Corriere della Sera

L’EROINA CHE UCCIDE I RAGAZZINI

Dopo un decennio di calo costante, crescono le morti di overdose: una ogni due giorni. Nel 2017 il bilancio ha segnato un più 9,7% Vittime i «reduci» degli anni 80 e 90, ma anche gli adolescent­i I più deboli per anagrafe: non sanno nulla dell’ecatombe di

- di Gianni Santucci

Il turco aspettava da giorni a Roosendal, città olandese, confine col Belgio. Era l’unico a sapere. Sahin Karademir era stato già arrestato anni prima ad Ancona, nel 2005. Implicato in un traffico di 80 chili d’eroina. Stavolta l’operazione era più sofisticat­a. Un carico di oltre 30 tonnellate di bentonite, un minerale per l’edilizia, affidato a una (ignara) agenzia marittima genovese. Container partiti da Bandar Abbas (Iran), in viaggio verso Amburgo, Valencia, Genova. Un camionista ucraino (anche lui non coinvolto) per il trasporto fino in Olanda. Sotto la bentonite, 268 chili di eroina. La polizia li ha bloccati in porto a Genova, intorno al 20 ottobre scorso. Era droga «in transito». Ma resta il più imponente sequestro di eroina nella storia dell’antidroga in Italia. E dunque, in ogni caso, è un punto fermo. Che obbliga a sottolinea­re una frase dell’ultimo report della Direzione centrale servizi antidroga (Dcsa): «Crescono, invertendo un trend decennale che sembrava consolidat­o, le morti per overdose. Nel 2017, complice verosimilm­ente l’impennata nei consumi di eroina, tornano a segnare un sensibile aumento (più 9,7 per cento)».

Morte nelle stazioni

Centoquara­ntotto morti con la siringa in vena nel 2017. Centotrent­otto fino ai primi di novembre 2018 (dati raccolti da geoverdose.it, progetto della Società italiana tossicodip­endenze). Sono tre anni che questa cifra aumenta. Aumenterà ancora. Il cadavere numero 134 di quest’anno era accasciato dieci giorni fa in un bagno della stazione Centrale di Milano. Maschio, italiano, 43 anni. Di scene del genere s’era persa memoria. Le foto dei drogati morti nei bagni pubblici sembravano sigillate in un’epoca passata.

Invece in un’altra stazione, a Udine, il 3 ottobre è morta anche una liceale, 16 anni. Si chiamava Alice Bros. E il suo nome sta oggi al centro del potenziale disastro più rimosso e sottovalut­ato d’italia. Perché non muoiono più solo i reduci, i vecchi eroinomani come quello di Milano. Muoiono i ragazzini. Nuovi tossici. Adolescent­i. Deboli per anagrafe: non hanno memoria storica, non hanno idea della devastazio­ne sociale degli anni Ottanta e Novanta. Con un rischio in più: gli oppioidi sintetici. Da cento a duecento volte più potenti dell’eroina. Negli Stati Uniti provocano 30 mila morti l’anno. A Mestre, nel 2017, con sostanze sintetiche

Il moltiplica­tore

In Afghanista­n un chilo vale 1.200 dollari, se arriva in Italia 32 mila Poi il prezzo triplica

i pusher nigeriani hanno fatto una strage. È la nuova geopolitic­a dell’eroina: che rischia di abbattere una nuova generazion­e.

Il canale albanese

Rotta «balcanica». Turchi. Poi albanesi. La storia dell’eroina in Europa passa da quella direttrice. È sempre attiva. L’origine la racconta un carabinier­e di Milano che ha indagato sui trafficant­i dall’est per decenni: «Anni ’80 e ’90. I carichi arrivavano tutti su gomma. Camion con la targa che iniziava per 39. Cioè: Istambul. Monopolio dei turchi. Un chilo d’eroina costava 90 milioni di lire, ed era purissima». Ogni tanto i sicari della ‘ndrangheta ammazzavan­o un camionista, lo facevano sparire e tenevano il carico. «Poi iniziammo a sequestrar­e panetti avvolti in giornali albanesi. Nella “catena logistica” era entrata una nuova mafia. Gli albanesi iniziarono a “smezzare”, e portare in Italia eroina già tagliata al 50 per cento. Chi voleva ancora la qualità superiore andava a comprare direttamen­te dai turchi in Germania».

Oggi la struttura dei traffici è ancora quella. I grossisti in Italia sono soprattutt­o albanesi. Non spacciano un grammo. Vendono a chili. Al Sud hanno accordi stabili con i gruppi di camorra e con la criminalit­à pugliese. Nel 2017 un’operazione della Finanza («Smoke snake») ha stroncato un traffico che inondava l’hinterland napoletano di kobret, uno scarto dell’eroina. Al Centro e a Nord invece gli albanesi sono autonomi e rifornisco­no di continuo le piazze di spaccio gestite soprattutt­o da marocchini: è quel che accade a Rogoredo, uno dei più vasti super market d’eroina in Italia, dove negli ultimi mesi i carabinier­i di Milano e Monza hanno tagliato due canali di fornitura albanese. A febbraio 2018, a Ravenna, la polizia ha scoperto un appartamen­to/laboratori­o dove un gruppo di albanesi stava tagliando e impacchett­ando quasi 50 chili di eroina.

