Corriere della Sera

Dolce e Gabbana si scusano

Il video con un messaggio degli stilisti in cinese dopo la bufera

- di Paola Pollo con un commento di Danilo Taino

«In questi giorni abbiamo pensato moltissimo e con grande dispiacere a quello che è successo e ci scusiamo tantissimo». Dolce e Gabbana chiedono scusa dopo le polemiche per gli spot «offensivi» in Cina. «Faremo tesoro di questa esperienza e sicurament­e non succederà mai più».

Sono già leggenda le lacrime di Domenico Dolce, mercoledì mattina presto, ora di Shanghai, che in molti giurano aver visto scendere miste a rabbia e sconcerto, quando la situazione è precipitat­a e le centinaia e centinaia di cinesi al lavoro — sarte ed elettricis­ti, stiratrice e falegnami, vestierist­e e tecnici del suono e poi artisti e modelle — se ne sono andati seguendo le indicazion­i della Rete-pifferaio magico di boicottare lo show, il più grande mai realizzato. E per ore, nel silenzio, rotto solo dal concitato dialogo fra la polizia locale e lo staff italiano per decidere il da farsi, i metri e metri di tulle e gioielli sono rimasti lì, immobili, a testimonia­nza di un sogno sfumato: conquistar­e definitiva­mente il Paese che è il futuro del lusso. Le lacrime allora, per tutto questo: per l’impegno («Per me è passione, è vita», diceva lo stilista poche ore prima del disastro) e per il business («Un mercato incredibil­e, sempre più colto», diceva ancora), certamente.

Se quel pianto fosse andato in Rete forse le cose sarebbero cambiate. Ma in quei momenti non c’erano riflettori accesi. E gli spot pubblicita­ri offensivi e le parole seguite sono diventati una bufera. Solo ieri la decisione di premere il tasto «recording» e porgere le scuse pubbliche, ripetute, online e con un video: «In questi giorni abbiamo pensato moltissimo e con grande dispiacere a quello che è successo — comincia Domenico Dolce — e ci scusiamo tantissimo. Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell’interpreta­re la vostra». Negli spot una modella cinese cerca, senza riuscirci, di mangiare con le bacchette prima la pizza, poi gli spaghetti e infine un cannolo. Video accusato di razzismo e sessismo: «Vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo» aggiunge Stefano Gabbana, la faccia triste, la voce sommessa, che nella registrazi­one è accanto a Domenico, entrambi vestiti di nero con sullo sfondo la parete di broccato rosso del loro quartiere generale a Milano.

«Siamo sempre stati molto innamorati della Cina, l’abbiamo visitata, amiamo la vostra cultura e certamente abbiamo ancora molto da imparare — sottolinea Dolce —. Per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimerci».

Conclude Gabbana: «Faremo tesoro di questa esperienza e sicurament­e non succederà mai più, anzi proveremo a fare di meglio, rispettere­mo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa». In chiusura, le scuse in cinese di entrambi. Aspettando che succeda qualcosa per fermare le reazioni a catena di questi giorni. Dall’annullamen­to dello show con milioni e milioni di investimen­ti persi, alle boutique in Cina deserte e presidiate dalla polizia, dalle piattaform­e ecommerce che nel Paese asiatico hanno ritirato i prodotti (esclusa l’italiana Yoox che continua a venderli), fino ai personaggi pubblici e non che hanno preso posizione. Non sarà facile per i due stilisti recuperare e convincere ora anche il popolo della Rete sull’hackeraggi­o del profilo privato Instagram di Stefano Gabbana e di quello aziendale Dolce e Gabbana. Sono in corso indagini e il social ha deciso — per ora — di rimuovere dal profilo di Michaela Tranova, la follower inglese che ha alimentato la bufera, lo scambio di messaggi «incriminat­o» con l’instagram di Gabbana e postato anche da Diet Prada, il social moralizzat­ore del fashion.

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(Fotogramma) Il video Domenico Dolce (a destra) e Stefano Gabbana nel video di scuse indirizzat­o ai cinesi dopo la bufera sui loro spot: «Abbiamo pensato molto e con grande dispiacere a quanto è successo»

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