Mostre e collezioni L’amore di Pedretti per Leonardo
Con tre iniziative prendono avvio le attività della Fondazione Rossana & Carlo Pedretti istituita in memoria del celebre leonardista scomparso circa un anno fa. Pedretti visse con la moglie e insegnò per molti anni a Los Angeles e tornò a Lamporecchio (Pistoia) solo negli ultimi anni, dove trasportò la sua cospicua biblioteca e archivio di memorabilia leonardeschi. Ora questo materiale si trova nella sede della fondazione, l’ottocentesca Villa Baronti-pezzatini a Vinci (Firenze), di proprietà di finanziatori russi data in comodato alla fondazione. A Pedretti, che fu anche prestigioso collaboratore del «Corriere della Sera», si devono circa un migliaio di studi, tra i quali le edizioni critiche dei disegni di Leonardo di proprietà della regina Elisabetta a Windsor, del Codice Hammer, del Libro di Pittura e del Codice Arundel. Attribuì alcune opere a Leonardo e ne sconfessò altre — ad esempio, non riteneva di Leonardo il Salvator Mundi battuto all’asta per 450 milioni di dollari e ora finito negli Emirati — e collezionò varie incisioni da originali studi di Leonardo realizzate in epoche successive.
A una di queste collezioni la direttrice scientifica Annalisa Perissa Torrini ha voluto dedicare la prima mostra della fondazione, che aprirà il prossimo 16 dicembre (fino al 5 maggio): Leonardo disegnato da Hollar. In mostra 31 incisioni realizzate dal celebre artista boemo del Seicento Wenceslaus Hollar, tratte da caricature disegnate da Leonardo, ovvero da quei suoi volti grotteschi con i quali cercava di raffigurare particolari stati d’animo. A queste stampe di caricature si aggiungono due disegni di Leonardo provenienti dalla Pinacoteca Ambrosiana e due di Francesco Melzi, il suo allievo e segretario. Completano l’esposizione anche volumi che intersecano i temi di queste stampe, come il monumentale repertorio settecentesco del conte di Caylus. Curiosamente, Wenceslaus Hollar fu colui che realizzò l’incisione del Salvator Mundi sulla base della quale è conseguita l’attribuzione a Leonardo del controverso quadro più costoso del mondo (questa stampa non è, però, nella collezione di Pedretti). Successivamente questa mostra andrà in Francia, a Closlucé, il castello presso Amboise dove Leonardo morì.
Il 5 gennaio (a un anno esatto dalla sua scomparsa) sarà messa online l’intera bibliografia di Pedretti. Lo studioso scrisse una settantina di libri, circa 600 articoli scientifici più quelli divulgativi per i giornali. Presto l’intero corpus sarà digitalizzato e consultabile online anche sui siti della Biblioteca leonardiana di Vinci e del Museo Galileo di Firenze. Consultabile presso la Villa sarà la sua intera biblioteca. Tra le rarità di proprietà di Pedretti un originale delle Rime del Bellincioni del 1493, un’edizione originale delle Vite del Vasari del 1568 (appartenuta all’editore Giunti) e un’antica Divina Commedia del 1596.
La terza iniziativa, che si svolgerà tra circa un anno, sarà una esposizione dedicata alle scene che Leonardo preparò per l’orfeo di Poliziano (tra il 1506 e il 1508 a Milano), alcune delle quali sono presenti, o in parte ricostruibili, da disegni del Codice Arundel. Lo stesso Pedretti, nel ’99, pubblicò il cosiddetto «Foglio del teatro» che documentò le scene dell’orfeo. È prevista anche una possibile messa in scena dello spettacolo.
Nel comitato scientifico della fondazione anche nomi noti come quelli del biografo di Leonardo, Carlo Vecce, di Alessandro Vezzosi e di monsignor Gianantonio Borgonovo dell’ambrosiana. Alle mostre è giunto l’imprinting del Comitato per l’anniversario leonardesco.