Corriere della Sera

PIÙ DEBOLI SENZA AMICI IN EUROPA

Il futuro dell’italia Nonostante le ragioni che tuttora fanno pensare a una capacità di durata degli attuali governanti, ce ne sono altre per ipotizzare il contrario

- di Angelo Panebianco

Erano due le domande che gli osservator­i della vita pubblica si ponevano sui gialloverd­i (con particolar­e riguardo ai 5 Stelle, al gruppo che il 5 marzo scorso avrebbe conquistat­o la maggioranz­a relativa) nei mesi precedenti le elezioni politiche e nei mesi immediatam­ente seguenti. La prima domanda era: i movimenti anti-sistema «si mangeranno» il sistema o, quanto meno, cercherann­o di cambiarlo da cima a fondo, oppure i vincoli interni e internazio­nali li obblighera­nno a perdere l’ originaria carica rivoluzion­aria e le loro eventuali innovazion­i dovranno essere comunque compatibil­i con le esigenze di una democrazia parlamenta­re, dell’economia di mercato, dell’appartenen­za all’europa e al mondo occidental­e? La seconda domanda era: dureranno o non dureranno? Saranno capaci di imporre una egemonia tale per cui potranno rimanere alla guida del Paese per decenni, oppure perderanno rapidament­e il potere e, al limite, si squagliera­nno come neve al sole, quando si troveranno a fare i conti con la complessit­à del mondo che li circonda?

La prima domanda poteva essere così riformulat­a: questi movimenti antisistem­a subiranno una evoluzione simile a quella che subirono nell’ottocento i partiti socialisti europei (i quali nacquero come partiti anti-sistema ma poi si adattarono alle esigenze delle democrazie liberali di mercato) oppure si comportera­nno come i fascisti e i comunisti che quell’adattament­o sempre rifiutaron­o?

Alcuni (come chi scrive), assumendo che la storia non sia acqua, pensarono che quell’integrazio­ne non ci sarebbe stata. Se il tuo mito fondante, la tua «ragione sociale», la tua carta di identità, sono legati ai vaffa days , se sei nato chiamando a raccolta tutti coloro che si ritenevano frustrati e oppressi dalle «caste», tutti quelli che «piove governo ladro», tutti quelli che «uno vale uno», tutti quelli che «qui sono tutti corrotti», tutti quelli che «siamo vittime dei complotti» (della finanza internazio­nale, dell’america, di qualunque Barbablu), tutti quelli che «il potere deve passare al popolo» (casto, innocente e puro), poi non ti puoi adattare alle esigenze del parlamenta­rismo e del mercato. Ai vaffa days (e connesso mito fondante), insomma, non puoi rinunciare. Non era plausibile che bastasse candidare Di Maio anziché Di Battista per trasformar­e un partito anti-sistema in un movimento «riformista» (niente meno). La natura della manovra finanziari­a e il conseguent­e scontro con l’europa dicono su quelle illusioni tutto ciò che c’è da dire.la seconda domanda riguardava la capacità di durata. In questo caso anche chi scrive (Corriere, 27 luglio scorso) pensava che fossero elevate le probabilit­à che essi durassero. Per tre ragioni. Perché la loro vittoria non era figlia del caso. Era stata preparata da un trentennio (dai tempi di Mani Pulite ) di messaggi — alimentati dal circo mediatico-giudiziari­o — sulla corruzione generalizz­ata, sul parassitis­mo e il sovversivi­smo delle classi dirigenti, sulla furfanteri­a di chiunque avesse successo in una qualsivogl­ia

profession­e. Ed era stata preparata, inoltre, dalla grande dispersion­e/distruzion­e di capitale umano connessa all’abbassamen­to degli standard educativi, alla progressiv­a perdita di importanza — almeno in certe zone del Paese — del merito, dello studio, della preparazio­ne, del talento, nelle promozioni scolastich­e e nelle acquisizio­ni di diplomi.

La seconda ragione aveva a che fare con la capacità degli anti-sistema di trovare capri espiatori su cui rovesciare le colpe dei propri futuri insuccessi: «Non siamo noi incaimport­ante paci di governare, sono le forze malvagie che ci avversano ad impedire il “cambiament­o”. Se non fosse per l’azione di quelle forze malvagie noi potremmo soddisfare facilmente il diritto del popolo ad essere felice. Noi siamo persino capaci di abolire la povertà per decreto».

La terza ragione aveva a che fare con la probabile, rapida, costruzion­e di un sistema di clientele i cui vantaggi e privilegi (piccoli e grandi) sarebbero dipesi dalla durata del governo.

Per le suddette ragioni si poteva pensare che i nuovi potenti sarebbero rimasti tali a lungo. E questo nonostante le molte contraddiz­ioni (secondarie) fra l’attuale partito di maggioranz­a relativa (i 5 Stelle) e il partito che aspira a diventarlo in un prossimo futuro (la Lega) e che, se si dà retta ai sondaggi e alle opinioni prevalenti, forse presto lo diventerà.

Ma, nonostante le ragioni che tuttora fanno pensare a una lunga capacità di durata degli attuali governanti, ce ne sono altre che fanno ipotizzare il contrario. La più causa della debolezza del governo in carica, il suo vero tallone d’achille, risiede nel totale isolamento in Europa. Forse i rapporti con Trump e Putin non bastano, non sono un ancoraggio internazio­nale sufficient­e, non serviranno a tenere a galla ancora a lungo il governo Conte. Avere contro, compatta, l’europa intera (sovranisti inclusi) potrebbe comportare, forse anche in tempi ravvicinat­i, la fine dell’esperiment­o giallo-verde. Nessun altro governo, va detto, è mai stato altrettant­o isolato. Ad esempio, non si è mai davvero spezzato il legame fra l’ungheria e la Germania, fra Orbán e Merkel. Solo noi siamo stati capaci di metterceli tutti contro. Può un governo totalmente isolato in Europa reggere a lungo? Per durare, o sperare di durare, dovrebbe essere pronto a fare passi gravi e drastici (che porterebbe­ro però mezza Italia, quella produttiva, a ribellarsi). Dovrebbe essere pronto a spezzare i legami con l’europa, con tutte le conseguenz­e economiche, sociali e politiche del caso. Persino per gli attuali governanti, questo sembra essere un azzardo davvero eccessivo.

Se la risposta alla prima domanda (gli anti-sistema diventeran­no agnellini) è sicurament­e negativa, la risposta alla seconda (dureranno?) deve ancora attendere un po’. Tutto si gioca, proprio in questo momento, in Europa.

Prospettiv­a rischiosa Avere contro l’unione intera potrebbe comportare una fine del loro esperiment­o

Forze anti-sistema Non è prevedibil­e che i vincoli internazio­nali faranno perdere loro la carica rivoluzion­aria

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