«La letterina delle bimbe per Eleonora Cambierò lavoro per crescere 4 figli»
Il marito della mamma morta salvando la piccola Gemma. «Ho tentato di rianimarla»
SENIGALLIA (ANCONA) «Questo bigliettino d’addio l’hanno scritto le mie figlie gemelle di sette anni. Mi hanno chiesto di metterlo nella bara perché così la loro mamma lo leggerà per sempre». Paolo stringe fra le mani un pezzetto di carta che trema assieme a lui. Da una parte il disegno di una bambina bionda: cuoricini, farfalle, fiori, colori. Dall’altra una cornice di cuori e di stelle e in mezzo il messaggio per Eleonora, la mamma. «Cara mamma mi dispiace che sei morta...». Paolo Curi, 43 anni, cerca invano di leggerlo fino in fondo senza lacrime. «Devo essere forte» si rimprovera. «Non posso stare qui a piangere tutto il giorno, ci sono quattro bambini piccoli che hanno bisogno di me. Devo riprendere il filo da dove l’ha lasciato lei...». Pausa. «Non ce la farò mai».
«Lei», sua moglie Eleonora Girolimini, aveva 39 anni e «un milione di progetti per la testa», come dice Paolo. Venerdì sera è morta schiacciata sotto una folla di ragazzini che cercavano una via di uscita dalla discoteca diventata trappola. Erano tutti lì in grande attesa del loro idolo
I ricordi Alessandro ha meno di 2 anni. Quante risate tutti insieme per estrarre a sorte il suo nome ● Paolo Curi, 43 anni, giardiniere, ha visto morire sua moglie nella calca della «Lanterna Azzurra» provare a farle ripartire il cuore. Mi ha detto di soffiarle in bocca. Ho sentito le sue labbra così fredde...».
Qual è la parola che più di tutte le ricorda Eleonora?
«Mamma. Era soprattutto una mamma, straordinaria. Ed era iperattiva, su mille fronti tutti assieme. Sembrava che duplicasse le ore fra casa, lavoro, orto, giardino. Ma i nostri quattro figli erano il suo mondo, molto più della sua vita. E infatti ha donato la sua vita per Gemma. Lei ci ha raccontato che non soltanto Eleonora le ha fatto da scudo proteggendola finché ha potuto ma anche che, quando ha capito di non riuscire più a tenerla e a farle spazio per farla respirare, l’ha spinta forte via da lei. Ha messo assieme le sue ultime forze e le ha usate per salvare la sua bambina».
Come ha raccontato agli altri bimbi ciò che è successo?
«Ci hanno pensato le psicologhe, bravissime. Alle gemelline, che si chiamano Alma e Dora, hanno raccontato tutto entrando nei particolari, anche come è stata schiacciata e perché. All’inizio quel racconto a bimbe così piccole mi ha spiazzato, poi ho capito che era la via giusta. Loro chiedono, vogliono sentire, sapere. Sono piccole ma non devono essere trattate come persone che non capiscono. Ho solo paura per Gemma, anche se lei sembra forte. Ha visto sua madre in quelle condizioni...».
Come immagina il suo futuro senza Eleonora?
«Sono ancora un po’ frastornato. Ho un dolore dentro... mi sembra tutto pazzesco. Faccio il giardiniere e adoro il mio lavoro ma ho pensato che forse lo cambierò, cercherò di trovarne uno che non mi tenga occupato e fuori casa per tante ore. Sennò come faccio a crescere i miei figli? Il più piccolo non ha nemmeno due anni. Si chiama Alessandro e adesso che lo dico ripenso a quanto ci siamo divertiti tutti assieme scegliendo il suo nome».
In che senso?
«Quando doveva nascere eravamo già in 5, a casa. Abbiamo fatto un gioco. Ognuno ha scritto il suo nome preferito su un bigliettino e poi abbiamo estratto. Ecco. Anche in queste piccole cose c’era la grandezza di Eleonora».