Corriere della Sera

La strage dei ragazzi in discoteca

Tragedia alla festa con Sfera Ebbasta. Le indagini: venduti 1.400 biglietti per 469 posti. Caccia al giovane della bomboletta Spray urticante scatena il panico: 6 vittime nella calca. Mattarella: non si può morire così

- di Fabrizio Roncone

Tragedia in discoteca. Sei vittime in un locale di Corinaldo, nelle Marche. A causare il panico e la ressa uno spray urticante. «Non si può morire così» commenta il presidente Mattarella.

Sono rimasti schiacciat­i qui. Sono morti esattament­e qui.

Sul pavimento di tufo infestato da erbaccia, ancora le macchie ormai nerastre del sangue e un ciuffo di capelli biondi, un dente, la lente spezzata di un occhiale, un orecchino a forma di cuore.

Prima impression­e, alzando lo sguardo: la rampa di cemento armato dell’uscita di sicurezza è più bassa, stretta e corta di quanto appaia nel terribile video che avrete visto alla tivù o sul web. Quei ragazzini che nel buio di venerdì notte uscivano in fretta dalla discoteca Lanterna Azzurra, un po’ nel panico provocato da un gas urticante, un po’ nel disordine allegro dei concerti, sono precipitat­i giù da non più di un metro e mezzo di altezza: però sono precipitat­i a decine, di peso, uno sull’altro, in un mucchio di braccia, gambe e teste, e quella mamma che aspettava sulle punte dei piedi, cercando di capire dove fosse finita la figlia nella bolgia — Eleonora Girolimini di anni 39 — se li è visti arrivare addosso, di colpo, quando la balaustra marcia foderata di edera ha ceduto.

Il concerto del trapper Sfera Ebbasta non è mai cominciato.

All’una, i vigili del fuoco e i carabinier­i hanno invece cominciato a contare i morti: oltre alla signora Eleonora, tre ragazzine e due ragazzini. Fa male anche soltanto scrivere i loro nomi e cognomi: Emma Fabini ed Asia Nasoni, tutte e due di 14 anni, tutte e due arrivate da Senigallia; Benedetta Vitali, 15 anni, da Fano; Mattia Orlandi, 15 anni, da Frontone (Pesaro Urbino); Daniele Pongetti, 16 anni, da Senigallia. Adolescent­i.

Tutti e solo adolescent­i — come del resto gli oltre 60 feriti, 7 dei quali ricoverati nel reparto di rianimazio­ne dell’ospedale Torrette di Ancona.

Gli adolescent­i adorano questo Sfera Ebbasta, fenomeno musicale del momento, genere rap con utilizzo di elettronic­a, cresciuto nell’hinterland milanese, a Cinisello Balsamo, con la faccia giusta, tatuaggi e piercing e tutto il resto, compresa la capacità di frullare insieme disagio e amore, rabbia e speranza, così da diventare star della rete e poi da finire a festeggiar­e il compleanno dei suoi 26 anni — molto ben remunerato — proprio in questa discoteca.

Sotto il paese di Corinaldo. Venti chilometri da Senigallia. Una strada stretta, querce secolari e prati rasati, località Madonna del Piano. E in fondo alla strada stretta una casa colonica che la famiglia Micci, negli anni Sessanta, trasforma in balera. Ci viene Raoul Casadei, serate di liscio e sangiovese, finché la moda lunga del liscio non passa e allora la balera diventa discoteca, ampliata un anno dopo l’altro, grandi cubi bianchi a incastro: due appartamen­ti sopra e sotto il locale, un postaccio triste, ma che d’inverno, un paio di volte al mese, funziona. Quando i vigili del fuoco non lo chiudono perché i sistemi di sicurezza non sono a norma. O quando arrivano i vigili urbani, come nell’ultima notte di Halloween, e si accorgono che, dentro, a ballare, c’è troppa gente.

Come la notte del concertone di Sfera Ebbasta.

Quasi 1.400 biglietti venduti — lo affermano sia il premier Giuseppe Conte, sia il procurator­e capo di Ancona Monica Garulli — ei partecipan­ti chiusi in uno solo dei saloni (che avrebbe potuto ospitarne appena 469).

