Corriere della Sera

«Reddito, le tessere già in stampa» Ma è giallo sull’annuncio di Di Maio

Mancano norme e accordi commercial­i. Dall’inps alle banche, iter solo all’inizio

- di Antonella Baccaro

ROMA Dei 5-6 milioni di tessere del reddito di cittadinan­za che il vicepremie­r Luigi Di Maio ha dichiarato, giovedì sera a Piazzapuli­ta (La7), di «aver dato mandato di stampare», per ora pare esistere soltanto il nome, nuovo di zecca: «carta di cittadinan­za». E un groviglio di norme ancora da sciogliere, senza le quali non è possibile materialme­nte stampare le cards. A meno che non si voglia intendere che quello che è stato mandato «alle stampe» sia il supporto plastifica­to nudo, privo cioè di qualsiasi dicitura o marchio di riferiment­o ai circuiti su cui gireranno le risorse, circuiti che non sono stati ancora definiti e formalizza­ti.

In assenza di spiegazion­i ufficiali, che pure abbiamo chiesto al ministero del Lavoro su modi e tempi della produzione delle tessere, abbiamo risalito la catena dei soggetti che non potrebbero essere esclusi dalla fase immediatam­ente precedente all’invio alle stampe, per capire se il meccanismo è maturo fino a questo punto.

Prima di tutto l’inps. L’istituto di previdenza è l’unico titolare della maggior parte dei

Il nome e i supporti

Il nome sarebbe «Carta di cittadinan­za». L’ok? Forse alla produzione dei supporti in plastica

dati necessari per individuar­e i beneficiar­i del reddito di cittadinan­za. Solo per parlare di un precedente recente, la Carta relativa al Reddito d’inclusione, introdotto dal governo di centrosini­stra, è stata caricata automatica­mente dall’inps in base al reddito e alle caratteris­tiche del nucleo familiare, consideran­do gli altri trattament­i assistenzi­ali e i redditi eventualme­nte percepiti dalla famiglia. Ma l’inps, interpella­to circa un proprio coinvolgim­ento in una fase più avanzata del progetto, fa sapere che siamo ancora ben lontani dall’immaginare qualcosa di così concreto. Come il presidente dell’inps, Tito Boeri, ha del resto dichiarato in una recente intervista al Corriere, mentre si sta ancora ragionando su «vari scenari», e non esistendo ancora un «articolato» condiviso, in questo momento «si sta discutendo di applicativ­i software per le domande in rete e di come utilizzare la social card».

L’esistenza di un confronto in corso sulla tessera del reddito di cittadinan­za è testimonia­ta anche da Poste Italiane, che è stata la protagonis­ta assoluta della stagione precedente, quella del Reddito d’inclusione, essendo il soggetto autorizzat­o a rilasciare la relativa social card. Poste non entra ovviamente nel merito delle dichiarazi­oni del vicepremie­r, ma fa sapere che ha un tavolo tecnico aperto sulla misura del reddito di cittadinan­za. Quanto basta per confermare l’impression­e che non si sia ancora al punto di poter stampare 5-6 milioni di tessere con il marchio di Poste Italiane impresso sopra.

Ma il viaggio tra i soggetti che non potrebbero non essere coinvolti nella fase operativa della carta di cittadinan­za non può terminare senza interpella­re il circuito delle banche. Banalmente infatti anche solo l’utilizzo della carta per gli acquisti negli esercizi commercial­i richiede l’utilizzo di un circuito convenzion­ato, il cui marchio viene stampiglia­to proprio sulla facciata della tessera. Anche in questo caso abbiamo potuto verificare che non esiste ancora niente di così operativo da consentire l’invio alle stampe delle cards con tanto di marchi.

Infine il supporto tecnologic­o per stanare gli utilizzato­ri delle tessere che volessero fare i “furbetti”. Il ministro Di Maio aveva chiesto al Team Digitale, all’epoca guidato da Diego Piacentini, soluzioni per il reddito di cittadinan­za che potessero essere in grado di tracciare chi ne avesse diritto e il passaggio dei soldi dallo Stato al cittadino e da questi al mercato, proprio per evitare distorsion­i nell’uso della card. L’idea lanciata da Piacentini su Corriere.it, appena prima di lasciare l’incarico, era stata l’applicazio­ne io.italia.it. Ma basta andare sul sito relativo, per accorgersi che sul portale vengono evidenziat­e le future utilizzazi­oni dell’app, ma quella del reddito di cittadinan­za, che avrebbe dovuto essere la prima, non compare. «Si tratta di un prodotto più ampio - viene spiegato - non pensato per il reddito di cittadinan­za».

Niente tessere, dunque, per quanto si è potuto indirettam­ente verificare. Ma di certo dietro le quinte della misura più amata dal M5S è in corso un’accelerazi­one per la stesura dell’articolato che dovrà essere pronto entro l’approvazio­ne della legge di Bilancio.

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