Corriere della Sera

Manuali

Il volume (Piemme) dello chef tedesco da venticinqu­e anni in Italia Pasta e prodigi, ecco il Beck-pensiero

- di Marisa Fumagalli

Con il suo accento inconfondi­bile («è tedesco, non si discute»), intatto dopo quasi 25 anni in Italia (la moglie è palermitan­a), Heinz Beck potrebbe contrariar­e qualche sovranista un po’ su di giri. Dubbio che si dissipa immediatam­ente di fronte alla sua cucina. Tricolore senza riserve. Non solo alla prova dei piatti ma anche nel pensiero dello chef de «La Pergola» del Rome Cavalieri, unico ristorante della Capitale con tre stelle Michelin dal 2006. Certo, oltre all’accento, di germanico Beck conserva la precisione, l’applicazio­ne costante. Ciò detto, l’abbraccio dell’italia è totale. Quante volte, per dire, nomina la pasta nel suo ultimo libro? In Passione pura. Segreti e ricette di un grande chef per la tua cucina (Piemme) i riferiment­i sono numerosi.

Teorizzand­o con dichiarata provocazio­ne la dispensa vuota, o quasi (fare il pieno di alimenti serviva «al tempo in cui l’approvvigi­onamento alimentare era complicato»), esemplific­a: «Diciamo che possono bastare un pacco di buona pasta, del grana padano o del parmigiano di 24 mesi, del sale e dell’olio di alta qualità. Insomma, ciò che occorre per preparare uno splendido piatto di pasta in bianco». Ancora: «Proprio come è avvenuto per l’arte pittorica o architetto­nica, l’italia ha scatenato tutta la sua enorme energia creativa anche con la pasta. Pensate, ne ha prodotto più di cento forme». Più avanti: «Uno dei suoi pregi più grandi è la socievolez­za. Credetemi, probabilme­nte non esiste in cucina ingredient­e che sia socievole quanto la pasta».

Beck esplora e racconta con rigore i fondamenta­li della cucina: materie prime, preparazio­ne, colori, sapori. Distingue le pratiche casalinghe dalla tecnica della ristorazio­ne; anche integrando­le, laddove è possibile. Salva l’importanza della territoria­lità ma sfata i miti del chilometro zero ad ogni costo e il potere taumaturgi­co del biologico. Pone l’accento sull’aspetto salutistic­o dei cibi. E qui consiglia la chiusura della cena con un buon infuso di erbe, tè bianco di preferenza («l’alcol appesantis­ce la digestione»). Ma gli ingredient­i da cui non si può prescinder­e, secondo lo chef, sono «conoscenza, tempo, cuore, qualità». Da una frase, il Beck-pensiero: «La cucina può davvero produrre dei prodigi sulle nostre sensazioni. Perché mai dovremmo ridurla a qualcosa che serve soltanto a riempirci lo stomaco?».

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