Corriere della Sera

Svolta dopo Gomorra

L’attore protagonis­ta di «Drive me home» nei panni di un emigrato D’amore: «Odiavo la violenza del mio personaggi­o Nel nuovo film sfido i pregiudizi del Sud sui gay»

- Valerio Cappelli

«Ho preso 15 chili per questo film», dice Marco D’amore. Ma non è tanto questa l’anomalia. In Drive Me Home, opera prima di Simone Catania in cui è affiancato da Vinicio Marchioni, il truce killer di Gomorra è camionista, gay, con i capelli biondi a caschetto. Andrà al Torino Film Festival. Dimenticat­evi Ciro, l’eroe negativo di Gomorra, uscito di scena alla terza serie, ucciso. «Ciro», dice l’attore che ha l’eloquio forbito del suo mentore Toni Servillo, «è quanto di più lontano da me, ho praticato una violenza su me stesso per interpreta­rlo, anche se sono consapevol­e che la mia vicenda profession­ale ha avuto una svolta da quella storia criminale».

Questa invece è la storia di un’amicizia.

«Due trentenni cresciuti insieme in un paesino siciliano, sognano una vita diversa, altrove. Non si vedevano né sentivano da anni. Il mio personaggi­o è scappato perché l’omosessual­ità è un disonore per suo padre. In apparenza è machissimo, non sbandiera la sua scelta sessuale. Oggi le famiglie accettano di più la diversità, ma al Sud permangono realtà arcaiche. Nel film, in cui recito in dialetto siciliano in fiammingo, guido un Tir in Belgio, terra straniera che all’inizio non mi accetta».

Ha amici che sono andati a lavorare all’estero?

«Ho parenti, mio padre e i suoi fratelli, che fecero gli operai specializz­ati proprio in Belgio. Papà a 16 anni lasciò Napoli per Torino, la scritta sui muri “non si affittano case agli stranieri” l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle. Quando conobbe mia madre, tornò a studiare da infermiere. Quei ricordi fanno parte della mia infanzia e adolescenz­a, ma il passato è anche lontano. Conosco coetanei che per affermarsi e realizzare i loro sogni sono andati nel Regno Unito o in Spagna. Io ho sempre voluto restare qui, grazie a Toni Servillo col teatro ho girato mezzo mondo. Amo il lavoro di squadra».

Infatti debutterà come regista.

«Sì, nella quarta serie tv di Gomorra , in onda su Sky a primavera e girata tra Londra, Bologna e Napoli. Vorrei che questa tappa non venisse giudicata come un gesto di follia o una roba estemporan­ea, è frutto di un percorso cominciato anni fa, dopo un lungo apprendist­ato di produzione, di scrittura. Esiste solo un altro caso di un protagonis­ta che diventa regista di una serie: Robin Wright in USA per House of Cards».

Come sarà la sua regia?

«Prima di tutto mi sono detto: non c’è bisogno che fai l’autore. Devo amministra­re un’automobile enorme e rispettare un linguaggio che è il suo marchio di fabbrica, ma in un continuo rinnovamen­to, amplifican­do certi ruoli, riuscendo a stupire ancora. Se Genny diventerà il nuovo Ciro? Impossibil­e, sono troppo distanti fra loro. Sarà interessan­te capire come Genny lavora nell’assenza di Ciro».

E’ vero che Madonna è una sua fan?

«Mi hanno riferito che David Bowie le regalò il cofanetto della prima serie, forse è una leggenda. So per certo che Ridley Scott e James Franco amano Gomorra. Michael Fassbender ha rilasciato un’intervista su di me. Mi hanno proposto tanti ruoli analoghi che ho rifiutato. C’è l’ipotesi di riportare in vita Ciro al cinema, vedremo. Prima c’è il film di Francesco Ghiaccio, che ho scritto e coprodotto. Si intitola Dolcissime, è su un gruppo di ragazzine, l’adolescenz­a al cinema si racconta poco, con l’eccezione della Francia».

Lo show in tv con Roberto Bolle resterà una tantum?

d Per questo ruolo sono ingrassato di 15 chili e guido un Tir in Belgio, Paese che non mi accetta Recito in dialetto siciliano e in fiammingo

«Quello che per molti è stato stupefacen­te, per me ha significat­o un tornare a casa. Perché il teatro, da cui provengo, è un modo di raccontare l’arte e la bellezza. Roberto ed io, nella gavetta, abbiamo avuto un percorso simile».

Lei viene anche dalla musica.

«Dallo studio di flauto e clarinetto. Ho il progetto teatrale “JJJ 27”, sulle vite di Janis Joplin, Jim Morrison e Jimi Hendrix, la maledizion­e rock del 27, tutti e tre sono morti a quell’età. Devo trovare tre giganti per andare in scena. E’ un’idea in un cassetto non così dimenticat­o».

 ??  ?? CattivoMar­co D’amore è stato Ciro «l’immortale» in «Gomorra». È morto nell’ultimo episodio della terza stagione della serie
CattivoMar­co D’amore è stato Ciro «l’immortale» in «Gomorra». È morto nell’ultimo episodio della terza stagione della serie
 ??  ?? Camionista Marco D’amore, 37 anni, nato a Caserta, in una scena di «Drive me home» in cui interpreta un camionista gay emigrato in Belgio. «Mio padre e i suoi fratelli fecero gli operai specializz­ati proprio in Belgio» racconta l’attore
Camionista Marco D’amore, 37 anni, nato a Caserta, in una scena di «Drive me home» in cui interpreta un camionista gay emigrato in Belgio. «Mio padre e i suoi fratelli fecero gli operai specializz­ati proprio in Belgio» racconta l’attore

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