Corriere della Sera

La differenza di Cancelo il «falso terzino» che cambia la Juve come Ronaldo (e come Alves)

- Paolo Tomaselli

Con quei piedi, quella capacità di corsa, quella visione di gioco, è difficile chiamarli terzini. Non perché la qualifica sia poco nobile, ma perché loro sono qualcosa di più. Che può fare la differenza come un numero 10. Come Joao Cancelo, che ha «portato» a Torino il connaziona­le Ronaldo (dalla trattativa per l’esterno 24enne è nata con Jorge Mendes l’idea dell’anno) e assieme a Cristiano è il giocatore della Juventus che ha avuto un impatto maggiore sullo sviluppo del gioco in questi prima parte di stagione. «Può diventare il migliore al mondo nel suo ruolo» ha detto Allegri in tempi non sospetti, quando ancora non si erano spente le critiche per il debutto a Verona: fallo su Giaccherin­i in area e tanti «ma» di troppo sulla sua tenuta difensiva. Eppure il lavoro di costruzion­e offensiva di Cancelo è così importante che eventuali debolezze, soprattutt­o sulle diagonali, non solo vanno perdonate, ma vanno messe in conto.

Dopo una stagione con Lichtstein­er, Barzagli e De Sciglio a interpreta­re il ruolo di terzino destro in modo classico, Joao ha riportato più dribbling, più cross e soprattutt­o più passaggi sulla sua fascia preferita, la destra. Ma anche a sinistra non va così male, come contro l’inter: il suo cross per Mandzukic, che anticipa in modo quasi elementare Asamoah, terzino di riserva che ha lasciato la Juve dopo 6 anni, è simbolico perché serve da promemoria per il solco che divide ancora i due club. Quando si è trattato di riscattare a fine maggio Cancelo dal Valencia, l’inter non poteva concludere l’operazione per rispettare il fair play finanziari­o. Così la Juve ha acquistato per 40 milioni un giocatore già svezzato da Spalletti per la A. Ritrovando­si un 24enne che corre sulla stessa fascia dei Marcelo e dei Dani Alves. Proprio Alves è il modello di Cancelo e nel 2017, dopo sei mesi complicati, in primavera ha trascinato la Juve verso la finale di Champions. Mentre il primo, con le sue discese irresistib­ili è stato uno dei partner preferiti da Cristiano nelle quattro coppe alzate negli ultimi cinque anni. Cancelo non ha la componente brasiliana nel Dna, ovvero non ha momenti di genio assoluto, ma è più solido: sta crescendo in copertura senza perdere incisività nella fase offensiva. Questo lo rende più «accettabil­e» anche per il nostro calcio, che aspetta gli esterni difensivi sempre al varco. Quello difensivo, si intende. Ma il Cancelo — che anche venerdì sera ha ricordato l’ispirazion­e che gli arriva dall’alto, dalla mamma Filomena morta in un incidente stradale nel quale lui si è salvato — guarda all’europa. E a quella ristretta fascia di «falsi terzini» che fanno la differenza. Per davvero.

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SimiliJoao Cancelo, l’ex juventino Dani Alves e il madridista Marcelo: tre modi di essere «falso terzino» (Reuter, Ansa, Epa)
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