Se Washington invita gli alleati a non usare Huawei e Zte
NEW YORK La guerra commerciale di Donald Trump contro la Cina, venti di guerra fredda tecnologica tra le due superpotenze, ma anche questioni relative alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei suoi alleati, Italia in prima fila: nell’offensiva lanciata dal governo di Washington contro Huawei e Zte, i due maggiori produttori cinesi di cellulari e sistemi telecom, si intrecciano tutti e tre questi fattori. Scelte difficili per le autorità e le imprese europee e giapponesi che, come Mila gli uffici postali italiani che utilizzano la tecnologia del colosso cinese Huawei rivelato dal Wall Street Journal, sono state appena contattate da emissari Usa: una campagna senza precedenti di moniti accompagnati da offerte di aiuto tecnologico. Chiudere le porte alla Cina, affidandosi a produttori e sistemisti europei (Ericsson e Nokia) e americani (come Cisco)? In una logica solo commerciale — o, se preferite, trumpiana, da Italy First — la richiesta sarebbe da respingere al mittente (Trump, appunto): Huawei, principale bersaglio dell’offensiva Usa, vende in Italia telefonini, centraline, router e altri apparati a migliaia di aziende e a tutti i gestori tlc, a partire da Tim. C’è tecnologia Huawei in tutti i 16 mila uffici postali italiani. I prodotti cinesi sono affidabili, costano meno e l’azienda è disponibile ad adattarli alle esigenze dei grandi clienti.
Ci sono, però, almeno altri due fattori dei quali si deve tener conto: il primo riguarda il riallineamento delle politiche commerciali e i rapporti di forza economica tra le varie aree del mondo. Trump è duro con gli avversari e anche con gli alleati, ma è vero che per molti anni, ansiosa di recuperare il gap con Usa ed Europa, la Cina ha esagerato copiando tecnologie occidentali e rivendendole a prezzi ridotti. Il passaggio dall’accondiscendenza di Bush e Obama alla «tolleranza zero» di Trump è brutale, ma dietro c’è un problema reale che non riguarda solo la minaccia alla leadership economica Usa, ma anche i rischi per l’europa. Oltre all’economia e alla politica, poi, un grosso peso ce l’ha la sicurezza: nel mondo digitale tutto ciò che è gestito elettronicamente è esposto a spionaggio e sabotaggi informatici. Che possono partire dall’interno del sistema se qualche sua componente viene da I Paesi in cui la tecnologia Huawei è in uso. L’azienda serve 46 dei primi 50 operatori mondiali industrie di un Paese avversario. Huawei afferma di non aver mai spiato né sabotato. È credibile, ma è sotto l’influenza del governo di Pechino: le cose possono cambiare. E stiamo entrando nel mondo 5G: le reti di quinta generazione, ancora più integrate e vulnerabili che governeranno tutto, dai letti degli ospedali alle auto senza pilota. Ossessioni di Trump? Non proprio: gli Usa hanno smesso di comprare tlc cinesi dal 2012, quando la minaccia per la sicurezza nazionale venne denunciata dall’amministrazione Obama.