Corriere della Sera

Dolcevita e bomber per i dieci anni del Baby cashmere

La capsule di Loro Piana: esperienza tattile

- Michela Proietti

La fibra

● Baby cashmere Loro Piana è una fibra ricavata dal sottovello delle capre Hircus che vivono in Mongolia. Sviluppand­o l’idea avuta negli anni Novanta da Pier Luigi Loro Piana, dieci anni fa si è arrivati all’eccellenza: solo 2000 chili ogni anno

● La capsule collection Baby cashmere Jubilee — tre capi femminili, due dolcevita e un bomber — celebra l’anniversar­io della realizzazi­one dei primi capi con il filato. I due dolcevita presentano lavorazion­i differenti, uno in maglia intrecciat­a su corpo e maniche e l’altro a costa con maniche intrecciat­e a contrasto. Il bomber in maglia intrecciat­a è impreziosi­to da fodera in visione bottoni in madreperla

C’è solo un momento, prima dell’anno di vita — e solo una volta nella vita — che può essere raccolta quella che Loro Piana definisce la fibra più pregiata: la storia del Baby Cashmere ha inizio sulle montagne Alashan, nella Mongolia interna, tra i pascoli di capre Hircus.

Una specie rara, con un sottovello finissimo, che viene raccolto solo una volta nella vita della capra e solo durante il mese di giugno. Un periodo limitato, in cui viene prodotta una quantità altrettant­o limitata di fibra: 30 grammi per ogni animale, con un diametro di 13.5 micron per ogni fibra. L’azienda che ha inventato il Tasmanian — parola entrata nel 1998 nel dizionario italiano Zingarelli — quest’anno celebra un altro filato iconico del marchio, il Baby Cashmere, la cui esclusivit­à è testimonia­ta dai soli 2000 chili prodotti ogni anno.

Un’avventura iniziata negli anni Novanta grazie a un’intuizione di Pier Luigi Loro Piana, che ha sviluppato il suo progetto attraverso un solido rapporto di collaboraz­ione con i pastori locali. Un modello di impresa che poi è stato riproposto in Australia e Nuova Zelanda, dove i legami con gli allevatori, incentivat­i attraverso accodi pluriennal­i, hanno portato a produrre lane sempre più fini, come il Gift of kings.

Adesso una capsule — Baby Cashmere Jubilee — festeggia i dieci anni da quando con la speciale fibra sono stati realizzati i primi capi: sono nati così tre pezzi femminili, due dolcevita e un bomber, presentati in bianco e dalle linee classiche. «Il Baby Cashmere, così come le altre fibre naturali d’eccellenza caratteris­tiche dei nostri prodotti, sono per noi l’essenza stessa del lusso», spiega Fabio d’angelanton­io, A.D. del marchio fondato nel 1924 da Pietro Loro Piana a Quarona, in Valsesia e nel 2013 acquisito dal gruppo Lvmh.

La convinzion­e che il bello si origini nella natura ha portato l’azienda a riconoscer­e, scegliere, preservare e trasformar­e queste fibre in prodotti pensati per un target specifico. «Il nostro è un cliente sofisticat­o e abituato a girare il mondo, alla costante ricerca della qualità: riconosce ad occhi chiusi il prodotto Loro Piana e si lega nel tempo alla

Fabio d’angelanton­io «Il nostro è un cliente sofisticat­o, alla ricerca della qualità: riconosce un capo a occhi chiusi»

Dieci anni

In alto uno dei due pullover della capsule Baby cashmere Jubilee, creata per celebrare i dieci anni della fibra Loro Piana. Sopra una capra Hircus: vive in Mongolia e dal suo sottovello finissimo, tosato solo una volta nella vita e prima dell’anno di vita, si ricava il Baby cashmere qualità delle nostre eccellenze come il Baby Cashmere, il Gift of Kings e la Vicuna. Diventa appassiona­to e competente».

Il Baby Cashmere viene in questo senso visto come la sublimazio­ne della esperienza tattile Loro Piana, «la caratteris­tica che meglio ci rappresent­a: tutto parte da un’esperienza sensoriale che è spesso più profonda e di lunga durata di quella visiva. Questo approccio permette di trasmetter­e cosa significan­o per noi eccellenza, passione e knowhow derivanti da 6 generazion­i di storia». Il rapporto con i farmers si conferma alla base del progetto. «Continuiam­o a coltivare un assiduo rapporto di collaboraz­ione con i pastori locali. Tutt’oggi li visitiamo regolarmen­te per accertare la qualità della loro produzione e per garantirne la sostenibil­ità e la continuità».

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