Corriere della Sera

Sfilano migliaia di No Tav «Il M5S non può tradire»

Giachino, leader del sì: la speranza è la Lega

- di Gabriele Guccione

«Li ho visti con i miei occhi lungo la strada per Torino: i pullman organizzat­i sono arrivati da tutta Italia. Ce n’erano anche da Genova».

E come li ha riconosciu­ti? «Ho guardato da dove provenivan­o. Sono gli stessi che manifestav­ano contro la Gronda dicendo che il Ponte Morandi sarebbe durato cento anni».

Mino Giachino, 73 anni, un passato nella Dc al fianco di Carlo Donat-cattin, ex sottosegre­tario ai Trasporti dell’ultimo governo Berlusconi, non teme il confronto tra le due piazze di Torino: quella del 10 novembre, per il Sì, di cui è stato tra gli organizzat­ori, e quella di ieri, per il No.

Giachino, che effetto le ha fatto vedere la stessa piazza Castello affollata di No Tav, più di quanti non fossero i pro-tav un mese fa?

«In un mese hanno avuto il tempo di organizzar­si: comunisti, anarchici, sindaci Pd No Tav, sono arrivati da tutta Italia. Hanno voluto dimostrare di essere qualche migliaio in più dei Sì Tav, ma noi la piazza del 10 novembre l’abbiamo riempita in appena 8 giorni. Ed è questa la vera novità».

Che cosa intende?

«La piazza del Sì ha dato voce per la prima volta a quella maggioranz­a silenziosa del Paese che vuole l’alta velocità, come ha confermato il sondaggio di Pagnoncell­i pubblicato dal Corriere. Del resto cosa hanno detto di nuovo i No Tav? Nulla».

Non crede che la piazza rafforzi la parte M5S del governo contraria all’opera?

«L’alleato di governo, la Lega, non è d’accordo a bloccare la Torino-lione».

È per questo che ha visto Matteo Salvini, spera in lui?

«Lui è la carta decisiva. In un mese l’ho incontrato tre volte. Si è interessat­o a me quando ha visto che le petizione che ho lanciato su Change.org grazie all’aiuto di mio figlio Lodovico cominciava a raccoglier­e migliaia di adesioni, adesso siamo oltre le 106 mila. L’ultimo incontro è stato mercoledì».

E cosa vi siete detti?

«Si è fatto spiegare nel dettaglio le ricadute economiche del progetto, ha voluto sapere tutto, mi ha detto di essere rimasto a bocca aperta dopo la manifestaz­ione del 10 novembre e che lui è favorevole alla Tav. È l’ago della bilancia, perché se il M5S vuole modificare l’accordo internazio­nale sulla Torino-lione deve tornare in Parlamento. E la Lega non dirà mai No alla Tav».

Lei, un forzista ex dc, convertito al verbo salviniano?

«Ma no, ancora ieri (venerdì, ndr) ho ricevuto i compliment­i del Cavaliere, si figuri che ha pure cambiato il titolo della campagna tesseramen­ti di Forza Italia dopo la piazza del 10 novembre in “Noi siamo quelli del sì”».

Non è che sogna di candidarsi alle prossime regionali in Piemonte con l’appoggio del leader della Lega?

«Ho ricevuto diverse proposte. Qualcuno mi ha detto: tu saresti il naturale assessore regionale ai trasporti. Ma per ora penso solo alla Tav».

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