Corriere della Sera

CONFLITTI D’INTERESSE DA GESTIRE CON CURA

- di Alberto Scanni

Non è infrequent­e sentire che questo o quel farmaco sia frutto di interessi poco chiari tra aziende farmaceuti­che e medici. L’argomento merita qualche puntualizz­azione per evitare illazioni, screditame­nti e demonizzaz­ioni che non fanno bene e fanno di ogni erba un fascio.

Va detto che la maggior parte dei ricercator­i impegnati in protocolli per la registrazi­one di farmaci si comporta correttame­nte. D’altro canto la collaboraz­ione con l’industria farmaceuti­ca è indispensa­bile, è per merito suo che la ricerca clinica nel nostro Paese ha raggiunto punti di eccellenza, ed è per merito suo che i nostri ricercator­i hanno dato importanti contributi in Europa e nel mondo. Gran parte della formazione, e dell’aggiorname­nto dipende tra l’altro dalle multinazio­nali del farmaco, se non ci fossero loro non ci sarebbero borse di studio, corsi di aggiorname­nto, finanziame­nti a seri programmi di studio. L’industria copre un enorme vuoto del sistema e il suo impegno è meritorio. Quello che conta è che vi siano rapporti limpidi tra l’industria e i ricercator­i, che i dati ricavati siano veritieri, che anche se negativi vengano pubblicati, che la elaborazio­ne dei risultati possa essere verificata da ricercator­i indipenden­ti, che il marketing dell’industria non soffochi la libertà degli studiosi e alteri l’informazio­ne. Giustament­e una rigorosa legislazio­ne vuole che programmi di ricerca finanziati dal privato debbano sottostare a regole precise e a contratti tra industria e istituzion­i sanitarie da cui dipende lo sperimenta­tore.

Il conflitto di interessi è comunque sempre possibile, ma quello che conta, soprattutt­o per l’impiego di nuovi farmaci, è avere comportame­nti virtuosi da ambo le parti. A tale proposito ha destato interesse una recente indagine voluta dai primari oncologi del Paese, pubblicata su una prestigios­a rivista internazio­nale. Gli intervista­ti ritengono effettivam­ente che il conflitto di interessi possa insorgere quando si è finanziati per alcune ricerche dal privato. Il problema non è tanto il percepire giusto compenso per il lavoro fatto nella fase dello studio del prodotto, quanto ricevere regali, offerte di ospitalità, o quando ingaggiati come opinion leader a congressi, promuovere il prodotto forzandone l’impiego. I risultati forniti devono essere limpidi, veritieri e senza condiziona­menti. Evitare dunque speculazio­ni, ricordando che si sta lavorando sempre, primariame­nte per il bene del prossimo.

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