previsto dalla legge per la garanzia dei depositi fino a 100 mila euro, i cui interventi a favore di una banca in crisi sono però considerati dalla Ue come aiuti di Stato.
L’intera operazione verrà approvata questa mattina dal nuovo consiglio di amministrazione di Carige, presieduto da Pietro Modiano è guidato dall’amministratore delegato Fabio Innocenzi, insieme con i conti del terzo trimestre. Alle 12.30 il consiglio del Fondo Volontario presieduto da Giuseppe Maccarone approverà la mossa: la sottoscrizione di un bond subordinato da 200-300 milioni (cifra variabile in base all’impegno dei soci principali della banca come la famiglia Malacalza, che ha il 28%, e i finanzieri Raffaele Mincione, al 5%, e Gabriele Volpi, al 9%) che mette subito la banca in linea con le richieste di capitale della Bce ed evita situazioni più incerte e pericolose, come una eventuale richiesta di ricapitalizzazione precauzionale stile Mps (che non è scontato venga concessa, come accaduto con Popolare di Vicenza e Veneto Banca). Anche per questo il governo Legam5s, attraverso il ministero dell’economia, ha spinto in questi giorni per una soluzione privata, sebbene a carico del sistema bancario.
Contemporaneamente al bond verrà chiamato un aumento di capitale, fino a circa 400 milioni. Nel frattempo la banca, con il bond, rientra subito nei livelli di patrimonio chiesti dalla Bce. L’aumento servirà a rimborsare il prestito alle banche; se non ci sarà sottoscrizione totale da parte dei soci attuali e del mercato, il bond si trasformerà in capitale per il residuo. Insomma una ricapitalizzazione già garantita, necessaria in un mercato che da mesi ha voltato le spalle a Carige. Lo sbocco sarà un’aggregazione con un altro istituto, cui lavora l’advisor Ubs. L’ammontare della ricapitalizzazione sarà anche in funzione della pulizia che il board porterà avanti per rispondere ai rilievi della Bce su alcuni fidi. Per questo il terzo trimestre dovrebbe chiudere ancora con risultati in perdita.