Assalti, feriti, mille fermi Parigi trema ma resiste
Auto bruciate, danni. Ma le previsioni catastrofiche sono smentite
Parigi sotto assedio per la protesta dei gilet gialli. Manifestazioni anche nel resto della Francia. Sono più di mille le persone arrestate nella capitale. Quasi 125 mila in tutto il Paese i gilet gialli che hanno manifestato. «Adesso è tempo di dialogare» il commento del governo.
L’
Eliseo non è stato espugnato e le paure di colpo di Stato non si sono avverate, in compenso il «gilet giallo» che aveva incitato la folla a conquistare il palazzo del potere, Eric Drouet, è stato fermato e interrogato per cinque ore. Il ministro dell’interno Castaner aveva evocato migliaia di violenti pronti a riversarsi a Parigi «per uccidere» ma il temuto massacro non si è verificato, anche perché i «gilet gialli» ieri a Parigi erano tanti quanto gli agenti: circa 8000 da una parte e dall’altra. E quasi mille sono stati fermati subito — appena giunti vicino all’arco di Trionfo —, perquisiti, e in molti casi portati in commissariato. La repressione preventiva ha funzionato, la République ha retto.
Dopo gli allarmi epocali dei giorni precedenti, il «quarto atto» della protesta dei gilet gialli si è concluso senza vittime, quindi si può dire che sia andata bene. Ma Parigi ha vissuto di nuovo una giornata surreale, con i blindati della gendarmeria che nel fumo dei lacrimogeni sfondavano le barricate in fiamme in avenue Marceau, i gilet gialli più violenti che strappavano pezzi di asfalto e sanpietrini per tirarli in testa agli agenti in tenuta anti-sommossa, e loro che rispondevano con gas, granate assordanti e soprattutto colpi di flashball (fucili con proiettili di caucciù di 4 centimetri di diametro e 30 grammi di peso, capaci non di uccidere ma di fare molto male). Come sabato scorso, è stato celebrato il rito delle auto date alle fiamme (una cinquantina), delle fermate dell’autobus distrutte, e degli assalti ai marchi simbolo del capitalismo globalizzato: per esempio uno Starbucks vicino alla stazione Saint Lazare e il rivenditore Orange (telefonia e Internet) sugli Champs Élysées.
La città ha affrontato la manifestazione di ieri terrorizzata dal sabato precedente che aveva fatto circa quattro milioni di danni e decine di feriti: nei viali vicini agli Champs Élysées cuore degli scontri,
ma anche nel più distante boulevard Saint Germain, dalla sera prima si vedevano i negozi sprangati e protetti con grandi assi di legno inchiodate sopra le vetrine. Le stesse assi poi divelte dai manifestanti e usate per costruire barricate rallentando l’avanzata degli agenti. I commercianti hanno cercato in tutti i modi di salvare i locali, ma in serata Anne Hidalgo ha parlato di nuovo di decine di negozi vandalizzati e saccheggiati. In boulevard Richard Lenoir, vicino alla Bastiglia invasa dai gilet gialli, si è segnalato un coraggioso che ha lasciato parcheggiata in strada un’appariscente Ford Mustang nera con il cartello «I love Macron» sul cruscotto. Non è certo che l’auto abbia superato la notte.
Le cifre della mobilitazione in tutta la Francia (fornite dal ministero dell’interno, mancano quelle degli organizzatori troppo poco strutturati per fornirle) sono impressionanti perché indicano una partecipazione sempre in calo, al contrario della crescente attenzione del mondo verso la ribellione contro Macron: il 17 novembre scesero nelle strade 287 mila persone, diventate 160 mila il 24 novembre, 136 mila il 1° dicembre, e 125 mila ieri.
Complici i toni mai rassicuranti del governo, qualsiasi evento grande o piccolo a Parigi è stato annullato, le scuole, i musei e i grandi magazzini chiusi, come non era mai successo neanche dopo l’attentato del 13 novembre 2015. I superstiti e i parenti dei 130 morti di allora hanno rivolto una lettera aperta ai gilet gialli: «Non giudichiamo le vostre rivendicazioni, ma le esplosioni, le sirene, queste fiamme e questo sangue versato sono per noi altrettanti colpi di coltello che riaprono le cicatrici. (..) I francesi sono stati capaci di unirsi dopo ogni attentato, e adesso non riusciamo ad affrontare le questioni politiche senza scontri fisici tra di noi? (..) Non avremmo mai immaginato di vedere gesti così imbecilli nella Francia del XXI secolo».
Mentre il presidente americano Donald Trump millanta che lo slogan dei gilet gialli è «Vogliamo Trump!» e quello turco Recep Erdogan ha il coraggio di criticare la «violenza sproporzionata» della polizia francese, il premier Édouard Philippe a fine serata sembra rinfrancato. Molti lo davano in sicura partenza, invece dalla cellula di crisi del ministero dell’interno dice che «ora è il momento di ricostruire l’unità nazionale» e parla di un «dialogo ormai avviato», confermando che sarà il presidente Emmanuel Macron — rimasto muto per giorni — ad annunciare domani ai francesi nuove misure per chiudere la crisi.
d Le loro pagine Facebook sono piene di notizie false diffuse dagli estremisti e da certi Stati che vogliono la pelle dell’europa