Il sacrificio di Eleonora
«Mi ha protetta fino alla fine». Una ragazzina ha visto morire davanti ai suoi occhi la madre Eleonora.
SENIGALLIA (ANCONA) La bambina lo racconta a tutti: «Mamma mi ha protetto fino all’ultimo istante. Quando siamo finiti in mezzo alla folla lei urlava “c’è la piccola, c’è la piccola”. Cercava di farmi spazio con il suo corpo per non farmi schiacciare, poi è caduta più in basso...». Lo ha raccontato a suo padre Paolo, appena ha potuto riabbracciarlo. L’ha detto alla nonna che era a casa con i suoi fratellini. L’ha detto alle psicologhe che ieri sono state a casa sua per ore. E alle amichette che sono passate a trovarla.
Lei, la bimba, è la figlia undicenne di Eleonora Girolimini, la sola vittima adulta di questa strage di ragazzini, vita e famiglia a Senigallia, dove il padre è stato un noto ristoratore. Eleonora e suo marito Paolo venerdì sera l’avevano accompagnata fino alla Lanterna Azzurra. Ci teneva così tanto a quel concerto che era stato impossibile dirle di no. Così hanno lasciato alla mamma di Eleonora gli altri figli — due gemelle di 7 anni e il piccolo di casa, 2 anni fra poche settimane — e sono andati con lei a Corinaldo.
Di quei minuti di calca, urla e lacrime, Paolo — che nella vita fa il giardiniere e ha 43 anni — ha raccontato frammenti a suo fratello Claudio. Negli occhi l’ultima immagine di sua moglie, nelle sue parole lo sgomento di chi non ha potuto fare nulla per salvarla: «Ero un passo più avanti rispetto a lei e alla bambina. Ho sentito un odore acre e ho detto: via da qui, correte! Poi mi sono ritrovato nella folla che mi spingeva fuori, non ho potuto raggiungerle, le ho perse di vista...».
Ieri Paolo è stato tutto il giorno all’obitorio e quando è tornato a casa è stata sua figlia a consolarlo, accarezzarlo abbracciarlo. Nei libri della sua seconda media non c’è scritto cosa fare davanti al dolore di un padre ma lei sembrava sapere tutto lo stesso. Tanto da far dire allo zio che «sta reagendo fin troppo bene considerato il fatto che ha visto la sua mamma morire ed è stata lei a ritrovarla, a faccia in giù». Paolo, disperato, dice parole con il contagocce e si lascia coccolare. È arrabbiato, perché «quella discoteca era strapiena di gente ed erano tutti ubriachi». Non si dà pace: «Quattro figli sono rimasti senza la loro mamma e uno di loro prende ancora il latte».
Quando finalmente quel groviglio di corpi si è sciolto lui ha provato come ha potuto a rianimare Eleonora. Ha tentato una respirazione bocca a bocca finché non sono arrivati gli operatori del 118 a portarla via. Hanno sperato, Paolo e la sua bambina. Quelli dell’ambulanza sapranno fare più e meglio di me, ha osato pensare lui. Ma non c’era più nulla che si potesse fare.
La bambina Quando siamo finiti in mezzo alla folla lei urlava «c’è la piccola, c’è la piccola»: mi faceva spazio con il corpo, poi è caduta più in basso
Il marito Ho sentito un odore acre e ho detto a lei e alla bambina: via da qui, correte! Poi le ho perse di vista. Il locale era strapieno di gente