La dittatura della Juve
La capolista passa anche a San Siro Il Milan ci prova ma non incide Segna subito Mandzukic, Higuain si fa parare un rigore e si fa espellere. Ci pensa Ronaldo a chiudere i conti Record di punti per i bianconeri
Il Classico italiano stimola Cristiano Ronaldo, che segna per la prima volta nel teatro di San Siro (a parte il rigore della finale Champions 2016) e regala alla Juve il gol della tranquillità, evitando un’altra beffa stile Manchester United. Neppure il suo carissimo nemico Higuain scorderà tanto facilmente il primo incrocio con il vecchio amore bianconero, ma per motivi diametralmente opposti: sbaglia al tramonto del primo tempo il rigore che potrebbe pareggiare l’incornata spietata di Mandzukic e 3 minuti dopo il colpo secco di Cristiano si fa prendere da una crisi isterica per un fallo su Benatia, punito con un’ammonizione. Gonzalo protesta così forte da rimediare il secondo giallo e l’espulsione. Frustrato, se la prende con tutti, compagni vecchi e nuovi, anche con Ronaldo che se la gode.
Il differente stato d’animo dei due campioni è la fotografia perfetta di una partita che non passerà alla storia. La Juventus espugna San Siro, rispedisce il Napoli a meno sei, allunga sull’inter, continua la sua marcia inarrestabile: 11 vittorie (più un pareggio) in 12 partite e 34 punti. Un record. Una vera dittatura. Il Milan si ferma dopo tre vittorie consecutive e scivola al quinto posto, fuori dalla zona Champions. Gattuso ha un rimpianto, uno solo, anche se grosso: il rigore calciato male proprio dal suo top player. Prima e dopo il Diavolo è sempre in soggezione, gioca basso, fatica a uscire dal guscio. E quando lo fa, Higuain non l’aiuta.
La Juve è subito sul pezzo. Allegri sistema Dybala dietro Mandzukic e Cristiano, comanda il gioco sulle fasce, fa densità in mezzo al campo. Pjanic dirige l’orchestra bianconera che marca la sua superiorità in tutte le zone del campo ma ha il torto marcio, dopo la rete di Mandzukic, favorita da uno svarione della difesa rossonera, di giocare come il gatto fa con il topo senza avere la volontà di chiudere la partita.
Il Milan incerottato gioca troppo basso, sempre in attesa, e Castillejo, preferito all’acciaccato Cutrone, sbaglia sempre il tempo della giocata o, peggio ancora, la posizione, appiattendosi su Higuain senza svariare come invece gli chiede Gattuso. Il primo tempo è anestetizzato. Bella cornice di pubblico, ma poco gioco. Sino al momento del rigore concesso al Milan, grazie alla Var, per un evidente fallo di mano di Benatia. Higuain, smanioso di vendicarsi della società che lo ha scaricato, si fa avanti per batterlo a scapito di Kessie, facendosi colpevolmente ipnotizzare da Szczesny. Il polacco conosce bene il Pipita e con un balzo devia il pallone sul palo. Si discuterà sull’eventuale espulsione di Benatia che, già ammonito, viene risparmiato del secondo cartellino.
Nel secondo tempo la Juve ricomincia il solito girotondo ma con maggiore convinzione. Donnarumma si allunga sul diagonale millimetrico di Ronaldo, il palo (esterno) ferma la punizione morbida di Dybala. Il Milan rimane troppo
basso e stavolta neppure Suso sembra avere la bacchetta magica. Così Gattuso capisce che è il momento di Cutrone. Allegri, ripensando alla partita beffarda con il Manchester United, si copre un po’ le spalle con Khedira per Pjanic. Ma Ronaldo, dopo un tiro di Cancelo respinto da Gigio, è bene appostato e cancella la paura. Ottavo gol per il fenomeno. La Juve resta di un altro pianeta.