Corriere della Sera

Nel villaggio dov’era Silvia «La troveremo»

La piccola scuola della cooperante italiana Venti arresti. Al lavoro la squadra dei Ros

- di Francesco Battistini

Chakama, il villaggio del Kenya dove lavorava Silvia Romano, la ragazza milanese sequestrat­a nei giorni scorsi: «Erano di sicuro somali» dice un amico della ragazza. La polizia kenyana sta studiando con i carabinier­i dei Ros il materiale trovato nella stanza di Silvia.

Camera 7. Sul filo per stendere il bucato, di Silvia Romano ciondola un’ormai inutile maglietta nera filata e sottile con l’etichetta tricolore made in Italy: ultima ombra della ragazza milanese, che per tre mesi non aveva lasciato traccia di sé nemmeno nei registri dell’ambasciata italiana. Nel cortiletto stretto stretto fra due muri di pietre a vista, oltre un tavolo di plastica tondo e uno di legno rettangola­re, tre sedie da giardino verde e azzurre spaiate, la porta è chiusa con un ormai inutile lucchetto: l’unica protezione da una strada che Silvia credeva amica e in meno di dieci minuti invece, negli schiaffi e nelle urla e negli spari, l’ha fatta perdere dentro la foresta di Gilore tutt’intorno, oltre le rive del Galana, in Somalia, chissà dove.

«Where are you, my friend?». L’amico Francis scrolla il display del telefonino — Silvia che scherza con un pareo, Silvia che nella foto del passaporto non sembra manco lei — e gli si ferma la voce. Può essere ovunque e in nessun luogo: Chakama è il nulla nel niente, uno sterrato ocra e ai lati le baracche d’un Kenya lontano dai resort briatoresc­hi di Malindi, ottanta chilometri in là. Per arrivare allo stradone e ai turisti che vanno ai safari, ai camion di cemento diretti in Uganda, a un po’ di viavai di contadini, bisogna guidare tre quarti d’ora su un sentiero fangoso. Chakama è tre-rivendite-tre di ricariche per i cellulari (Dream Sounds Modern), uno spaccio, un paio di bar (Club Africa Lambrusco), una chiesetta chiusa, due uomini che giocano a dama e i ragazzi a guardarli, in mezzo la scuoletta gialloverd­e dei volontari. Altro che Africa Milele, Africa per sempre: il mondo che Silvia voleva aiutare è un posto che il nostro autista nato qui non aveva mai visitato, «This is not Kenya, this is Somalia…». Eppure a lei piaceva e come Agatha Christie, che in Kenya narrava d’aver passato i suoi anni più belli, a Chakama lei diceva d’aver trovato i suoi mesi più felici. «Stava qui ad ascoltare sempre musica inglese, le piace ballare anche da sola», racconta Ronald Kazungo Ngala, che c’era al momento del sequestro: «Da agosto a oggi, dopo che è arrivata da Mombasa, mi ha insegnato tante cose. Adesso mi piacerebbe tornasse per finire il progetto. Ma ho paura che sia finito tutto, a Chakama non verrà mai più nessuno: lei è la mia migliore amica, non dormo e non mangio più, se non la trovano vado a cercarla io…». In Italia, qualcuno ha criticato l’imprudenza di restare qui da sola… «Chi non voleva che stesse sola, perché non è venuto assieme a lei?».

Appiccicat­o all’ingresso della piccola scuola dove Silvia insegnava a due bambini soltanto, un foglietto in swahili e a pennarello turchese raccomanda esclamativ­o (asanteni, grazie!) di presentars­i alle 10 del mattino. La banda dei sei è stata ancora più puntuale: per almeno un giorno ha curato i movimenti della ragazza, sapeva che i due guardiani notturni arrivavano da Kakoneni solo alle otto di sera, e così è entrata in azione con mezz’ora d’anticipo. Sparando. Ferendo. Rapendo.

Che lavoro facile. La baracca di lamiera nella Chakama Guest House proprio al di là della strada, non più di trenta passi, dove i sei hanno dormito almeno una notte, è una delle stanze che portano il nome d’un Paese africano: Mali, Sudan, Tanzania… Loro stavano nella Togo. È bastato affacciars­i, attraversa­re. E non lasciare molti indizi: la polizia kenyana ha perquisito, sequestrat­o, portato via il cellulare di Silvia, ora il poco a disposizio­ne viene studiato assieme a una squadra di carabinier­i del Ros, appena atterrata. «Erano di sicuro somali», dice Ronald, l’unico che abbia provato a salvare l’amica, mostrando il bernoccolo lasciato dal calcio d’un mitra: «La polizia m’ha interrogat­o per due

Scuola Ronald: «Da agosto a oggi mi ha insegnato tante cose. Vorrei che tornasse con noi»

giorni. Io dico che sapevano che cosa cercavano. Quando sono comparsi, mi hanno gridato: dov’è l’europea? Io ho provato a spiegare che non lo sapevo. Poi hanno sentito la musica da dentro e mi hanno guardato: e questa allora chi è? In quel momento, ho avuto paura mi sparassero come agli altri. Se ho capito di che gente si tratta, ho paura che se la tengano per un bel po’».

Dire somali, è dire tutto e niente. Nessuno parla più degli shabaab, i qaedisti della Somalia, ma nessuno esclude che Silvia possa essere tenuta, trattata, venduta da pastori Orma che con gli shabaab hanno avuto spesso scambi. Il precedente dell’inglese Judith Tebbutt, riavuta con un riscatto, fa essere ottimisti. Quello della francese Marie Dedieu, disabile in carrozzell­a lasciata morire di malattia, no. L’uomo chiave dell’indagine è Said Abdi Adan, che vive nella contea di Tana River e avrebbe affittato la camera Togo a nome dei sei, sparito da qualche giorno. Ma questo lo dice la polizia di Nairobi, tanto solerte negli arresti (una ventina) quanto nel prospettar­e risultati. «Siamo fiduciosi, è questione di ore», garantisce il capo, Joseph Boinnet, lo stesso che ci raccontava d’avere militarizz­ato la costa con elicotteri, droni e corpi speciali. Muovetevi pure senza scorta, ci ha raccomanda­to ieri Francis Musumba, commissari­o di Malindi: quattro ore d’auto avanti e indietro da Chakama, e neanche un check-point.

 ??  ?? Dopo il sequestro Alcuni abitanti di Chakama intorno a un’auto della polizia dopo il rapimento di Silvia (Afp)
Dopo il sequestro Alcuni abitanti di Chakama intorno a un’auto della polizia dopo il rapimento di Silvia (Afp)
 ??  ?? Sul campo Silvia Romano, 23 anni, ex insegnante di ginnastica, da quattro giorni nelle mani dei rapitori. Aveva deciso di cambiare vita ad agosto dopo l’esperienza fatta con la ong italiana Orphans’s Dreams, malgrado il nome
Sul campo Silvia Romano, 23 anni, ex insegnante di ginnastica, da quattro giorni nelle mani dei rapitori. Aveva deciso di cambiare vita ad agosto dopo l’esperienza fatta con la ong italiana Orphans’s Dreams, malgrado il nome

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy