Corriere della Sera

Glitter o maculata Il ritorno della calza (che cresce in Cina)

Calzedonia a Shanghai: 100 negozi entro il 2020

- Maria Teresa Veneziani

La scheda

● Calzedonia è presente in 49 Paesi con più di 2.100 stores. Calzedonia ha inaugurato il primo negozio a Shanghai nel 2017

● «Entro il 2020 avremo 60 negozi in Cina, 100 se contiamo anche l’altro brand del Gruppo, Intimissim­i. E soltanto nella Cina continenta­le, senza considerar­e Hong Kong. Il mercato asiatico — insieme con quello Usa — per noi è un mercato nuovo e importante, nel quale vogliamo distinguer­ci» dice Matteo Veronesi amministra­tore delegato per la distribuzi­one in Asia e per il digitale

● Lo sviluppo del mercato cinese avverrà non soltanto con gli store fisici ma anche attraverso le piattaform­e dedicate come Tmall

L’elogio della calza Made in Italy va in scena nella Ballroom del Bulgari Hotel di Shanghai — nel vecchio edificio della Camera di Commercio cinese — tutta decorata da luci rosa e manichini di gambe femminili con i modelli della nuova collezione. Si celebra la crescita di Calzedonia in Asia e, per l’occasione, il fondatore e presidente del gruppo, Sandro Veronesi, sorride fiero accanto al figlio 28enne Matteo, al quale ha affidato la gestione di tutto il mercato asiatico con il ruolo di ceo (così come al primogenit­o Marcello ha assegnato quello americano). #legsmoodon: l’hastag campeggia sul palco ed è pronto per essere postato insieme alle foto delle ospiti, molte social, perché oggi sono il motore della comunicazi­one; tra loro Chiara Ferragni, ambasciatr­ice digitale di Calzedonia per il 2018 L’evento di Shanghai: In alto la supermodel­la Cristina Chu, qui sopra Sandro Veronesi, 59 anni, con il figlio Matteo (28) amministra­tore delegato del mercato asiatico di Calzedonia. Al centro Chiara Ferragni, 31 anni, brand ambassador del brand accanto alla collega cinese Xu Lu e alla modella Cristina Chu, tutte interpreti del collant versione 4.0, gambe in vista con maxypull (Ferragni) o giubbotto e micro gonna (Chu). La calza comoda — contrastat­a negli Anni ‘60 da chi la riteneva poco sexy e proprio per questo diventata simbolo delle femministe che la indossavan­o con la minigonna — è tornata di tendenza, rilanciata dagli stilisti dopo l’azzardo delle gambe nude anche al gelo. Il gruppo Calzedonia ne produce 100 tipi diversi e ne vende quasi cento milioni l’anno, basici velati o coprenti fino a quello per il party con effetti glitter fino alle fantasia effetto tartan e al maculato (il più venduto). «Il collant si impone per una questione di funzionali­tà e confort, ma anche accessorio di stile, la cliente cinese è molto attenta alla moda, usa

Matteo Veronesi

«La difficoltà più grande che ho incontrato? Partire da zero con una start-up»

le calze per vivacizzar­e il look», spiega Matteo Veronesi. La sfida, però, è vendere calze fast fashion ai cinesi, maestri dei prezzi bassi. Qual è il segreto? «Il Made in Italy è molto apprezzato, vendiamo molti collant effetto shaping e quelli realizzati con filati pregiati, come il cashmere». Veronesi Jr assicura che la Cina diventerà la prima nazione al mondo per l’economia: «Finché non ci si vive non se ne capisce la grandezza. E poi comunque nelle città il gusto è ispirato a quello europeo». Laurea alla Bocconi in Management e master in Internatio­nal marketing, Matteo Veronesi alterna soggiorni di un mese e mezzo in Asia con una settimana italiana. La difficoltà più grande che ha incontrato? «Partire da zero con una start-up. Curare da solo tutti gli aspetti organizzat­ivi in un Paese complesso, ma avere il controllo fin dal primo giorno è importante. Noi gestiamo direttamen­te la distribuzi­one e creiamo rapporti con i proprietar­i dei mall dove apriamo i nostri negozi, che però sono tutti diretti». Che padre è Sandro Veronesi? «Abbiamo un rapporto particolar­e. È papà, ma è anche il presidente e il capo. Ti dà tantissimo spazio. Lui ti dà la possibilit­à di sbagliare». Che insegnamen­to le ha dato? «Di usare il buon senso in tutto». E lei di che cosa va fiero? «Potrei vivere tranquilla­mente e invece ho voglia di girare».

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