A Malibù Incendi fuori controllo in California: 25 morti, 200 mila sfollati. Il governatore chiede lo stato di calamità. Ma Trump glissa: «Siate intelligenti»
WASHINGTON Fiamme fuori controllo: la California brucia da dieci giorni ormai. Le testimonianze terrificanti: persone «letteralmente carbonizzate» in macchina, mentre cercavano di sfuggire a uno degli incendi più brutali negli ultimi anni. I morti finora sono 25, feriti tre pompieri. Alcuni cadaveri sono irriconoscibili. La polizia li ha trasportati nei laboratori per identificarli con il prelievo del dna.
La mappa mostra due aree di crisi. La prima nella zona tra i villaggi di Chico e di Pulga, a nord ovest di San Francisco. Qui il fuoco ha attaccato una superficie enorme: 441 chilometri quadrati. La macchina del soccorso, tra idranti e aerei cisterna, finora è riuscita a contenere solo il 25% del fronte. Le autorità hanno compilato un bilancio ancora provvisorio: 23 morti, tre feriti, 15 mila strutture minacciate; 6.453 case e 260 attività commerciali incenerite.
L’altro epicentro si trova a nord di Los Angeles, a ridosso della metropoli. Con due focolai. Quello di Woolsey è gigantesco: 337 chilometri quadrati, di cui solo il 10% sotto controllo. Due morti, 57 mila strutture di vario tipo in pericolo, 177 edifici distrutti. La minaccia si è estesa fino alle ville delle celebrità di Malibù, come Lady Gaga, Kim Kardashian West, Martin Sheen e Guillermo del Toro. Lambita anche Thousand Oaks, la cittadina dell’ultima sparatoria in un club di musica country, giovedì 8 novembre (13 persone uccise).
Infine a Hill, dove l’incendio si è sviluppato a partire dal 2 novembre: 18 chilometri quadrati in piena combustione, 400 strutture in pericolo, due edifici polverizzati.
La prolungata siccità ha creato le condizioni per il disastro. Il resto lo sta facendo il vento impetuoso. «Siamo ancora in allarme rosso – ha spiegato Bill Murphy, portavoce del comando centrale dei vigili del fuoco in California – il vento continuerà nei prossimi giorni e potrebbe innescare altri incendi esplosivi».
Sono al lavoro circa 8 mila vigili del fuoco, arrivati anche da fuori, ma evidentemente non bastano. Il governatore dello Stato, il democratico Jerry Brown, sta chiedendo da giorni l’intervento di Donald Trump perché dichiari «lo stato di calamità nazionale». L’assistenza federale garantirebbe l’apertura di rifugi d’emergenza per le già 200 mila persone sfollate e in prospettiva sussidi per la ricostruzione delle case, nonché indennità per chi ha perso il posto di lavoro.
Ma il presidente, rientrato ieri sera da Parigi, nelle ultime 48 ore si è limitato a seguire via Twitter le notizie sempre più drammatiche. Nel pomeriggio del 10 novembre ha commentato: «I nostri cuori sono con chi sta combattendo le fiamme, con le persone che sono state evacuate, con le famiglie delle vittime. Dio li benedica tutti». Poi ieri mattina nuovo messaggio: «Con una accurata gestione delle foreste, noi possiamo fermare le continue devastazioni in California. Cercate di essere intelligenti!».
Per il momento, dunque, Trump preferisce dedicarsi alla polemica diretta con Brown, uno dei suoi critici più aspri. Vedremo se oggi Washington, finalmente, si muoverà.