Dolce e Gabbana si scusano
Il video con un messaggio degli stilisti in cinese dopo la bufera
«In questi giorni abbiamo pensato moltissimo e con grande dispiacere a quello che è successo e ci scusiamo tantissimo». Dolce e Gabbana chiedono scusa dopo le polemiche per gli spot «offensivi» in Cina. «Faremo tesoro di questa esperienza e sicuramente non succederà mai più».
Sono già leggenda le lacrime di Domenico Dolce, mercoledì mattina presto, ora di Shanghai, che in molti giurano aver visto scendere miste a rabbia e sconcerto, quando la situazione è precipitata e le centinaia e centinaia di cinesi al lavoro — sarte ed elettricisti, stiratrice e falegnami, vestieriste e tecnici del suono e poi artisti e modelle — se ne sono andati seguendo le indicazioni della Rete-pifferaio magico di boicottare lo show, il più grande mai realizzato. E per ore, nel silenzio, rotto solo dal concitato dialogo fra la polizia locale e lo staff italiano per decidere il da farsi, i metri e metri di tulle e gioielli sono rimasti lì, immobili, a testimonianza di un sogno sfumato: conquistare definitivamente il Paese che è il futuro del lusso. Le lacrime allora, per tutto questo: per l’impegno («Per me è passione, è vita», diceva lo stilista poche ore prima del disastro) e per il business («Un mercato incredibile, sempre più colto», diceva ancora), certamente.
Se quel pianto fosse andato in Rete forse le cose sarebbero cambiate. Ma in quei momenti non c’erano riflettori accesi. E gli spot pubblicitari offensivi e le parole seguite sono diventati una bufera. Solo ieri la decisione di premere il tasto «recording» e porgere le scuse pubbliche, ripetute, online e con un video: «In questi giorni abbiamo pensato moltissimo e con grande dispiacere a quello che è successo — comincia Domenico Dolce — e ci scusiamo tantissimo. Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell’interpretare la vostra». Negli spot una modella cinese cerca, senza riuscirci, di mangiare con le bacchette prima la pizza, poi gli spaghetti e infine un cannolo. Video accusato di razzismo e sessismo: «Vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo» aggiunge Stefano Gabbana, la faccia triste, la voce sommessa, che nella registrazione è accanto a Domenico, entrambi vestiti di nero con sullo sfondo la parete di broccato rosso del loro quartiere generale a Milano.
«Siamo sempre stati molto innamorati della Cina, l’abbiamo visitata, amiamo la vostra cultura e certamente abbiamo ancora molto da imparare — sottolinea Dolce —. Per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimerci».
Conclude Gabbana: «Faremo tesoro di questa esperienza e sicuramente non succederà mai più, anzi proveremo a fare di meglio, rispetteremo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa». In chiusura, le scuse in cinese di entrambi. Aspettando che succeda qualcosa per fermare le reazioni a catena di questi giorni. Dall’annullamento dello show con milioni e milioni di investimenti persi, alle boutique in Cina deserte e presidiate dalla polizia, dalle piattaforme ecommerce che nel Paese asiatico hanno ritirato i prodotti (esclusa l’italiana Yoox che continua a venderli), fino ai personaggi pubblici e non che hanno preso posizione. Non sarà facile per i due stilisti recuperare e convincere ora anche il popolo della Rete sull’hackeraggio del profilo privato Instagram di Stefano Gabbana e di quello aziendale Dolce e Gabbana. Sono in corso indagini e il social ha deciso — per ora — di rimuovere dal profilo di Michaela Tranova, la follower inglese che ha alimentato la bufera, lo scambio di messaggi «incriminato» con l’instagram di Gabbana e postato anche da Diet Prada, il social moralizzatore del fashion.