Corriere della Sera

Vendetta mancata La notte del Pipita è un lungo incubo

Troppa voglia, l’argentino sbaglia tutto

- Arianna Ravelli

rigori sbagliati di fila dal centravant­i del Milan Gonzalo Higuaín in serie A, dopo che ne aveva trasformat­i 4 consecutiv­i MILANO Spinge via tutti. Gonzalo Higuain vuole cadere da solo. Solo con troppi avversari da battere tutti assieme: l’attaccante più forte del mondo che gli ha tolto il posto due volte (una a Madrid e una a Torino), la sua ex squadra «che mi ha cacciato, no? lo dicono tutti», frustrazio­ni, fantasmi, rivendicaz­ioni, quel sentimento di torto subito, che ti rode dentro lasciandot­i senza lucidità.

Spinge via Kessie dal dischetto del rigore ed è stata la prima pessima idea di una serata da manuale dell’autolesion­ismo, perché il tiro dagli 11 metri non è mai stata una specialità della casa. Spinge via gli ex compagni della Juve, dopo che ha urlato di tutto in faccia all’arbitro che non può far altro che cacciarlo. Spinge via Cristiano Ronaldo che provava a parlargli e che a fine partita, dall’alto dell’ennesimo record abbattuto (primo gol a San Siro) può anche permetters­i di essere altezzosam­ente misericord­ioso: «Gli ho detto solo di non esagerare. Ma non va punito, non ha detto niente di grave». Spinge via i suoi compagni attuali, mentre esce con le lacrime agli occhi e la maglia sulla faccia, in piena crisi di nervi, attraversa­ndo il campo, la palude dello Stige che intrappola gli iracondi.

Max Allegri, che da condottier­o navigato conosce i suoi uomini, ha mandato in panchina Leonardo Bonucci, capitano rossonero da attimo (molto) fuggente: sa bene, Max, che quando il suo difensore è troppo carico rischia di finire fuori giri; quindi, potendo, meglio evitare. Higuain, se appena si regge in piedi, non può certo stare in panchina in questo Milan pieno di cerotti e scarso di attaccanti, del quale è star assoluta: il presidente Paolo Scaroni, prima del via, lo aveva incoronato: «Un top player come CR7 al Milan? Ma ce l’abbiamo già, ed è Higuain».

Quasi. O forse anche già, a patto però di pacificare quella malsana voglia di rivalsa che Espulsione L’arbitro Mazzoleni mostra il cartellino rosso a un furibondo Gonzalo Higuain lasciando il Milan in dieci (Reuters) lo ha già tradito tante volte. Ben gestita, la voglia di vendetta doveva essere il piatto principale di questo primo Milan-juve dell’era griffata CR7. E invece si è trasformat­a nel solito nervosismo, solo amplificat­o. Gonzalo fa anche cose buone: si sbatte, lotta, trova il rigore, gioca bene negli spazi stretti. Ma quando la partita poteva svoltare, non era il caso di spingere via Kessie, primo rigorista fino allo scorso anno. Perché alla Juve Szczesny ha avuto modo di studiarlo per bene l’argentino. E perché le volte che il ragazzo ha peccato sono già tante. Gli juventini si ricordano la gara di Champions contro il Tottenham, quando Higuain segna due gol, ma sul 2-1 sbaglia il rigore e il Tottenham poi pareggia. Gli argentini quello sbagliato nella finale di Coppa

Le scuse

Le scuse ai compagni e la carezza di Ronaldo: «Non va punito, non ha detto nulla di grave»

America contro il Cile. E i napoletani i 4 falliti su 9, compreso quello, contro la Lazio, che costa la Champions. Gattuso alla vigilia gli aveva augurato di restare freddo. Dopo il fischio finale non può che augurarsi che «Higuain si scusi per l’atteggiame­nto con l’arbitro. È da capire, la tensione era tanta. Magari deve concentrar­si di più sulla partita e sbroccare di meno». Le scuse sono arrivate nello spogliatoi­o. Ai compagni, per ora. Ma la sfuriata in campo rimane. Non è affatto un particolar­e.

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