CONFLITTI D’INTERESSE DA GESTIRE CON CURA
Non è infrequente sentire che questo o quel farmaco sia frutto di interessi poco chiari tra aziende farmaceutiche e medici. L’argomento merita qualche puntualizzazione per evitare illazioni, screditamenti e demonizzazioni che non fanno bene e fanno di ogni erba un fascio.
Va detto che la maggior parte dei ricercatori impegnati in protocolli per la registrazione di farmaci si comporta correttamente. D’altro canto la collaborazione con l’industria farmaceutica è indispensabile, è per merito suo che la ricerca clinica nel nostro Paese ha raggiunto punti di eccellenza, ed è per merito suo che i nostri ricercatori hanno dato importanti contributi in Europa e nel mondo. Gran parte della formazione, e dell’aggiornamento dipende tra l’altro dalle multinazionali del farmaco, se non ci fossero loro non ci sarebbero borse di studio, corsi di aggiornamento, finanziamenti a seri programmi di studio. L’industria copre un enorme vuoto del sistema e il suo impegno è meritorio. Quello che conta è che vi siano rapporti limpidi tra l’industria e i ricercatori, che i dati ricavati siano veritieri, che anche se negativi vengano pubblicati, che la elaborazione dei risultati possa essere verificata da ricercatori indipendenti, che il marketing dell’industria non soffochi la libertà degli studiosi e alteri l’informazione. Giustamente una rigorosa legislazione vuole che programmi di ricerca finanziati dal privato debbano sottostare a regole precise e a contratti tra industria e istituzioni sanitarie da cui dipende lo sperimentatore.
Il conflitto di interessi è comunque sempre possibile, ma quello che conta, soprattutto per l’impiego di nuovi farmaci, è avere comportamenti virtuosi da ambo le parti. A tale proposito ha destato interesse una recente indagine voluta dai primari oncologi del Paese, pubblicata su una prestigiosa rivista internazionale. Gli intervistati ritengono effettivamente che il conflitto di interessi possa insorgere quando si è finanziati per alcune ricerche dal privato. Il problema non è tanto il percepire giusto compenso per il lavoro fatto nella fase dello studio del prodotto, quanto ricevere regali, offerte di ospitalità, o quando ingaggiati come opinion leader a congressi, promuovere il prodotto forzandone l’impiego. I risultati forniti devono essere limpidi, veritieri e senza condizionamenti. Evitare dunque speculazioni, ricordando che si sta lavorando sempre, primariamente per il bene del prossimo.