Corriere della Sera

«I missili russi, un pericolo Così Mosca punta a dividere l’america dall’europa»

Stoltenber­g (Nato): l’esercito comune? No a doppioni

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«S chierare questo tipo di armi è un tentativo di separare l’europa dagli Stati Uniti. Rafforza l’idea di conflitti nucleari limitati, una concezione che è molto pericolosa», avvisa il segretario generale della Nato Jens Stoltenber­g. Lo dice nel descrivere i rischi degli SSC-8, i missili da crociera lanciabili da terra che Washington, dal 2014, accusa la Russia di aver sviluppato e installato verso territori europei.

In gran parte dei governi di almeno due continenti è un argomento al quale si riserva attenzione. In Italia se ne parla poco. Ex primo ministro laburista della Norvegia, da quattro anni in un ruolo di rilievo per un’alleanza Atlantica oggi composta da 29 Stati, Stoltenber­g ha dato un’intervista al Corriere della Sera in occasione del Med, il convegno sul Mediterran­eo organizzat­o a Roma da Farnesina e Istituto per gli studi di politica internazio­nale.

In che cosa ravvisa la notevole pericolosi­tà dei missili russi chiamati SSC-8 da Stati Uniti e alleati?

«Costituisc­ono un sistema mobile, difficile da rilevare, che riduce i tempi d’allarme e la soglia di uso finale per armi atomiche in grado di raggiunger­e gran parte dell’europa, ma non gli Stati Uniti. Schierarli divide e tenta di separare l’europa dagli Stati Uniti. L’idea di conflitti nucleari limitati è molto pericolosa. Perché tutte le armi atomiche sono rischiose, però quelle che possono abbassare la soglia per il loro impiego lo sono particolar­mente».

Nel ricordare che la Russia ha sperimenta­to e messo in campo gli SSC-8, lei ha affermato: «Non si può autorizzar­e che i trattati per il controllo degli armamenti siano violati nell’impunità». Punirebbe Mosca? E come?

«Credo nel controllo degli armamenti. La Nato lo sostiene fermamente. Non vogliamo alcuna corsa al riarmo o guerra fredda. Riteniamo sia importante confermare gli accordi per il controllo degli armamenti e infatti non ci sono Il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenber­g, 59 anni: guida l’alleanza Atlantica dal 1° ottobre 2014. Sposato, ha due figli nuovi missili in Europa. Ma missili russi sì. La prima cosa da fare è richiamare la Russia al pieno rispetto del trattato Inf. Se non accade occorre discutere nella Nato sul da farsi, dunque è un po’ presto per dire il risultato della discussion­e. Tuttavia alle violazioni devono seguire conseguenz­e».

Di quale tipo? Per esempio sanzioni?

«Non formulo alcuna congettura. La Nato non ha intenzione di schierare nuovi missili nucleari i Europa, ma dobbiamo essere certi di poter tenere tutte le nostre relazioni al sicuro e discutere le conseguenz­e di un’eventuale rottura dell’inf».

Ossia di una pietra miliare sulla via della riduzione degli armamenti. L’inf è il trattato per l’eliminazio­ne di missili a medio e corto raggio firmato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel 1987. A volerlo disdire è il presidente americano Donald Trump. Le pare la strada adatta per negoziarne uno migliore anche con la Cina o la giudica molto rischiosa?

«Nessun trattato sugli armamenti funziona se è rispettato soltanto da una delle parti. Dunque sarà tra gli argomenti che esaminerem­o in dicembre nel prossimo incontro della Nato a livello di ministri. Stati Uniti e alleati, in passato, hanno appoggiato l’idea di globalizza­re l’inf ed estenderlo a più nazioni. Non è stato possibile. Ma non credo che il non esserci riusciti debba valere come scusa per romperlo. Il problema sono i nuovi missili russi: fu sollevato già dall’amministra­zione di Barak Obama. Giacché credo nel controllo degli armamenti, penso che non possiamo accettare che i trattati siano violati impunement­e. Eroderebbe il rispetto di tutti gli accordi, incluso il nuovo Start sulle armi strategich­e».

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La prima cosa da fare è richiamare la Russia al pieno rispetto del trattato Inf d

È presto per dire cosa succederà. Ma alle violazioni devono seguire conseguenz­e

Se evoca il concetto di impunità per le violazioni, lei non ritiene che disdire l’inf sia la reazione giusta.

«Discuterem­o che fare. Innanzitut­to appellarsi alla Russia, richiamarl­a al rispetto del trattato. Se non c’è questo rispetto, discuterne nella Nato in materia unitaria».

Emmanuel Macron ha proposto un «esercito europeo» autonomo dagli Stati Uniti e capace di dare riposte rapide a crisi civili o militari. Il presidente francese ha la disponibil­ità di nove Paesi. Secondo lei quell’esercito potrebbe rivelarsi un doppione rispetto alla Nato o alla Pesco, la cooperazio­ne strutturat­a tra alcuni Stati dell’ue in materia di sicurezza e difesa?

«Sosteniamo gli sforzi europei sulla difesa finché non duplicano la Nato. La sicurezza europea dipende dall’unità transatlan­tica. Ciò che abbiamo imparato da due guerre mondiali e dalla Guerra fredda è l’importanza del Nord America per la sicurezza europea. Gli sforzi sono buoni se rafforzano il pilastro europeo della Nato: più capacità europea e investimen­ti, mercato della difesa meno frammentat­o. Ciò di cui non abbiamo bisogno sono i doppioni».

Un modo garbato per dire che non considera giusta la strada di Macron.

«Quello che dico è stato affermato da numerosi leader europei favorevoli a Pesco e difesa europea».

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta definisce la proposta di Macron troppo simile alla Pesco, il titolare degli Esteri Enzo Moavero si dice «prudente».

«Dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’ue l’80% delle spese per la Nato verrà coperta da alleati non dell’unione. Tre su quattro dei gruppi da battaglia che abbiamo nella parte orientale dell’alleanza saranno guidati da alleati non dell’ue: Usa, Canada, Regno Unito. Nord America ed Europa non vanno divisi. Neppure l’europa. Concentria­moci su progetti che uniscono».

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Puntati sull’europa Un impianto russo dove vengono costruiti i missili da crociera in grado di trasportar­e testate nucleari «Burevestni­k»(epa)
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A Roma
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