IL FUTURO AVRÀ LE ALI
LA RIVOLUZIONE DIGITALE DEL 5G COME SARÀ LA VITA IPERVELOCE
L’appuntamento A Milano Samsung ha promosso un summit sull’economia che verrà, segnata dalle nuove tecnologie. Quella più imminente riguarda l’ultimo «modello» di connessione. Che modificherà le nostre abitudini e il nostro modo di lavorare.
Viene già chiamata «Gigabit Society» e sì, sarà una nuova rivoluzione digitale. È proprio scritto nel Dna degli innovatori il non potersi fermare, mai. E così con il 2019 inizierà un’altra era dell’iperconnessione, destinata a coinvolgere quando non a sconvolgere non solo le abitudini quotidiane — già ampiamente «ritoccate» da smartphone e social — ma proprio la struttura produttiva e dei servizi. Si chiama 5G ed è la connettività mobile di quinta generazione.
Vanta velocità da 10 a 1000 volte superiori a quelle dell’attuale 4G (e punta per il 2025 a garantire una connessione da 100 Gigabit al secondo), ma soprattutto un «tempo di latenza» tra domanda e risposta infinitamente inferiore all’attuale: si parla di millesimi di secondo, quando non proprio di un millesimo di secondo. Esempio: l’occhio connesso di un semaforo vedrà un bambino che attraversa all’improvviso la strada, lo comunicherà alla rete neurale che gestisce la logistica cittadina che a sua volta imporrà una frenata d’emergenza all’auto senza guidatore in arrivo pochi metri più in là. Tutto giusto in tempo, e senza intervento umano. Fantascienza? No, appunto la nuova rivoluzione che vedrà le prime applicazioni fuori da ambiente controllato con il nuovo anno.
«Sarà poi con il 2020 la svolta per la diffusione della rete 5G», spiega al Corriere Suk-jea Hahn, a capo della divisione mobile per il B2B di Samsung. «Ma bisogna agire adesso: perché il 5G sia perce- pito in modo massivo serviranno tra i cinque e i dieci anni, eppure è bene essere pronti. Perché i nuovi servizi resi possibili offriranno esperienze a oggi impensabili. E con grandi opportunità per le imprese». Sono tanti i nuovi orizzonti, raccontati per esempio allo Smart City Expo World Congress di Barcellona che si è chiuso lo scorso weekend. «Automobili in grado di dialogare con altre auto o con la strada, operazioni chirurgiche eseguite a distanza»: Hahn disegna pezzi di futuro, a margine del Samsung WOW Business Summit che si è tenuto ieri a Milano. «Lo sviluppo delle applicazioni di realtà aumentata porterà a un tipo diverso di comunicazione: l’esperienza delle videochiamate sarà talmente definita e realistica da cambiare le nostre abitudini sociali».
Nell’attesa, da noi si è chiusa l’asta per l’assegnazione delle frequenze, non senza qualche polemica per l’incasso da più di 6 miliardi di euro (record europeo) da parte dello Stato. I cinque operatori in campo — Tim, Vodafone, Fastweb, Wind 3 e Iliad — si preparano ai blocchi di partenza. Un primo impiego strutturale lo si avrà tra due anni nelle città già interessate dalle sperimentazioni: Milano, Prato, L’aquila, Matera e Bari, a cui si aggiungeranno verosimilmente Roma e Torino. Per il resto del Paese si parla del 2022, quando la copertura sarà più o meno completa. Allora sarà quindi interessante capire come il 5G impatterà su un territorio complesso come quello italiano, fatto di alti e bassi geografici e rispettive velocità di banda: secondo un’analisi rilasciata ieri da Opensignal, in Italia su smartphone si viaggia mediamente 2,8 Megabit al secondo più veloci con connettività mobile rispetto al wi-fi. Dunque una copertura capillare in 5G potrebbe finalmente far superare il cronico digital divide del Paese.
Come detto, il salto sarà qualitativo, non (solo) evolutivo. Al Politecnico di Milano si è sperimentata una nuova piattaforma educativa che miscela realtà virtuale e aumentata che permette di immergere letteralmente gli studenti — un intero corso contemporaneamente, con tanto di docente annesso — dentro i modelli 3D oggetto della lezione. Il tutto interattivo e in 4K. A Prato invece la prossima settimana, su spinta della Camera di Commercio, si getteranno le basi per la creazione del nuovo distretto manifatturiero tessile digitale. Il perno della trasformazione 4.0 (così viene etichettata la nuova
Il manager
Suk-jea Hahn (Samsung): «La vera svolta nel 2020 ma bisogna agire adesso»
rivoluzione industriale) sarà ovviamente il 5G. Che con la sua mole di dati trasportati, e la velocità di comunicazione tra questi e i dispositivi di atterraggio, permette di far lavorare assieme le parole magiche della tecnologia di oggi.
La mixed reality, appunto, l’intelligenza artificiale e i big data, il cloud e quegli oggetti diventati «smart» di colpo — dal frigorifero a telai e tessitrici — grazie all’iniezione della rete in quell’universo chiamato Internet of Things. «Entro il 2021 saranno installati 22,5 miliardi di dispositivi IOT», conclude il vicepresidente Samsung. «Questo porterà a una disruption nelle industrie, nelle pubbliche amministrazioni e tra i consumatori. Trasformando radicalmente il modo in cui questi soggetti interagiscono con l’esterno e tra di loro».