Roma, meno aiutino e più politica
Sono certo che la lezione non servirà nemmeno stavolta e che l’illusione della scorciatoia giudiziaria, infranta con l’assoluzione di Virginia Raggi per un fatto decisamente più irrilevante dell’immondizia che sta sommergendo Roma, verrà ripercorsa con pari, cieca, sciocca ostinazione. È così facile, così comoda, la scorciatoia giudiziaria: ti risparmia la fatica di pensare, di offrire un’alternativa credibile. Si chiede l’aiutino della magistratura per evitare di misurarsi seriamente con la dimensione propria della democrazia politica dell’alternanza: prepararsi per convincere gli elettori a votarti la prossima volta, presentarsi con proposte, progetti, misure efficaci. Virginia Raggi non è capace di tenere pulita Roma, di aggiustare le buche che devastano la città, di tenere parchi e giardini puliti e decenti? Invece di dire: ecco come faremo noi se voi ci date fiducia, con quali risorse, in quali tempi, con quali misure concrete, invece di dire questo, si twitta per ammazzare il tempo e si spera ardentemente che un giudice faccia in tua vece i lavori che sei incapace di fare. Vuoi l’avversario azzoppato da interventi esterni, non battuto alle elezioni. Ecco perché è più facile la scorciatoia giudiziaria, ecco perché è stata tentata tante volte in passato e qualche volta, con la fine violenta e traumatica della Prima Repubblica, con indubbio successo. Ora invece questo espediente dell’aiutino in tribunale si è rivelato, per fortuna, inefficace. E invece le vicende americane di quest’ultima settimana dovrebbero insegnare a chi si trova in minoranza la strada di una lenta risalita possibile. Non è stata un’onda blu, ma è stata premiata, con la conquista della maggioranza della Camera, la strategia faticosa dell’alternativa politica a Donald Trump da rafforzare con il consenso elettorale. Poi certo, la tentazione del surrogato giudiziario è una droga pesante che assedia gli oppositori di Trump, all’inseguimento di improbabili Russiagate e di procedure di impeachment per sbarazzarsi di un nemico che nella Casa Bianca gode di un consenso ancora massiccio (i tenebrosi hacker russi, che fine hanno fatto?). Ma invece le elezioni americane dimostrano che si può fare e che il destino degli Stati Uniti è nelle mani di chi in due anni saprà trovare una candidatura alternativa autorevole e non l’aiutino di giudici e inquisitori.