Pop Sondrio e Bari, un anno in più per diventare «spa»
Il nodo del rinvio della legge alla Corte europea
Slitta di un altro anno, dalla imminente scadenza del 31 dicembre, il termine per la trasformazione in spa delle ultime due banche popolari che finora hanno resistito alla riforma varata nel 2015 dal governo Renzi, ovvero la Popolare di Sondrio e la Popolare di Bari. Il posticipo del termine al 31 dicembre 2019 è stato introdotto ieri nel decreto fiscale all’esame del Parlamento con un emendamento di Fratelli d'italia approvato in commissione Finanze del Senato (da tutti i gruppi tranne il Pd).
Popsondrio e Popbari sono istituti per motivi diversi sotto la lente dell'esecutivo: la prima per timore — secondo quanto riferito da esponenti del governo — che una volta trasformata in spa possa essere oggetto di una scalata da parte di istituti esteri; la seconda perché potrebbe indebolirsi ancora di più sotto il profilo patrimoniale per il possibile alto afflusso di richieste di riscatto da parte dei soci ex popolari.
Lo slittamento del termine si è reso necessario dopo che a ottobre il Consiglio di Stato aveva rimandato alla Corte di Giustizia Ue l’esame sulla legittimità costituzionale della riforma che obbliga le popolari con oltre 8 miliardi di attivi a trasformarsi in spa. Perché la Corte del Lussemburgo prenda una decisioni ci vorranno dei mesi, e per questo il Parlamento è dovuto intervenire per sciogliere l’intrico giuridico: la Popolare di Bari, per esempio, aveva già previsto per il 16 dicembre l’assemblea per la trasformazione in spa ma non poteva procedere in una situazione di incertezza giuridica sull’obbligo. In questo modo le due banche guadagnano tempo. Nonostante a marzo la Consulta avesse riconosciuto la legittimità costituzionale della riforma, il Consiglio di Stato ha sollevato alla Corte Ue cinque questioni di legittimità, in particolare sull’imposizione della soglia degli 8 miliardi e sulle disposizioni sul limite o esclusione del diritto di recesso. La Corte Ue dovrà esprimersi sulla conformità della legge alla normativa in tema di aiuti di Stato, di concorrenza nel mercato interno e di libera circolazione dei capitali.
C’è la possibilità che la riforma possa tornare indietro, ormai comunque solo per questi due istituti (dato che gli altri si sono già trasformati, mentre Popvicenza e Veneto Banca sono finite in liquidazione). La Popbari presieduta da Marco Jacobini in particolare è da mesi sotto i riflettori per la sua debolezza patrimoniale e il timore che, senza la trasformazione in spa, per soddisfare una futura necessità di nuovi capitali — si parla di 250-300 milioni di aumento — possano essere convertiti o azzerati i bond subordinati, in gran parte in mano alla clientela, pari a 300 milioni. Anche per le irregolarità nel collocamento i vertici di Popbari sono stati a ottobre multati da Consob per 2,6 milioni di euro, anche se la sanzione è stata congelata dalla Corte d’appello.