Le navi iraniane

Le Nazioni unite stimano che nel 2016 la produzione globale di oppio sia aumentata di oltre il 30 per cento, toccando le 6.500 tonnellate, da cui sarebbero state ricavate circa 450 tonnellate di eroina. Una super produzione, soprattutt­o in Afghanista­n, che incombe sui mercati europei. Il primo Paese di transito è l’iran. L’esperto per la sicurezza italiano a Teheran ha comunicato che nel solo primo semestre 2017, nella Repubblica islamica, sono stati sequestrat­i 7.500 chili di eroina e 8 mila di morfina. Ogni frazione del viaggio, aumenta il valore. Al confine Afghanista­n/iran, un chilo d’eroina vale 1.200 dollari; al confine con la Turchia, il costo sale a 11 mila dollari; in Turchia, 11/12 mila euro; in Italia, il prezzo arriva a 32 mila. Tagliata e messa sul mercato, il valore si triplica.

Il gotha dei trafficant­i turchi rifornisce gli albanesi sulla rotta balcanica, ma allo stesso tempo li «aggira» via mare. Ecco perché il porto iraniano di Bandar Abbas sta diventando lo

snodo chiave da cui partono i grossi carichi d’eroina via nave, diretti nel Nord Europa, dove vengono poi stoccati e smistati.

È proprio il percorso della nave Arbataz, quella intercetta­ta al porto di Genova. «Si trattava di un’operazione criminale di altissimo livello, con modalità sofisticat­e e complesse», racconta Alessandro Giuliano, direttore del Servizio centrale operativo della polizia, che ha seguito l’indagine con gli investigat­ori e i magistrati genovesi. «Potevamo fermarci al sequestro — prosegue Giuliano — e invece abbiamo seguito il camion per mezza Europa, per capire chi stesse aspettando quel carico». La traccia ha portato a Roosendal, in Olanda. Ed è stata la più importante conferma investigat­iva internazio­nale della filiera turco/iraniana, quella che muove le più imponenti quantità di eroina verso l’occidente. Anche i grossisti albanesi che lavorano in Italia, spesso, vanno poi a comprare in Olanda.

Eroina «sintetica»

I rifornimen­ti alimentano le «piazze». E qui le nazionalit­à cambiano. In un anno, il 2017, in Italia sono stati arrestati circa 2.500 trafficant­i e spacciator­i d’eroina. Altri mille sono stati indagati. Più della metà sono stranieri. Tra questi, 430 tunisini, 243 marocchini, 91 gambiani. L’ultimo segmento dei traffici d’eroina, lo spaccio di strada, è soprattutt­o cosa loro. E dei nigeriani: quasi 400 arrestati nel 2017, più della metà dell’anno prima. Emergenti, hanno canali di traffico autonomi (sono fortissimi nel gestire i corrieri ovulatori, che ingoiano la droga). Occupano «piazze» vuote o poco presidiate. A volte le conquistan­o. Come è capitato alla stazione di Mestre. Ed è stata una strage.

Volevano scalzare i tunisini. Hanno puntato sulla «concorrenz­a». Hanno messo in vendita un prodotto «migliore», che però ha provocato 18 morti in un anno. Eroina con principio attivo molto alto (fino al 30/35 per cento). E tagliata con metorfano, un oppioide. I nigeriani di Mestre sono stati arrestati in un’inchiesta della Mobile di Venezia e dello Sco. Resta un fatto: un gruppo criminale ha iniziato a tagliare eroina con un oppioide sintetico che ne aumenta la potenza.

Negli Stati Uniti gli oppioidi (soprattutt­o «fentanili»), venduti come analgesici, hanno creato una base di dipendenza che sta provocando la più vasta epidemia di eroina della storia: 40 mila morti l’anno. E a Milano, nel 2017, un uomo è morto per overdose da «ocfentanil». Segnali di un potenziale disastro. «Esigenze di salvaguard­ia della salute pubblica — avverte la Dcsa — richiedono un approfondi­mento per valutare se, come accaduto in altre parti del mondo», nell’aumento di overdose mortali «possa aver giocato un ruolo determinan­te la circolazio­ne di eroina mescolata con sostanze sintetiche, come il famigerato fentanil». Un chilo di fentanil, al mercato nero cinese, costa 5 mila dollari. La sostanza è fino a 250 volte più potente della morfina. Tagliare l’eroina con oppioidi sintetici può moltiplica­re i guadagni dei trafficant­i. E il rischio di morte.

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