Diario «imprevisto» (salvato sul desktop) di una malattia
Il testo di Luigi Bernardi (DEA Planeta)
L’intruso è «un testo pubblicato per errore, per caso, o comunque per nessuno dei motivi per i quali di solito si stampa un libro in una collana, quel determinato libro, quel determinato testo e non un altro». Luigi Bernardi, scrittore (l’ultimo romanzo, Crepe, è edito da Il Maestrale), traduttore, editor, esperto di fumetti, talent scout, conosceva bene le collane editoriali. Ne aveva diretto più di una, spesso rivelando scrittori che poi sarebbero diventati famosi, e aveva contribuito a fondare marchi come Glénat Italia (con cui aveva rilanciato Lupo Alberto e la Pimpa) e Granata Press.
L’intruso (DEA Planeta) è il titolo di questo volume «non previsto», come non previsto è stato il male che lo ha colpito, un tumore ai polmoni che lo ha portato alla morte nel 2013, a 60 anni. Questo è un diario della malattia e la presa di coscienza di una condanna. «Leggere la propria storia è come ribadirla davanti a una corte superiore. Forse di questo ho bisogno. Di un’assoluzione che nessun altro può darmi, di un proscioglimento che può venire soltanto da me stesso in questo momento in cui mi sento ancora abbastanza vivo da concedermelo» scrive. Bernardi mescola al racconto di visite mediche, ricoveri (l’ultima sigaretta fumata su un gradino della scalinata d’ingresso dell’ospedale), elenchi di medicinali che leniscono, non guariscono («il mio corpo lo possiedono i farmaci, per il resto è una sorta di bamboccio a disposizione del personale sanitario»), le riflessioni sul mondo dell’editoria a volte guardato con intransigenza e un certo, orgoglioso, risentimento. «Alcuni passaggi sono sicuramente controversi e alcuni episodi vengono raccontati secondo le convinzioni di mio padre» avverte nella nota finale il figlio Marco, che ha preso in consegna la cartella «Andandomene» che il padre aveva lasciato in bella vista sul desktop del computer.
La fame di vita si fa sempre più forte mentre due domande martellano nella testa: a cosa potresti rinunciare? A cosa dovrò rinunciare? «Perdo le tracce perché non ho un metro per misurare quanto mi resta da vivere». Vegliano su di lui due numi tutelari, Jean-patrick Manchette, maestro marsigliese del noir, e il fumettista Magnus. «Mi chiedono come sto. È una scusa per chiedermi se ancora sto».