«Alleanza per i due musei del design» La chiamata di Bonisoli a Milano
Il ministro ha riunito politici e imprese. Al centro dell’incontro, i progetti espositivi di Triennale e Adi
Meglio collaborare. Per il bene di Milano, per presentarsi compatti all’appuntamento del Salone del Mobile, per evitare battaglie di posizione su chi debba esporre che cosa (tipo: la lampada «Arco» dei fratelli Castiglioni a chi spetta?). Alla fine sul disegno industriale e il suo patrimonio culturale il buon senso, pare, ha avuto la meglio: il Museo Permanente del Design alla Triennale — apertura l’8 aprile 2019 — e il Museo del Compasso d’oro Adi — inaugurazione nel marzo 2020 — saranno divisi ma parte di un unico progetto. A sancire la nuova alleanza, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli.
Non era scontato. E nemmeno semplice. Da una parte il nuovo museo della Triennale, quasi 1.400 metri quadrati di esposizione permanente che si inaugureranno il giorno prima della settimana del Mobile. Dall’altra, il piano di Adi (Associazione per il disegno industriale), con la sua collezione di Compassi d’oro raccolti dal 1954 e un’idea «divulgativa» di esposizione nell’ex centrale Enel di via Ceresio (3 mila metri quadrati), concessa in comodato dal Comune. Evidenti i rischi: due musei fotocopia — e geograficamente poco distanti —, la caccia al visitatore e un’inevitabile rivalità «che farebbe malissimo a Milano». Ecco perché il ministro ha convocato ieri un «supertavolo» di lavoro: a Palazzo Litta, sede ambrosiana del Mibact in corso Magenta, ieri mattina si sono confrontati con Bonisoli il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’assessore Filippo Del Corno per il Comune, e poi il presidente della Triennale Stefano Boeri, dell’adi Luciano Galimberti, del Salone del Mobile Claudio Luti, di Federlegno Arredo Emanuele Orsini, Antonio Calabrò, vicepresidente di Assolombarda, Marco Dettori, presidente dei costruttori di Assimpredil (per la Camera di Commercio), Andrea Cancellato, presidente di Federculture. Tutti, ma proprio tutti. Pronti a discutere, per circa due ore, su quel fiore all’occhiello (italiano) che è il design e «che Milano non può lasciarsi sfuggire».
Inviti alla concretezza (da parte di Luti), a valorizzare la composizione «articolata» e «unitaria» delle eccellenze di Milano e della Lombardia (Fontana), a stabilire un collegamento con i 32 musei di impresa sparsi per tutta la regione, ma anche con gli archivi e le scuole, a trovare nuovi e inediti punti di convergenza. È lo stesso Bonisoli, al termine dell’incontro, a commentare i risultati. «Con grande facilità — spiega — tutte le istituzioni sono intervenute senza pregiudizi di natura politica». Ecco allora i due punti unanimamente sostenuti e illustrati dal ministro: «Primo: dobbiamo mostrare al mondo cos’è il design e dobbiamo farlo, possiamo farlo, solo da Milano». Secondo: «C’è voglia di un progetto unico, non necessariamente di una sede unica». La chiamata: «Tutti i soggetti coinvolti devono salire a bordo, a partire dal ministero, e sposare un’idea di grande respiro. Quanti poli ci saranno lo decideremo nelle prossime riunioni».
Un nuovo incontro è già fissato per gennaio, il ministro è fiducioso e conta di presentare un «piano concreto» in pricos’altro mavera — aprile per chi si occupa di design è un mese imprescindibile — , con un business plan chiaro e soprattutto sostenibile (il problema delle risorse non è secondario). Anche su questo punto, i fondi, Bonisoli è sereno: «Serve una presa di responsabilità. Il governo è pronto a impegnarsi: se non spende soldi per progetti del genere, per che lo deve fare?». E infine: «Sono convinto che lo Stato debba investire in modo giusto e veloce».
Il percorso è segnato. Anche se i problemi, al di là della diplomazia, restano. La governance di questo «museo diffuso» non sarà certamente una sola, e con tante teste — spesso litigiose — le fratture potrebbero verificarsi. Luciano Galimberti, presidente di Adi, è però sicuro che le difficoltà si possano superare: «Bisognava trovare un terreno comune che valorizzasse i vari attori coinvolti, l’abbiamo individuato partendo dai punti di forza di ciascuno». Garantisce: «Eviteremo le sovrapposizioni». Il riferimento è ai «duellanti», Museo della Triennale e Museo del Compasso d’oro, ma Galimberti ne illustra le differenze: «Uno, quello di viale Alemagna, sarà più celebrativo; l’altro — quello di Adi — avrà un carattere divulgativo, interattivo ed esperienziale, più simile a un museo della scienza che a uno d’arte. Siamo decisi ad andare avanti con un investimento sostanzioso: sei milioni di euro del Comune e due di Adi».
Prove di dialogo. Sul futuro del design e della sua città di nascita. Stefano Boeri, presidente della Triennale, è concentrato sul nuovo museo, che si svilupperà al piano terreno del Palazzo dell’arte e, curato da Joseph Grima, riunirà la collezione permanente della fondazione (1.600 oggetti, ma anche opere grafiche e prototipi), dando risalto alla storia dei singoli pezzi. Quanto all’incontro di ieri, l’architetto è conciliante: «Il ministro Bonisoli è stato molto concreto e realista, lo sforzo di evitare doppioni è naturalmente condiviso da tutti e siamo felici che Adi sia protagonista di questo grande tavolo di lavoro. Noi però tra poco più di tre mesi partiamo. E un punto è indiscutibile: Triennale resta l’epicentro, l’hub di riferimento italiano e internazionale del design». Unico progetto, musei diversi.
Inaugurazioni
Il museo della Triennale apre l’8 aprile 2019, del Compasso d’oro nel marzo 2020
Precisazioni Galimberti (Adi): evitare sovrapposizioni. Boeri: ma l’hub del design siamo noi