Corriere della Sera

NON LASCIAMO AI SINDACI LA LOTTA ALL’ABUSIVISMO

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Caro direttore, una casa affittata in nero per amicizia, costruita abusivamen­te in un’area fluviale non manutentat­a nonostante le migliaia di forestali presenti, è la sintesi della tragedia di Palermo. Non crede che però andrebbe meglio contestual­izzato un aspetto determinan­te di tutta questa vicenda? Ossia il ricatto elettorale a cui sono sottoposti gli amministra­tori locali che dovrebbero far provvedere all’abbattimen­to di questi edifici abusivi? Perché questa incombenza non può essere demandata a un ente statale che possa essere non condiziona­to dall’ambito locale? Sollevando dal ricatto del consenso, se va bene, o dal rischio della proprio incolumità, se va male, di questi amministra­tori? Lo Stato, quello con la «S» maiuscola, non dovrebbe farsi carico direttamen­te di queste doverose ma problemati­che incombenze? Mario Taliani

Caro signor Taliani,

La tragedia siciliana e le devastazio­ni dei boschi del Nord-est ci dicono intanto quanto sia urgente un piano nazionale per il recupero e la messa in sicurezza del territorio. Molto meglio che vengano destinati a questa emergenza i miliardi che si vogliono spendere in sussidi per far restare la gente a casa. Ne guadagnere­mmo tutti, sarebbe una bella spinta alla «crescita felice».

Lo Stato si deve assumere questa responsabi­lità come dovrebbe essere chiaro che la lotta all’abusivismo non può essere lasciata nelle mani dei sindaci. Il compito di eseguire le demolizion­i dovrebbe essere affidato allo Stato centrale e a funzionari che non devono cercare voti per farsi rieleggere o per fare carriera politica. Che abbiano alle loro spalle tutto il sostegno delle forze di polizia per fronteggia­re minacce, ricatti e vendette.

È chiaro che il politico a caccia di preferenze non si metterà mai contro un suo potenziale elettore, soprattutt­o dove l’abusivismo, come nel Meridione, è un fenomeno di massa. È accaduto anche ai «nuovi politici» dei Cinque Stelle a Ischia, e non è stata una bella scena dopo gli anni passati a gridare contro i condoni.

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