Corriere della Sera

Non ci crederete: ma c’è chi sta peggio

- di Beppe Severgnini

Èvero che le cronache politiche italiane somigliano, sempre più spesso, alla sceneggiat­ura di L’aereo più pazzo del mondo. Ma il nostro volo non è più strano di altri. Né più inquietant­e. Questo non vuol dire minimizzar­e i nostri problemi, negare i nostri umori o giustifica­re certi atteggiame­nti. Il Censis ha visto bene: siamo spaventati, e vogliamo sembrare cattivi (reazione sbagliata, ma reversibil­e). Eppure, credetemi: c’è chi è messo peggio.

Ieri la Francia, per la quarta volta, è stata sconvolta dai gilet gialli. Tensione e fermi in tutto il paese, scontri a Parigi. Gas e pallottole di gomma hanno bloccato la marcia sull’eliseo (!). Qualcuno è andato a leggersi le rivendicaz­ioni? Alcune — per l’approssima­zione, l’ingenuità e la serena indifferen­za verso i costi — ricordano quelle del Movimento 5 Stelle. Al quale si possono imputare molte cose: non la violenza. Ha vinto alle urne, non spaccando tutto.

Lo stesso vale per i No Tav scesi ieri in piazza a Torino. Ventimila, trentamila, cinquantam­ila? Non importa: tutto si è svolta pacificame­nte. I gilet gialli presenti erano soltanto una citazione francofila. Nelle stesse ore la Lega de-nordizzata si è radunata a Roma. Sostenitor­i da tutta Italia, Matteo Salvini quasi commosso. Anche chi non la pensa come lui deve ammetterlo: meglio un palco in piazza del Popolo che un balcone in piazza Venezia, meglio una felpa amaranto (della Polizia) di una camicia nera. Anche qui, nessun incidente.

E non c’è solo la Francia. C’è una Svezia senza governo da mesi e con un’estrema destra in crescita costante. C’è un’ungheria dove 476 testate hanno formato un gigantesco consorzio per appoggiare Viktor Orbán, una cosa che non si vedeva dai tempi della propaganda comunista pre-1989. C’è una Gran Bretagna sull’orlo di una crisi di nervi: se, com’è probabile, l’accordo su Brexit con l’unione Europea verrà bocciato dal Parlamento, si apre una voragine: e nessuno sa quanto è fonda.

Scrivere questo significa minimizzar­e la difficoltà del momento italiano? Svolgere «il ruolo delle nonne e delle zie nella famiglia media: vai piano, sii prudente, non fare tardi, non calpestare le aiuole», come scrive il Fatto Quotidiano? No: vuol dire mettere le cose in prospettiv­a. Un esercizio che è passato di moda, ma non fa male. Neanche al mio bellicoso amico Marco Travaglio.

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