Corriere della Sera

La strategia di Roma per guadagnare sei mesi Moscovici: porta aperta

Il nodo della valutazion­e degli investimen­ti

- di Lorenzo Salvia

ROMA Guadagnare tempo. Nella convinzion­e, fondata oppure no, che dopo le elezioni europee di maggio Bruxelles avrà un atteggiame­nto meno severo nei confronti dell’italia. E nella speranza, anche questa fondata oppure no, che nel frattempo il pacchetto investimen­ti contenuto nella legge di Bilancio faccia sentire i suoi effetti sulla crescita della nostra economia.

L’appuntamen­to è per le sette e mezza di stasera, una cena di lavoro nel Palazzo Berlaymont, sede della Commission­e europea. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte («Quando si tratta di negoziare sono un osso duro») sarà accompagna­to da un dossier di 40 pagine e dal ministro dell’economia, Giovanni Tria. Il presidente della commission­e, Jean-claude Juncker, dovrebbe essere affiancato dal suo vice, Valdis Dombrovski­s, e dal commissari­o agli Affari economici, Pierre Moscovici, che parla di «porte aperte all’italia». Il menu è noto: i tempi della procedura d’infrazione. In particolar­e la sanzione pari allo 0,2% del Pil, quei 3,5 miliardi di euro che il Consiglio Ecofin potrebbe imporci di versare su un conto fruttifero, quasi a titolo di cauzione per vedere se rispettiam­o le raccomanda­zioni di Bruxelles. La richiesta che Conte avanzerà a Juncker è che in ogni caso vengano concessi all’italia sei mesi di tempo prima di fare questo passo.

La tempistica varia perché alcuni passaggi hanno una durata minima e una massima. Ed è proprio giocando su questa dilatazion­e dei tempi che la sanzione da 3,5 miliardi e mezzo potrebbe scattare, sempre che scatti, verso la fine dell’anno prossimo. A quel punto la composizio­ne di Parlamento e Commission­e sarà stata cambiata dal voto di maggio, anche se i sondaggi dicono che l’ala populista resterà comunque minoranza.

Ma il premier insisterà su un altro argomento. Sottolinee­rà che la legge di Bilancio presentata in Parlamento stanzia 15 miliardi di euro per gli investimen­ti nei prossimi tre anni, che si sommano ai 6 miliardi della Finanziari­a dell’anno scorso, non ancora utilizzati. Illustrerà un piano per sbloccare le infrastrut­ture che si sono incagliate strada facendo, con un nuovo pacchetto di semplifica­zioni che potrebbe entrare come emendament­o proprio nella legge di Bilancio in discussion­e in Parlamento. Non solo. Perché ribadirà l’impegno a far scendere il debito pubblico al 126% del Pil nei prossimi tre anni, grazie alle privatizza­zioni. E, per sgombrare il campo dai sospetti di un’economia dove lo Stato torna a giocare con un ruolo di peso, dirà anche che gli investimen­ti pubblici servono a stimolare quelli privati perché il dinamismo del settore privato è l’unico modo per avere una società benestante. Parole che saranno musica per la Commission­e che finora si è limitata a guardare con attenzione le contorsion­i italiane sui dossier Ilva e Alitalia. Il ministro dell’economia Tria vorrebbe giocare anche la carta del deficit reale più basso di quello scritto nei documenti ufficiali. Per capire: se il reddito di cittadinan­za e la quota 100 per le pensioni dovessero partire a maggio il loro costo nel 2019 sarebbe più contenuto e questo abbassereb­be il rapporto deficit/pil rispetto al 2,4% indicato nella manovra. Ma i due azionisti di maggioranz­a del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non condividon­o questa linea. E anche su questa scelta la scadenza del prossimo voto europeo ha il suo peso.

L’appuntamen­to

Stasera il premier Conte incontrerà il presidente della Commission­e Juncker insieme al ministro Tria

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