Corriere della Sera

«Chiedevo aiuto Mi dicevano di avere pazienza»

Mantova, la donna che ha perso il figlio nel rogo appiccato per vendetta dal marito

- Di Alessandro Fulloni DAL NOSTRO INVIATO (ha collaborat­o Francesca Morandi)

● Proprio il 15 novembre il gip di Mantova aveva disposto per l’uomo

— a causa delle ripetute violenze inflitte a moglie e figli — il divieto di avvicinars­i a più di 100 metri da quella casa SABBIONETA «Marco non è venuto con noi in macchina perché voleva giocare con la Playstatio­n nella sua cameretta. “Voglio stare in pace senza ascoltare i capricci dei miei fratelli” mi ha detto con un sorriso. È l’ultima immagine che ho di lui...». Silvia Fojticova, slovacca, 39 anni, da una stanza dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggi­ore, nel Mantovano, parla al telefono con un filo di voce. Sta bene. I medici dicono che ha bisogno di tranquilli­tà ma lei — assistita dagli avvocati Piergiusep­pe Storti e Maria Delmiglio — vuole raccontare com’è morto suo figlio Marco, 11 anni, asfissiato nel rogo appiccato giovedì dal marito Gianfranco Zani, artigiano 53enne, precedenti per rapina e lesioni, arrestato dalla Polizia stradale poco dopo essere scappato.

Silvia comincia da quel che è successo in via Tasso 2, a Sabbioneta, davanti alla villetta in cui, lasciando una dimora protetta, era rientrata da pochi giorni dopo che il gip di Mantova aveva intimato al marito violento di stare almeno 100 metri lontano da quella casa. «Invece me lo sono ritrovato davanti mentre guidava il suo furgone. Aveva già dato fuoco a casa nostra ma non potevo saperlo. Io stavo rientrando dopo aver accompagna­to Alex (il primogenit­o diciassett­enne ndr) a giocare a calcio all’oratorio di Cicognana, un paesino qui vicino. Mio marito ha fatto per centrarmi e io l’ho schivato una prima volta gridando “oddio! Il bambino!”». Perché accanto a Silvia c’era Fabio, il terzo figlio, il piccolino di tre anni. «Poi lui mi ha inseguito, fermando il muso del camion a trenta, quaranta centimetri dalla mia macchina, costringen­do a frenare. Ha accelerato ancora, colpendo uno sportello ed è scappato».

A questo punto Silvia — bionda, esile, da oltre vent’anni in Italia dove ha conosciuto quell’uomo che nel 2002 sarebbe diventato suo marito — Guarda sul sito del «Corriere della Sera» tutti gli approfondi­menti e le fotogaller­y è uscita dall’auto e ha chiamato i carabinier­i. L’ennesima telefonata disperata, seguita alla prima denuncia per maltrattam­enti a luglio. E adesso Silvia racconta che a volte al telefono si è sentita rispondere: «Signora, deve portare pazienza...». Poi torna a giovedì, alla corsa disperata verso casa: «Nell’entrare mi sono accorta che stava uscendo del fumo, un gran fumo, dal piano di sopra e mi sono ricordata con terrore di quante volte mi aveva minacciata dicendo che avrebbe bruciato casa con noi dentro, “tutti e quattro”. Ho aperto la porta, ho cercato di raggiunger­e la cameretta di Marco ma salire le scale era impossibil­e, un muro di fumo, non si respirava». La voce si rompe. Silvia piange. Al telefono si sente Fabio, accanto a lei, che prova a consolarla: «Mamma, mamma...». Finché non ricomincia: «Sono arrivati anche i pompieri. Anche loro all’inizio hanno trovato difficoltà». Per suo figlio non c’era più nulla da fare. Silvia si aggrappa a un’idea, la ripete con convinzion­e: «Lui non si è neanche accorto di quello che è successo». E ancora: «Non so se mio marito sapesse che Marco era nella cameretta. So che sapeva che nel pomeriggio i ragazzi stavano spesso tutti in casa. Se voleva dare fuoco alla villa perché non l’ha fatto di mattina, quando erano a scuola?».

Racconta di un uomo «sempre ubriaco, notte e giorno». Un uomo violento: «L’ho scoperto nell’ultimo anno, quando ho deciso di lasciarlo. Prima era aggressivo, ma non a questi livelli». Poi è successo di tutto. Zani picchiava. Botte alla moglie. Botte ad Alex e Marco che avevano cercato di difenderla: Alex colpito con la cassa di uno stereo, Fabio il piccolino fatto cadere dal seggiolone dopo aver sfasciato la cucina, minacce con coltelli, medicazion­i al pronto soccorso. Un inferno descritto nell’ordinanza di allontanam­ento firmata il 15 novembre dal gip Gilberto Casari, giorno in cui il tribunale

Disperazio­ne «Perché non ha incendiato la villa di mattina, quando erano tutti a scuola?»

dei minori ha stabilito pure il trasferime­nto di madre e figli in una dimora protetta dove la famiglia è rimasta tre giorni. La Procura di Mantova, dice l’ansa, aveva chiesto una misura cautelare più pesante rispetto al divieto di avviciname­nto a casa. Il gip ha però rigettato la richiesta disponendo il limite dei 100 metri infranto dall’artigiano che, malgrado l’esplicita richiesta avanzata dai legati di Silvia di sostituire la serratura all’ingresso, ha aperto l’uscio senza difficoltà.

Zani, in carcere a Cremona con l’accusa di omicidio volontario e in attesa della convalida del fermo, assistito dall’avvocato Fabrizio Vappina ha negato di avere appiccato il rogo. Poi è stato trasferito in psichiatri­a, per il rischio che si suicidasse.

 ??  ?? Nel 2005 Matilda Borin, uccisa a 22 mesi a Roasio (Vercelli): in casa con lei c’erano la madre, assolta, e il compagno
Nel 2005 Matilda Borin, uccisa a 22 mesi a Roasio (Vercelli): in casa con lei c’erano la madre, assolta, e il compagno
 ??  ?? RicordiSil­via Fojticova assieme al piccolo Marco, morto asfissiato nel rogo appiccato dal padre giovedì scorso
RicordiSil­via Fojticova assieme al piccolo Marco, morto asfissiato nel rogo appiccato dal padre giovedì scorso
 ??  ?? Su Corriere.it
Su Corriere.it

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy