I «memo» che inguaiano Trump
L’avvocato del presidente confessa incontri e «sinergie» con uomini del Cremlino e pagamenti alle donne. Lascia a fine mese anche il capo di gabinetto di The Donald
WASHINGTON Per la Procura del Southern District di New York, Michael Cohen pagò Stormy Daniels e Karen Mcdougal «su precise e dirette istruzioni» di Donald Trump. Secondo il super procuratore Robert Mueller, inoltre, Cohen entrò in contatto con figure collegate al Cremlino per spingere la costruzione di una Trump Tower a Mosca. Un progetto concepito nel 2015 e poi abbandonato nel luglio 2016, nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali. Il costruttore, non ancora candidato dei repubblicani, coordinava le manovre del suo avvocato. I due atti di accusa sono stati diffusi venerdì, in vista della sentenza della Corte di New York prevista per il 12 dicembre. Cohen è a giudizio per quattro reati finanziari e rischia, stando alla richiesta del pm, almeno tre anni e mezzo di carcere.
Ma i documenti depositati ieri chiamano in causa anche il presidente degli Stati Uniti. I giudici non lo possono incriminare. La Costituzione prescrive che il leader della Casa Bianca, fintanto che rimane in carica, possa essere processato solo dal Congresso, «per tradimento, corruzione e altri crimini gravi». L’impatto politico, però, è forte. Dal 3 gennaio i democratici prenderanno il controllo della Camera e potranno sviluppare altre inchieste, senza necessariamente avviare l’impeachment.
Trump ha scaricato Cohen, arrivando a sostenere che mentisse per «ottenere una pena più leggera». Ieri ha reagito con una serie di tweet: «Dopo due anni e milioni di pagine di documenti (e un costo di più di 30 milioni di dollari), non c’è collusione!» E ancora: «Questa collusione è un’illusione, non c’è alcuna pistola fumante».
Il presidente ha rimesso mano alla squadra di governo. Venerdì ha annunciato la nomina di William Barr come ministro della Giustizia, un detrattore di Mueller. Ieri ha confermato che John Kelly lascerà l’incarico di capo dello staff «entro l’anno». Segnali di radicalizzazione del circolo più ristretto di collaboratori.
Le carte della Procura svelano altri particolari su Cohen. L’avvocato ha seguito le istruzioni del suo boss versando 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels e 150 mila alla modella di Playboy Mcdougal, per comprarne il silenzio sui trascorsi sessuali con Trump. Pagamenti che violano le norme sulla trasparenza delle campagne elettorali.
Ma gli sviluppi più imprevedibili potrebbero arrivare dal Russiagate. Mueller ricostruisce il tentativo di Cohen per combinare un incontro tra Trump e Putin, nel settembre 2015, a margine dell’assemblea generale dell’onu. In quei mesi il costruttore e il suo legale mescolavano politica e affari con Mosca, ma il leader americano ha sempre negato di aver avuto contatti con il Cremlino, prima della sua elezione.
Completa il quadro la vicenda di Paul Manafort, responsabile della campagna elettorale trumpiana nell’estate 2016. Mueller lo accusa di aver mentito agli inquirenti. Attivo nell’ucraina filo russa di Viktor Yanukovich, aveva mantenuto contatti con almeno una figura legata al Cremlino.