«Il contratto all’architetta su pressione di Maroni»
Milano, l’accusa: da governatore regionale sollecitò l’incarico in una controllata. I legali: tutto in regola
Come si spendono a volte i soldi dei contribuenti nella Regione Lombardia a trazione leghista? Anche premendo sul burocrate regionale di turno, a capo della società regionale di turno, affinché dal portafoglio societario tragga un rivolo di soldi da assicurare all’amica di turno del presidente della Regione sotto forma di consulenza affidatale fuori dalle regole.
È lo stesso schema per il quale Maroni in giugno era stato condannato in primo grado a 1 anno per l’assegnazione nel 2014 a una sua ex collaboratrice degli anni al Viminale, Mara Carluccio, di una consulenza da 29.500 euro da parte della società regionale Eupolis, dopo che al direttore generale Alberto Brugnoli era stato trasmesso dal segretario generale della Regione La vicenda
● L’ex presidente della Lombardia Roberto Maroni è indagato in un nuovo procedimento per «induzione indebita»
● Secondo i pm avrebbe fatto pressioni per fare assegnare un incarico da 40 mila euro a una persona il marcato interesse appunto dell’allora presidente Maroni. È lo stesso schema per il quale Maroni era stato invece assolto dall’accusa di aver premuto nel 2014 sul braccio destro dell’allora commissario Expo Beppe Sala per le spese di una trasferta a Tokyo (poi saltata) di un’altra sua ex collaboratrice, Maria Grazia Paturzo. E ieri — a sorpresa — è lo stesso schema dell’«avviso di conclusione» di una indagine, sinora mai emersa, che a Roberto Maroni, presidente della Regione sino alla non ricandidatura alle elezioni del 4 marzo scorso, contesta due reati — «induzione indebita» e «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente» — sottostanti, per l’accusa, al favoritismo di un’altra donna. Stavolta è l’architetto Giulia Capel Badino, a beneficio della quale Maroni tra il novembre 2017 e il 27 aprile 2018 è accusato dalla Procura di Milano di aver più volte insistito su Guido Bonomelli, allora direttore generale di «Ilspa-infrastrutture Lombarde» controllata totalmente dalla Regione, affinché costui le attribuisse per una cifra sotto 40.000 euro l’incarico di «supporto tecnico» al cronoprogramma dell’allora peraltro nemmeno firmato contratto d’appalto della futura «Città della Salute» a Sesto San Giovanni. Insistenza che l’imputazione, innescata da intercettazioni, riconduce esplicitamente a una «relazione affettiva» tra l’architetto e Maroni: tanto che per averla negata pur di fronte alle evidenze, e per aver negato anche di non sapere che Maroni avesse sollecitato parecchie volte Bonomelli a darle l’incarico, Capel Badino è indagata per «false informazioni al pm» in un interrogatorio svoltosi, senza che si sia saputo, il 10 settembre scorso.
A Bonomelli il pm Giovanni Polizzi contesta di aver compiuto alcune scelte (in sé non illegittime sotto i 40.000 euro, come l’aver proceduto ad affidamento diretto e il non aver prima nemmeno consultato altre due offerte) solo al preordinato scopo di assegnare l’incarico alla donna indicata da Maroni, incarico peraltro di cui la sua struttura non aveva bisogno. Bonomelli è indagato anche per «falso ideologico», perché il pm rileva la discrepanza tra la data (27 aprile 2018) in cui nella «determina a contrarre» scrive di aver selezionato il curriculum dell’architetto sulla piattaforma dei fornitori della Regione, e la data invece successiva (2 maggio 2018) nel quale il curriculum risulta caricato sulla piattaforma dalla professionista quale unica invitata alla procedura.
«Leggeremo attentamente le carte per valutare la natura degli addebiti — replica il difensore di Maroni, Domenico Aiello —, ma allo stato tutte le procedure ci risultano perfettamente regolari».
I reati
L’inchiesta per induzione indebita e turbata libertà del procedimento di scelta