Dolcevita e bomber per i dieci anni del Baby cashmere
La capsule di Loro Piana: esperienza tattile
La fibra
● Baby cashmere Loro Piana è una fibra ricavata dal sottovello delle capre Hircus che vivono in Mongolia. Sviluppando l’idea avuta negli anni Novanta da Pier Luigi Loro Piana, dieci anni fa si è arrivati all’eccellenza: solo 2000 chili ogni anno
● La capsule collection Baby cashmere Jubilee — tre capi femminili, due dolcevita e un bomber — celebra l’anniversario della realizzazione dei primi capi con il filato. I due dolcevita presentano lavorazioni differenti, uno in maglia intrecciata su corpo e maniche e l’altro a costa con maniche intrecciate a contrasto. Il bomber in maglia intrecciata è impreziosito da fodera in visione bottoni in madreperla
C’è solo un momento, prima dell’anno di vita — e solo una volta nella vita — che può essere raccolta quella che Loro Piana definisce la fibra più pregiata: la storia del Baby Cashmere ha inizio sulle montagne Alashan, nella Mongolia interna, tra i pascoli di capre Hircus.
Una specie rara, con un sottovello finissimo, che viene raccolto solo una volta nella vita della capra e solo durante il mese di giugno. Un periodo limitato, in cui viene prodotta una quantità altrettanto limitata di fibra: 30 grammi per ogni animale, con un diametro di 13.5 micron per ogni fibra. L’azienda che ha inventato il Tasmanian — parola entrata nel 1998 nel dizionario italiano Zingarelli — quest’anno celebra un altro filato iconico del marchio, il Baby Cashmere, la cui esclusività è testimoniata dai soli 2000 chili prodotti ogni anno.
Un’avventura iniziata negli anni Novanta grazie a un’intuizione di Pier Luigi Loro Piana, che ha sviluppato il suo progetto attraverso un solido rapporto di collaborazione con i pastori locali. Un modello di impresa che poi è stato riproposto in Australia e Nuova Zelanda, dove i legami con gli allevatori, incentivati attraverso accodi pluriennali, hanno portato a produrre lane sempre più fini, come il Gift of kings.
Adesso una capsule — Baby Cashmere Jubilee — festeggia i dieci anni da quando con la speciale fibra sono stati realizzati i primi capi: sono nati così tre pezzi femminili, due dolcevita e un bomber, presentati in bianco e dalle linee classiche. «Il Baby Cashmere, così come le altre fibre naturali d’eccellenza caratteristiche dei nostri prodotti, sono per noi l’essenza stessa del lusso», spiega Fabio d’angelantonio, A.D. del marchio fondato nel 1924 da Pietro Loro Piana a Quarona, in Valsesia e nel 2013 acquisito dal gruppo Lvmh.
La convinzione che il bello si origini nella natura ha portato l’azienda a riconoscere, scegliere, preservare e trasformare queste fibre in prodotti pensati per un target specifico. «Il nostro è un cliente sofisticato e abituato a girare il mondo, alla costante ricerca della qualità: riconosce ad occhi chiusi il prodotto Loro Piana e si lega nel tempo alla
Fabio d’angelantonio «Il nostro è un cliente sofisticato, alla ricerca della qualità: riconosce un capo a occhi chiusi»
Dieci anni
In alto uno dei due pullover della capsule Baby cashmere Jubilee, creata per celebrare i dieci anni della fibra Loro Piana. Sopra una capra Hircus: vive in Mongolia e dal suo sottovello finissimo, tosato solo una volta nella vita e prima dell’anno di vita, si ricava il Baby cashmere qualità delle nostre eccellenze come il Baby Cashmere, il Gift of Kings e la Vicuna. Diventa appassionato e competente».
Il Baby Cashmere viene in questo senso visto come la sublimazione della esperienza tattile Loro Piana, «la caratteristica che meglio ci rappresenta: tutto parte da un’esperienza sensoriale che è spesso più profonda e di lunga durata di quella visiva. Questo approccio permette di trasmettere cosa significano per noi eccellenza, passione e knowhow derivanti da 6 generazioni di storia». Il rapporto con i farmers si conferma alla base del progetto. «Continuiamo a coltivare un assiduo rapporto di collaborazione con i pastori locali. Tutt’oggi li visitiamo regolarmente per accertare la qualità della loro produzione e per garantirne la sostenibilità e la continuità».