Ma non c’è problema, all’ingresso: entrano tutti — certi arrivati con i pullman, molti altri accompagna­ti dai genitori, c’è pure il figlio di Marianna Manduca, la donna uccisa dal marito in Sicilia e adottato da una famiglia di Senigallia — e tutti, e se non tutti, moltissimi, subito si fiondano al bancone del bar a tracannare un bicchierin­o di amaro dopo l’altro.

Poi inizia il solito via vai nei

bagni che c’è in tante discoteche, si passano caramelle rosse e verdi, i lavandini restano sporchi di polvere bianca.

Anche se in questa discoteca ci sono quasi solo ragazzini e ragazzine e ad un certo punto, uno che sembra essere un poco più grande, uno che viene descritto con la testa nascosta dentro il cappuccio della felpa, si mette a spruzzare gas urticante. Forse addirittur­a lancia un candelotto. Le testimonia­nze sono confuse nel descrivere il gesto — provocato da una lite? — ma non lui (e infatti, secondo alcune indiscrezi­oni, come si dice in questi casi, gli investigat­ori l’avrebbero già individuat­o).

Comunque: il gas urticante, probabilme­nte al peperoncin­o, e perciò simile a quello che seminò panico e morte anche a Torino, in piazza San Carlo, scatena paura e grida, dosi di un’euforia molesta, così è tutto uno spingersi e scappare, cercare un’uscita, aria fresca, salvezza.

Di là.

No, laggiù.

E tu seguimi. Stammi dietro. Dammi la mano. Alcuni ragazzi sostengono di aver trovato sbarrati i portelloni di sicurezza. Quello che sta in fondo, dalla parte opposta all’ingresso della discoteca, viene però spalancato di botto.

Si ritrovano fuori e iniziano a respirare forte e a raccontars­i che è già successo, sì, qualcosa di simile è già successo in altri concerti di Sfera Ebbasta. Il peperoncin­o, qualche idiota, forse un nuovo stupido modo di scherzare, forse solo un esercizio di violenza. Poi uno di loro — come colto da tragica premonizio­ne — prende il cellulare e inizia a filmare la rampa, quelli che stanno ancora uscendo, che premono sulle balaustre. Finché le balaustre cedono. Prima quella di destra, poi l’altra.

Non sanno dove aggrappars­i, a cosa tenersi. Calano giù

La madre

Sono precipitat­i a decine, uno sull’altro, e quella mamma che aspettava cercando di capire dove fosse finita la figlia se li è visti arrivare addosso

quasi lentamente. Si sentono grida soffocate, pochi riescono a chiedere aiuto. I volti hanno espression­i che sono un miscuglio di stupore e terrore. È una scena interminab­ile nella quale c’è chi si alza subito, chi cammina sugli altri e vola via, chi striscia e piange, chi viene fuori dal groviglio con la gamba spezzata in tre punti, chi si tiene la testa, chi sputa sangue, chi si ritrova in piedi ma senza camicia, senza scarpe, chi si tocca l’orecchio e stringe solo una poltiglia di sangue e carne tra le dita.

Poi c’è chi resta sotto. Chi non si muove più. Allora iniziano a soccorrers­i tra di loro, povere creature. I genitori che aspettavan­o in macchina, nel parcheggio, impiegano qualche minuto prima di capire. Un paio di «buttafuori» arrivano correndo e bestemmian­o, urlano che per forza, prima o poi, maledizion­e, sarebbe dovuta finire così.

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I primi soccorsi ai ragazzi feriti dopo il fuggi fuggi nella discoteca di Corinaldo in provincia di Ancona
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Corriere della Sera
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(via Twitter, Instagram) I videoLa tragedia in alcuni fermo immagine dei filmati pubblicati sui social dai ragazzi presenti. Nella foto piccola più in alto la ressa all’uscita di emergenza. Sopra, il momento esatto in cui uno dei parapetti cede.A destra, la calca con diversi giovani già per terra, schiacciat­i da altri loro coetanei
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