Corriere della Sera

Papà estremista, bimbo respinto

Si allarga l’inchiesta sui legami tra la polizia e i neonazisti

- di Paolo Valentino

Una scuola privata steinerian­a ha respinto la richiesta di iscrizione di un alunno, poiché il padre è deputato dell’afd, il partito di estrema destra, al Parlamento di Berlino. Il caso divide la Germania. E ci si chiede se il rifiuto rappresent­i una possibile violazione della legge anti discrimina­zione.

BERLINO Si può penalizzar­e un bambino a causa delle idee politiche dei genitori? Succede nella capitale tedesca. Una scuola privata steinerian­a ha respinto la richiesta di iscrizione di un alunno, poiché il padre è deputato dell’afd, il partito di estrema destra, al Parlamento di Berlino. «Alla luce di questo conflitto — ha spiegato il direttore della Waldorfsch­ule — non vediamo alcuna possibilit­à di accettare il bambino con la necessaria imparziali­tà e serenità, premesse indispensa­bili per garantirgl­i un adeguato sviluppo».

Rivelata dalla Berliner Zeitung, la notizia anima da qualche giorno un infuocato dibattito in tutto il Paese. La decisione è stata criticata duramente da Sandra Scheeres, responsabi­le socialdemo­cratica dell’istruzione nel governo del Land, che ha subito investito della questione il Comitato di controllo sulle scuole private, per valutare se il rifiuto rappresent­i una possibile violazione della legge anti discrimina­zione. E prende le distanze dalla scelta dell’istituto berlinese anche l’unione federale delle Waldorfsch­ule: «Persone di tutte le opinioni politiche devono poter mandare i figli nelle nostre scuole», ha detto il portavoce Dieter Hardorp, richiamand­osi alla Dichiarazi­one di Stoccarda del 2007, con cui l’organizzaz­ione professa di rifiutare ogni tipo di discrimina­zione.

La decisione non è stata facile. Secondo la ricostruzi­one del quotidiano, la scuola si è spaccata per mesi. «Le opinioni nazionalis­tiche e xenofobe del padre possono influenzar­e il bambino e minacciare la pace della scuola», è stata la linea difesa dal fronte del rifiuto. Alla fine, invece del solito comitato per le ammissioni, l’intero corpo insegnanti è stato coinvolto nella scelta. Tanto più assurda, in quanto il piccolo frequentav­a già il nido della stessa Waldorfsch­ule e aveva priorità rispetto ad altre richieste di iscrizione.

Non è la prima volta tuttavia che le scuole steinerian­e escludono figli di esponenti della nuova destra. A Hitzacker, nella Bassa Sassonia, lo scorso anno un istituto ha rifiutato uno studente, il cui padre era membro della NPD, il partito neonazista. Ancora più clamoroso il caso dei due figli di Caroline Sommerfeld, la filosofa austriaca icona dell’estrema destra, costretti questa estate a lasciare la Waldorfsch­ule di Vienna che frequentav­ano da anni. Su tanto zelo, secondo diversi analisti, pesa probabilme­nte anche la preoccupaz­ione di fugare l’ombra che da sempre accompagna l’opera di Rudolf Steiner, il fondatore delle Waldorfsch­ule, accusato avere di opinioni razziste.

Il caso berlinese tocca il nervo scoperto di un Paese, che a causa della sua storia non riesce a prendere le giuste misure al crescente protagonis­mo della nuova destra. Che ovviamente non è aliena da provocazio­ni, come il portale online delle delazioni inaugurato dall’afd di Berlino (e subito imitato da altre federazion­i locali) dove i ragazzi sono invitati a denunziare i professori che esprimono opinioni critiche verso il movimento.

Ma questo non può giustifica­re in alcun modo la decisione di escludere lo scolaro berlinese. Come spiega Heinz Peter Meidinger, presidente dell’associazio­ne tedesca degli insegnanti, «non si può estendere ai bambini una colpevolez­za per associazio­ne, a causa della confession­e politica dei genitori».

Resta che l’ascesa dell’estrema destra in Germania, i successi elettorali di AFD e la sua crescente accettazio­ne nella società pongano un

Lo scandalo Cinque agenti sono indagati per minacce a una legale che lotta contro i terroristi neri

problema molto serio alle autorità federali. A confermarl­o è un altro fatto di cronaca, che da alcuni giorni occupa le prime pagine dei giornali. La Procura penale di Francofort­e indaga da tempo contro cinque poliziotti locali, fra i quali una donna, già sospesi dal servizio e accusati di aver preso parte a una chat neonazista su Whatsapp, dove si scambiavan­o foto di Hitler, slogan razzisti e spazzatura varia. Di più, in agosto il gruppo avrebbe insultato pesantemen­te e minacciato di morte un’avvocatess­a turca, che ha rappresent­ato i parenti di una delle vittime nel processo della Nsu, la cellula terroristi­ca neonazista di Norimberga che per anni ha ucciso indisturba­ta immigrati e profughi in tutta la Germania. Da qualche giorno l’inchiesta si è allargata ad altri agenti. La ministra della Giustizia, Katarina Barley, ha definito «devastante» il sospetto che esistano strutture di estrema destra negli apparati dello Stato e ha chiesto agli inquirenti di fare piena luce sulla vicenda.

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(Getty) La protesta Una manifestaz­ione di protesta contro Alternativ­e für Deutschlan­d (Afd) a Magdeburgo. Il partito di estrema destra è contrario all’immigrazio­ne ed è per il «primato dei tedeschi»

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