Corriere della Sera

Ventura si dimette, con il Chievo è finita

- di Alessandro Bocci

Stavolta le dimissioni le ha date o perlomeno annunciate. Gian Piero Ventura è intenziona­to a tornare nell’oblio. La sua apparizion­e sulla panchina del Chievo, dopo il fallimento Mondiale, è stata fugace e incolore. Tre sconfitte e il 2-2 con il Bologna. Un pareggino triste che aveva il sapore di una piccola ripartenza e che invece ha allargato il confine del fallimento. O dello scoramento. La scelta, comunicata a fine partita, ha preso tutti di sorpresa, soprattutt­o il presidente Campedelli, che a Ventura aveva consegnato le chiavi di Veronello e che sabato aveva dichiarato: «Ha l’entusiasmo di un 20enne, è l’uomo giusto per riaprire un ciclo». Per questo Campedelli proverà a farlo tornare indietro. Il faccia a faccia, nelle prossime ore, risolverà la questione.

Ventura per adesso è deciso. Negli spogliatoi del Bentegodi ha salutato la squadra con un breve discorso come se non dovesse metterci più piede dopo solo un mese sulla panchina gialloblù. È arrivato il 10 ottobre per tentare il miracolo salvezza. Nel giro di 30 giorni ha capito che la strada è impossibil­e. Il problema principale però è un altro: si sente solo e poco supportato. Qualcuno, se le dimissioni saranno confermate, la considerer­à una fuga. Per lui è un gesto di responsabi­lità con l’obiettivo di dare una scossa a una squadra allo zero in tutto: gioco, classifica, entusiasmo. Novembre è il mese nero del vecchio c.t. L’anno scorso aveva perso il Mondiale ed era stato travolto dalle polemiche anche per le mancate dimissioni. Adesso le dimissioni le ha date quando nessuno gliele ha chieste, lasciando quasi due anni di stipendio.

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